La natura offesa dal cemento

Cosa insegna l’alluvione – Sabato 10 giugno a Torino, presso la parrocchia della Divina Provvidenza, un convegno della Pastorale Sociale e del Lavoro sul «consumo di suolo» che cancella i boschi e i prati, modifica i corsi d’acqua

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A otto anni dalla sua pubblicazione l’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune continua – in tempi abitati da inaccettabili diseguaglianze, da povertà di senso del vivere, da disincanto e utopie negative – a stupirci, ammonendoci che «il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode» (Ls, 12). E continua, con approccio realistico dominato dalla Speranza, a fare appello alla coscienza e alla responsabilità di tutti con parole illuminanti: «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare» (Ls, 13).

Nella situazione delle tante e intrecciate crisi morali, sociali, ambientali, istituzionali, politiche ed economiche che stiamo vivendo, l’Enciclica risulta oggi, se possibile, ancora più profetica perché con il paradigma dell’«ecologia integrale» (tutto è connesso) orienta l’attenzione per la costitutiva correlazione tra la dignità della persona, la giustizia, la pace e la custodia del Creato, mentre richiama alla conversione ecologica personale e comunitaria. Che comporta per i cristiani «il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda» (Ls, 217).

Tanti i risultati ascrivibili alla Laudato si’: l’attivazione di comportamenti socio-ambientali virtuosi, la moltiplicazione di luoghi di riflessione e di formazione, la diffusione di «buone» pratiche innovative. La Laudato si’ è parola di riferimento per «The Economy of Francesco», le Comunità Laudato si’, le comunità energetiche.

Ora, in tempi di ‘messa a terra’ degli interventi della Transizione ecologica ed energetica di cui al Pnrr, resta intatta la validità dell’esortazione dell’enciclica ad usare con accortezza e parsimonia concetti come «uso sostenibile delle risorse e crescita sostenibile» anteponendo ad essi la considerazione di un’idea forte di sostenibilità fondata «sulla capacità di rigenerazione di ogni ecosistema nei suoi diversi settori e aspetti»? (Ls, 140).

La sostenibilità per la Laudato si’ è cosa seria e comincia con la tutela del suolo, componente ambientale primaria di «nostra madre e sorella terra» (Ls, 217). Un suolo che grida, all’unisono con i poveri scartati, per le violenze inflitte, per il suo dissennato consumo, un suolo da coltivare e da custodire (Gen, 2.15), da servire e osservare.

Il suolo, risorsa strategica limitata e non rinnovabile, soffre la tragedia dei beni comuni e dei beni relazionali. È da quanto sopra esposto, e dall’opportunità di riprendere e ampliare le riflessioni in tema di sviluppo e di tutela del suolo svolte in seno alla Pastorale sociale e del Lavoro del Piemonte negli ultimi lustri, che ha preso corpo l’idea di organizzare il Seminario pubblico dal titolo «A otto anni dalla Laudato si’. Suolo: bene comune o bene di consumo? Per sensibilizzare le comunità cristiane e gli uomini di buona volontà alla custodia del Creato» (vedi box). Tra il 2006 e il 2021 in Italia sono stati consumati 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale o semi-naturale a causa dell’espansione urbana e dell’infrastrutturazione, con una media di 77 chilometri quadrati all’anno. A livello nazionale il consumo di suolo è passato dal 6,75% del 2006 al 7,3% del 2021, con un’accelerazione a partire dal 2020 con un settore delle costruzioni in crescita e trainante dell’insieme dell’economia. Se si escludono le piccole nazioni (Olanda, Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca), l’Italia è seconda, dopo la Germania, per consumo di suolo, un fenomeno particolarmente intenso oltre che nelle aree agricole di pianura, le più fertili, lungo le coste e nelle aree metropolitane. Insieme a questo processo relativo alle aree a maggiore accessibilità, si registra a partire dal Secondo dopoguerra il fenomeno opposto di abbandono delle aree meno accessibili e in particolare delle terre alte, da valorizzare, come prevede la Strategia nazionale delle aree interne (Snai), anche con la promozione della residenzialità.

Che fare? Nessuno Stato al mondo può ignorare gli obiettivi di Agenda 2030, in particolare l’obiettivo 15, che prevede di «proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità» e l’obiettivo 2, che prevede di «garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e attuare pratiche agricole resilienti». Nell’Unione europea al momento non esistono politiche vincolanti sul consumo di territorio e sulla impermeabilizzazione.

Le basi per nuove regole, tuttavia, non mancano, considerato che la Soil Strategy Ue chiede ai Paesi membri di fissare obiettivi di riduzione del fenomeno fino al raggiungimento della neutralità nel 2050. Per quanto concerne l’Italia occorre promuovere, in sede di Conferenza unificata, «una Intesa per la definizione degli obiettivi quantitativi di riduzione progressiva del consumo di suolo» (come anche suggerito da Asvis-Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile) per giungere al Consumo Zero il più presto possibile. L’obiettivo del Consumo di suolo zero è la chiave per tutto ciò e per una società capace di futuro. Ci sorregge la convinzione che, il seminario in oggetto, con un dialogo a più voci, animato da relazioni di esperti in tema e dagli interventi di esponenti della società civile, saprà indicare vie concrete di risoluzione di un problema, quello della tutela del suolo, da cui dipendono molteplici servizi ecosistemici essenziali per la vita e da cui traiamo il 95% del pane (cibo) portato a tavola. Senza pane c’è solo fame, senza pane non ci sono salute, giustizia e pace.

Sabato 10 giugno un Seminario alla Divina Provvidenza

L’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro del Piemonte e della Valle d’Aosta organizza, sabato 10 giugno, dalle 9 alle 13, presso il Salone della Parrocchia della Divina Provvidenza (via Asinari di Bernezzo 33) a Torino, il seminario «Suolo: bene comune o bene di consumo?».

Dopo i saluti di Gaetano Quadrelli, incaricato regionale della Pastorale Sociale e del Lavoro, che apre i lavori, segue l’intervento di mons. Marco Arnolfo, Vescovo incaricato Cep per la Pastorale Sociale e del Lavoro, su «A otto anni dalla Laudato si’». Seguono Leopoldo Cassibba, agronomo e collaboratore Upsl, con una relazione su «Dove eravamo rimasti», Fiorenzo Ferlaino, già dirigente dell’Area Ambientale e Territori di Ires Piemonte, ed Eleonora Bonifacio, presidente Società italiana pedologia.

Alle 11, Pier Paolo Simonini, docente di Teologia Morale presso Issr del Piemonte Orientale, interviene su «‘Carezza’ divina e ‘voce’ dell’uomo. Il bene di un suolo comune». Chiude l’architetto Mauro Giudice, già dirigente della Regione Piemonte («Consumo di suolo, serve un cambio di strategia»). Segue dibattito (Link di iscrizione: https://forms.gle/shl7kgegqgbxmf3x9).

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