Una Giornata da vivere su più fronti, nella preghiera e nei gesti concreti. Nelle famiglie e nelle comunità parrocchiali. Raccogliendo gli stimoli e le riflessioni di Papa Francesco nel suo messaggio «La speranza dei poveri non sarà mai delusa», quelle dell’Arcivescovo Nosiglia pubblicate al fondo di questo articolo e le parole dei Vescovi del Piemonte (disponibili come tutto il materiale per l’animazione sul sito www.caritas.torino.it).
Voci a tutto campo per un appuntamento – la III Giornata Mondiale dei Poveri – che Papa Francesco ha voluto istituire al termine del Giubileo della Misericordia per caratterizzare la terza domenica del mese di novembre.
Nelle celebrazioni eucaristiche di domenica 17 novembre l’invito di mons. Nosiglia è quello di proporre ai fedeli un intervento inziale (da parte della Caritas parrocchiale o della locale Conferenza di San Vincenzo, o del Gruppo di Volontariato Vincenziano o di uno tra i servizi di carità della parrocchia) «in cui venga illustrato il modo concreto di stare a fianco dei poveri con cui la comunità sta servendo i fratelli». Un altro suggerimento è quello di leggere nella celebrazione l’inno alla Carità di San Paolo. E infine anche nell’omelia l’auspicio è che si esorti a gesti concreti di sostegno, accompagnamento, promozione sociale e spirituale di chi vive in difficoltà. Tra i materiali disponibili sul sito Caritas anche alcune preghiere dei fedeli. Dalla preghiera all’azione. Le comunità e i singoli sono quindi invitati a vivere nella giornata gesti concreti: un pasto condiviso, una visita…
LE INIZIATIVE A TORINO
A livello diocesano la Giornata prevede un momento organizzato dalla Caritas, dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, dal Banco alimentare e dalla Comunità di Sant’Egidio. Sarà celebrata alle 11.15 la Messa presso la cappella Beato Pier Giorgio Frassati nella Piccola Casa della Divina Provvidenza. Al termine, alle 12.30, sempre presso il Cottolengo, il Banco Alimentare, in occasione del trentennale offrirà un pranzo, messo a disposizione da Eataly, a un gruppo di senza dimora rappresentativo della città. Al pranzo parteciperà l’Arcivescovo.
IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO NOSIGLIA
Cari presbiteri, diaconi, religiose e religiosi, fedeli laici, istituzioni civili, comunità parrocchiali e associazioni giovanili della diocesi di Torino e di Susa, domenica 17 novembre si celebra la terza giornata del povero voluta da Papa Francesco che ha come tema: «La speranza dei poveri non sarà mai delusa» (Salmo 9,19).
L’opzione privilegiata dei poveri rappresenta una della sfide e opportunità missionarie più concrete ed efficaci anche per il nostro territorio. La redenzione del Signore ha un significato sociale perché Dio, in Cristo, non redime solamente la singola persona ma anche le relazioni sociali tra gli uomini. È proprio del Vangelo, dunque, unire strettamente l’evangelizzazione e la promozione umana che deve esprimersi e svilupparsi in tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa. Nella misura in cui il Regno di Dio regna veramente tra noi credenti, la vita sociale sarà uno spazio di fraternità e giustizia, di pace e di dignità per tutti. Non possiamo dunque affermare che la religione si limita all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime al cielo. Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra benché siano chiamati alla salvezza eterna: Egli ha creato tutte le cose perché tutti ne potessero godere. La Chiesa dunque non può e non deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia e deve rispondere al grido dei poveri e degli scartati della società.
Il Papa ci richiama a un fatto molto attuale anche per le nostre comunità. Egli ci invita a operare perchè ogni persona possa avere prosperità in tutte le sue esigenze primarie: dall’educazione, all’accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente il lavoro perché solo così ogni essere umano può esprimere e accrescere la dignità della propria vita.
