Ogni anno quasi un milione di creature nel mondo sono vittime del traffico di esseri umani, più volte e duramente condannato dai Papi e dalla Chiesa e contro il quale operano le organizzazioni cattoliche. In prima linea le suore, impegnate a sconfiggere la piaga delle donne sessualmente sfruttate. «Le nostre sorelle non hanno paura di uscire dai conventi, anche di notte, per incontrare le donne costrette a prostituirsi sulle strade», racconta suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e già responsabile delle iniziative contro la tratta dell’Unione superiore maggiori d’Italia. Suora e dramma che merita ricordare nella Giornata della donna.
Suor Bonetti parla a nome di coloro che operano tra minori e donne vittime del «traffico» che le trasforma in «merce». In Italia vi sono almeno 80 mila donne introdotte illegalmente e sfruttate sessualmente e il 40 per cento sono minorenni. Le Congregazioni femminili sostengono numerose iniziative a favore di queste poverette e dei loro figli: «unità di strada» per incontrare le donne costrette alla prostituzione; collaborazione con i centri di ascolto delle Caritas; comunità di accoglienza dove le donne che vogliono sfuggire ai «padroni-magnaccia» trovano rifugio, accoglienza, sostegno umano e spirituale. «A queste persone offriamo un aiuto a tutto campo, dall’assistenza per il rilascio dei documenti al supporto psicologico e spirituale. La maggior parte proviene da ambienti cristiani e ha un forte sentimento religioso ed è in preda a profondi sensi di colpa».
Quelle che riescono a sottrarsi alla schiavitù sono aiutate a inserirsi ma tante, prive di documenti, sono espulse verso i loro Paesi dove vengono respinte dalle famiglie. «Perciò abbiamo avviato una collaborazione con le Congregazioni femminili dei Paesi di origine per aiutarle a reinserirsi e le mettiamo in guardia: non devono credere alle promesse di chi le introduce clandestinamente in Europa». Tra le migliaia di «comprate e vendute» molte sono dell’Africa centrale. La Chiesa da sempre condanna questo «orrendo commercio» e combatte una vergogna che continua a piagare l’umanità, violando i diritti umani e contro la quale occorre una ferrea volontà politica. Una battaglia che ha bisogno di iniziative concrete e coerenti. La Santa Sede ha chiesto alle Nazioni Unite il massimo impegno contro la «tratta» e la creazione di «condizioni di sviluppo» che impediscano il proliferare del crimine organizzato. Rimane nella memoria la scena in cui don Oreste Benzi con l’«Associazione Giovanni XXIII» portò in udienza da Giovanni Paolo II una ragazza africana salvata dalla strada: «Papa, sono stata rapita da bambina e sono tante le bambine oggi sulla strada. Papa, libera queste bambine».
Una realtà tristissima che peggiora. Racconta suor Eugania, missionaria della Consolata, ultraottantenne milanese di Bubbiano, una vita dedicata alla missione: «Ho lavorato dal 1967 per molti anni in Africa e le donne sono state le mie maestre. Da loro ho imparato l’accoglienza, la gioia, la condivisione. Le donne africane nella loro povertà sono straordinarie. Quando sono tornata in Italia, sono andata in crisi: mi sembrava di aver tradito la vocazione. Ho lasciato il cuore in Africa». In Italia dal 1991, lavora in un centro di ascolto e accoglienza della Caritas, allora diretta da don Sergio Baravalle, in via Parini a Torino. «Il 2 novembre 1993 ho conosciuto la nigeriana Maria, una prostituta malata con tre bambini, senza documenti. Mi ha avvicinata per strada e mi ha supplicata: “Sister, help me! Help me! Sorella, aiutami”. Quel grido non mi ha fatto dormire e mi ha aperto gli occhi sul mondo della strada e della notte, su migliaia di donne costrette a prostituirsi come schiave. Lei ha capovolto la mia realtà missionaria, il modo di vivere la mia vocazione. Me l’ha mandata il Signore per farmi capire che la missione non era una questione geografica. Maria mi ha aiutato a entrare nel mondo della notte e della strada. Ho capito che dovevo star loro vicina. E loro, attraverso di noi suore hanno capito la diversità fra chi le sfrutta e chi le aiuta senza pretendere niente in cambio».
Suor Bonetti non finisce di indignarsi e commuoversi, arrabbiarsi e intenerirsi. È stata responsabile del settore «Tratta donne e minori» dell’Usmi e tra le fondatrici dell’associazione «Slaves no more. Mai più schiave». Nessuno dovrebbe stupirsi se venisse proposta come Premio Nobel per la pace. Dal 2015 c’è stato un incremento nell’importazione di giovani donne nigeriane che finiscono sulle strade. Tra le principali cause del fenomeno povertà, ignoranza, corruzione. I trafficanti offrono un’opportunità alle giovani che vogliono andarsene a ogni costo e rispondono alla richiesta di sesso a pagamento e di manodopera a basso costo. In tutto questo si inserisce l’ignoranza e la corruzione a vari livelli. In Italia oltre 250 religiose di 70 Congregazioni operano in più di 80 case di accoglienza. Negli anni sono state accolte e reintegrate oltre 6 mila donne, in maggioranza nigeriane.
Dice Papa Francesco: «La tratta delle persone è un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate. Sfruttatori e clienti a tutti i livelli dovrebbero fare un serio esame di coscienza davanti a sé stessi e davanti a Dio. La Chiesa rinnova il suo forte appello affinché siano sempre tutelate la dignità e la centralità di ogni persona. La tratta delle persone è la schiavitù più estesa del XXI secolo».