A La Loggia si prepara nei giorni dell’Immacolata la posa della prima pietra di una nuova chiesa che è «anzitutto segno di speranza e fiducia», sottolinea il parroco don Ruggero Marini, per una comunità colpita proprio in questi giorni dalla crisi del lavoro (la Mahle ha annunciato la chiusura dello stabilimento locale).
«Costruendo una nuova chiesa», prosegue il parroco, «la nostra comunità in verità costruisce se stessa, come tempio vivo, dove la chiesa di pietra è simbolo della chiesa vivente che è la comunità che la abita e rende visibile in essa la gloria del Signore Risorto, perché la vive e la testimonia. La particolare devozione a Maria, nostra ‘Mater Amabilis’ ci conferma nella dedicazione della nuova chiesa a Lei, invocando la sua tenerezza e amabilità su tutti, specialmente sui più deboli».
«Il nuovo complesso parrocchiale», spiega il direttore dell’Ufficio per l’amministrazione dei Beni Culturali della diocesi, Adriano Sozza, «sorgerà sul terreno prospiciente via Po e vicolo Bormida, nel luogo dell’attuale chiesa Mater Amabilis, costruita negli anni ’60 per far fronte allo sviluppo urbano di quegli anni, ma che oggi presenta gravi problemi di vetustà e manutenzione».
La nuova chiesa avrà pianta semicircolare con un’aula da circa 300 posti e al piano seminterrato verranno ricavati una grande sala polivalente e spazi per le attività della comunità.
Il progetto, affidato a «Isolarchitetti», è dominato dall’uso della pietra chiara a spacco naturale. Il rivestimento in blocchetti «a spacco» a corsi orizzontali, con alcune aperture finestrate di forma rettangolare. L’edificio ha una forma semplice, una sorta di cilindro in pietra, sormontato da una copertura a vela in legno lamellare, che culmina nello spazio per la campana e nella croce, posta nel punto più alto.
Della chiesa precedente verrà conservata la Madonna di Leonardo Bistolfi (una Madonna in marmo bianco di Carrara eseguita in occasione delle nozze del figlio Lorenzo e donata alla Chiesa parrocchiale di La Loggia nel 1923) che si trova all’esterno della Mater Amabilis. Ora, sarà restaurata e collocata all’interno, in una apposita cappellina.
La pianta centrale della chiesa e la forma semicircolare e rialzata del presbiterio hanno favorito un progetto coordinato degli arredi sacri. L’altare, l’ambone e la seduta verranno scolpiti e lavorati a partire dallo stesso materiale: una pietra chiara scelta in accordo con le tonalità del travertino usato nella pavimentazione.
La nuova chiesa sarà pronta per l’autunno del 2021, grazie al contributo della Cei e di tanti benefattori.
Un percorso articolato, iniziato dopo la visita pastorale del cardinale Severino Poletto nel 2006. «Alcune sue preziose considerazioni pubbliche», aggiunge don Marini, «mettevano in chiara luce l’inadeguatezza dei locali esistenti per l’accoglienza e la vita liturgica». Anche l’incremento della popolazione della zona – ora circa 8.800 abitanti – ne fu un ulteriore stimolo a procedere e dopo tante consultazioni e la stesura di un primo progetto, oggi si procederà con uno nuovo «che recepisce al meglio», conclude don Marini, «i criteri di sobrietà, coerenza, sostanzialità, sostenibilità e congruità atti ad un esercizio idoneo, rispettoso ed efficace, in ambito sacramentale, culturale e comunitario a servizio di tutta la cittadinanza, di nuove esigenze e in prospettiva futura. È fedele alla nuova ecclesiologia con paradigmi evangelici che nella progettualità cultuale e architettonica la rendono ‘casa’ del popolo celebrante ed espressione di una bellezza non solo estetica, ma capace di parlare di Dio all’uomo e alla donna di oggi».