La preferenza divina di cui i poveri sono destinatari in modo privilegiato ha concrete conseguenze nella nostra vita di ogni giorno perché ci aiuta ad avere gli stessi sentimenti e la stessa prospettiva di Gesù. I poveri sono nostri maestri e per questo li amiamo di tutto cuore e non li utilizziamo per altri fini di interessi politici o personali. Solo se c’è una vicinanza reale e concreta li si può accompagnare nel loro cammino di liberazione così che si sentano nella Chiesa come «a casa loro». Un punto determinante da perseguire e superare è l’assistenzialismo cioè il lasciare i poveri nelle loro condizioni di difficoltà, sfruttando la continua necessità delle «emergenze» a fini politici, economici, elettorali. Il primo compito della politica è invece di impostare il suo servizio per un’autentica promozione di ogni cittadino e dei suoi diritti di giustizia. Principio basilare del Concilio Vaticano II che ci ricorda che non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia.
Oggi poi ci sono nuove forme di povertà e di fragilità in cui siamo chiamati e riconoscere la presenza viva di Cristo: i senza dimora, i rifugiati, i popoli indigeni, tanti minori e anziani sempre più abbandonati. I migranti e rifugiati ci appellano in modo particolare e la Chiesa deve sentirsi madre di tutti, senza frontiere. Abbiamo poi il grave problema della tratta e di tante donne rese schiave o oggetto di violenza e maltrattamenti. I bambini nascituri ai quali si vuole negare la dignità umana e si toglie loro la vita. A scorrere questo elenco sommario ci accorgiamo di un fatto importante: il mondo «globale» fa diventare «nostri» i problemi delle persone di tutto il pianeta, rivelando l’interdipendenza profonda di ogni condizione umana: e ciò non fa che rafforzare la verità centrale rivelata e ribadita da Gesù Cristo: ogni uomo è «prossimo», è mio fratello.
Una forma nuova ma molto dolorosa del nostro tempo e territorio è la grave crisi del lavoro che non si trova (specie per i giovani) o non è più sicuro (come succede per tanti lavorarori di imprese in crisi che vogliono licenziare i dipendenti o adirittura di chiudere la fabbrica). È questa una piaga sociale che sta ampliandosi anche nella nostra Regione e coinvolge diverse migliaia di persone e le loro famiglie.
Anche per questo, su tali problemi, la Chiesa richiamerà con forza ii diritti di giustizia e dignità che sono in questione in questi casi per cui ne va di mezzo la stessa sopravvivenza dell’uomo. Il nostro territorio sta assorbendo in pieno quella che viene chiamata società liquida, dove predomina la precarietà, l’individualismo, le promesse fatte di parole, ma pochi fatti concreti che affrontano i problemi reali della gente che vengono invece o sottaciuti o rimandati ad un domani vago e incerto. Questa liquidità rende tutto provvisorio e passeggero attraversa la politica, l’economia, la cultura e i rapporti familiari e sociali, la religione fai da te e di conseguenza la morale che non ha più punti di riferimento normativi e stabili. Di conseguenza l’ “io”, il suo tornaconto del momento e il desiderio sfrenato di apparire e valere di fronte agli altri, diventa il centro di tutto e il “noi” solo un fattore utilizzato a proprio uso e consumo. Rientra in questo discorso anche il tema del nostro impegno che si limita all’autoreferenzialità, e all’assistenzialismo a scapito di una progettualità condivisa dalla stessa persona che va aiutata ad aprirsi alla comunità trovando in essa il supporto stabile di riferimento per affrontare i suoi problemi ed elevare la propria situazione sociale con l’apporto congiunto di sé e degli altri.
Come reagire a questo andamento comune che sfilaccia l’intera vita familiare, sociale ed ecclesiale? La via della carità, della solidarietà e del servizio possono essere un antidoto a questo tipo di società ma esigono da parte di chi se ne fa carico uno sforzo di operare concretamente per farvi fronte ponendo alla base di tutto l’incontro e la relazione con ogni singola persona perché camminando insieme, accompagnandosi passo passo sulla via della conoscenza e della condivisione di se stessi, non solo di cose e servizi da dare o ricevere, si giunga a risuscitare nella coscienza di ciascuno la consapevolezza di poter ritrovare un solida ancora di stabilità su cui appoggiarsi.
In questa giornata dunque si alzi forte la nostra comune preghiera al Padre dei poveri perché ci dia il coraggio di cambiare i nostri comportamenti e ci renda tutti più consapevoli del comando del Signore: Ogni volta che avrete fatto un gesto di accoglienza e di amore gratuito verso chi è nel bisogno l’avete fatto a me (cfr. Mt 25).
+ mons. Cesare NOSIGLIA, Arcivescovo di Torino