La normalità di un padre che uccide i suoi figli

Il caso di Lecco – Sgomento per il duplice omicidio consumato in Valsassina. “Non li vedrai mai più”, il terribile messaggio inviato alla moglie

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Speravamo un po’ tutti di uscire migliori dalla pandemia: «abbiamo compreso cos’è essenziale, ci siamo accorti di chi è solo, malato, abbiamo scoperto il valore della solidarietà». E invece, in un sabato dove il virus appare più lontano, quasi spento – almeno in Italia – arriva la notizia che un padre, responsabile commerciale di un’azienda dell’hinterland milanese, nella notte ha strangolato i due figli gemelli dodicenni, Elena e Diego. Erano in vacanza in un tranquillo paesino del lecchese. E poi si è ucciso gettandosi da un ponte lasciando sui suoi profili social la macabra frase «Con i miei ragazzi sempre insieme». Il tutto compiuto con meticolosa precisione, con una «regia» allucinante: poco dopo il delitto manda una «coltellata» su Whats app alla moglie 45enne coetanea, ingegnere biomedico: «Non li vedrai mai più».

Lei nel cuore della notte si mette in macchina, raggiunge la villetta, trova i figli soli, morti soffocati. Il movente, sarebbe l’intenzione della donna di separarsi dal marito. E lui, per punirla uccide ciò che la coppia ha di più prezioso: i figli. Fin qui la cronaca. Le indagini nei prossimi giorni ci diranno cosa covava sotto le braci di questa famiglia ovviamente «normale».

«Normale», come la madre di Settimo che partorì in solitudine il frutto di una relazione clandestina e non trovò altra via d’uscita che buttare e uccidere il suo neonato dal balcone; «normale» come le tre sorelle di Carmagnola che si suicidarono contemporaneamente forse perché soffocate dai debiti.

La cronaca dura, prima della pandemia, come durante e dopo di essa, non lascia purtroppo molto spazio alle illusioni di essere diventati migliori.

E poi, Facebook. È di questi giorni la notizia che colossi come Coca Cola e altre grandi multinazionali boicotteranno Facebook perché diffonde messaggi di odio e razzismo. La piattaforma di Zuckerberg infatti è accusata di non oscurare messaggi che istigano alla violenza. Ebbene, se si va a vedere su Facebook il profilo di questo padre assassino e suicida come la Medea del mito greco, si trovano solo immagini di serenità: dalle foto della Prima comunione dei suoi gemelli, alla partecipazione con altre famiglie alla visita di papa Francesco a Monza, alle decine di gite in montagna con la moglie e i figli. Nulla trapela della follia omicida che si è scatenata venerdì scorso. Dov’è la normalità, allora?

La pandemia ci ha fatto diventare tutti più buoni? Basta una pandemia (quante pandemie nella storia si sono avvicendate, quanti olocausti e stragi) per cancellare il male che è dentro di noi e che non ha fermato la mano omicida di Caino contro Abele? Sfogliando i social in queste ore i commenti sulla vicenda dei poveri gemelli sono migliaia. Mi ha colpito un post di una donna che scrive sulla vicenda: «La colpa è di questa società senza Dio. E, senza Dio, né madri, né padri compiono il meraviglioso e sublime dovere; così il male s’impossessa delle anime. Certamente il femminismo è parte attiva della rivoluzione anticristiana».

Alla signora e a quanti condividono il suo pensiero – che surrettiziamente dà la colpa alla madre dei gemelli per la furia omicida del marito – vorremmo ricordare le parole di Papa Francesco pronunciate mercoledì 20 maggio 2015 durante un’udienza sui temi delle famiglie in difficoltà e dove non viene citato il femminismo come causa della crisi della famiglia. Ecco le parole del Papa: «Ma io dico ai genitori separati: mai, mai, mai prendere il figlio come ostaggio! Vi siete separati per tante difficoltà e motivi, la vita vi ha dato questa prova, ma i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, crescano sentendo che la mamma parla bene del papà, benché non siano insieme, e che il papà parla bene della mamma. Per i genitori separati questo è molto importante e molto difficile, ma possono farlo».

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