La missione di Zuppi in Cina

Diplomazia vaticana – Il cardinale Matteo Maria Zuppi dal 13 al 15 settembre si è recato a Pechino per la missione voluta da Papa Francesco. È la miglior risposta alle critiche ucraine, dal Sinodo della Chiesa greco-cattolica e dal consigliere del presidente Volodymyr Zelenskyj

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Cardinale Matteo Zuppi (foto Avvenire)

Il cardinale Matteo Maria Zuppi dal 13 al 15 settembre si è recato a Pechino per la missione voluta da Papa Francesco. È la miglior risposta alle critiche ucraine, dal Sinodo della Chiesa greco-cattolica e dal consigliere del presidente Volodymyr Zelenskyj. Il cardinale arcivescovo di Bologna, presidente della Conferenza episcopale italiana a Pechino incontra i massimi vertici istituzionali, tra cui il primo ministro Li Qiang. La missione non è un’iniziativa isolata della Santa Sede, ma ha l’appoggio del governo italiano, degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e della Nato.

L’Ucraina vive un martirio di cui non si parla mai troppo  dice Francesco ai vescovi greco-cattolici riuniti a Roma per il loro Sinodo (3-13 settembre 2023): «La guerra è diabolica e toglie il sorriso ai bambini. Una tragedia crudele e criminale, che ha in sé una dimensione di “martirialità”». Il 6 settembre per due ore ascolta commosso dai pastori i racconti di un dolore terribile, della guerra, dei «morti, feriti, torturati: una cosa del diavolo, che vuole distruggere» e manifesta vicinanza e del «senso di impotenza – dice la Sala Stampa vaticana – che si sperimenta davanti alla guerra. I bambini ti guardano e hanno dimenticato il sorriso, uno dei frutti della guerra».

Il dialogo tocca alcune incomprensioni ucraine dovute a dichiarazioni papali, come il video-collegamento con i giovani russi il 25 agosto. Bergoglio ripete ai vescovi quanto disse ai giornalisti al rientro dalla Mongolia: ha inteso la «grande Russia» in senso culturale. I vescovi – dice Enzo Bianchi, profondo conoscitore del mondo cristiano orientale – «giudicano Francesco incapace di comprendere l’Ucraina e di condannare il neocolonialismo russo». Bergoglio li invita a seguire «l’esempio di Gesù nella passione: non rimane vittima degli insulti, delle torture e della crocifissione ma ha il coraggio di dire la verità. Essere vicini al popolo non è facile ma esso ci vuole santi e maestri di questa strada». Anche il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin assicura la vicinanza della Santa Sede e del Papa, ricordando gli appelli pubblici, iniziati subito dopo la brutale invasione della Russia di Putin (24 febbraio 2022), la lettera del 24 novembre 2022, «l’ingente azione dagli albori della guerra», gli aiuti umanitari portati dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski. «Di fronte a tali ripetuti gesti sarebbe ingiusto dubitare del suo affetto e del suo sforzo, non sempre compreso e apprezzato, di contribuire a porre fine alla tragedia e assicurare una pace giusta e stabile».

La Segreteria di Stato, a fianco del Pontefice, «si è interessata dello scambio dei prigionieri, del rimpatrio dei bambini ucraini dalla Russia, dell’accordo sull’esportazione del grano, degli aspetti umanitari del piano di pace proposto dagli  ucraini». Come essere Chiesa in questo dramma? «La risposta è: opere di carità,  vicinanza ai sofferenti, solidarietà ai bisognosi. Nelle parrocchie e comunità greco-cattoliche ucraine di tutto il mondo sono stati raccolti aiuti umanitari, cibo, vestiti e medicine»: da Santa Sofia in Roma sono partiti oltre 100 autocarri «e gli operatori non si sono risparmiati, mettendo in pericolo la propria vita». Ricorda i due redentoristi, Ivan Levitskyi e Bogdan Heleta, scomparsi dopo l’arresto nel novembre 2022: «La Santa Sede condivide la vostra preoccupazione e ne chiede la liberazione». Elogia i vescovi per il sostegno ai «soldati impegnati nella difesa della Patria: avete insegnato loro che, come difendono la sovranità e la libertà del territorio nazionale, devono custodire i cuori per non cedere all’odio, di cui possono diventare facile preda in presenza di tante atrocità. La vera vittoria è: vinci il male con il bene».

Anche il card. Zuppi evidenzia il forte legame tra le Chiese, dovuto alla folta presenza di ucraini e di sacerdoti nel nostro Paese, che con il conflitto si è rinsaldato, esplicitandosi in solidarietà e vicinanza. Esprime ancora una volta dolore per la sofferenza del popolo ucraino e per l’insensatezza delle guerre, «sconfitte fratricide». Nella sua missione, anzitutto affronta la questione umanitaria, in particolare per i più fragili e per tutti quei bambini che devono tornare in Ucraina». Nel precedente Sinodo (5-6 luglio 2019) i vescovi greco cattolici presentarono a Papa Francesco «un’Ucraina piena di ferite» il giorno dopo l’incontro del Pontefice con il presidente-dittatore Vladimir Putin (4 luglio): il conflitto del Donbass; massicce migrazioni; occupazione russa della Crimea; tensioni intra-ecclesiali dopo la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina, «una situazione delicata e complessa». Quattro anni dopo è molto più grave.

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