La nostra fragile estate

Analisi – È un’estate fragile, forse, con troppi silenzi, poche risposte, tanto caldo. Certo, il mondo ricomincia a girare nel verso giusto, ma il paesaggio è cambiato ed è inficiato da troppe variabili indipendenti ed insopportabili vuoti di valori

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È un’estate fragile, forse, con troppi silenzi, poche risposte, tanto caldo. Certo, il mondo ricomincia a girare nel verso giusto, ma il paesaggio è cambiato ed è inficiato da troppe variabili indipendenti ed insopportabili vuoti di valori.

Il nuovo inizio è green, ma l’inquinamento continua a crescere. In parte, è colpa della guerra in Ucraina che sgancia valanghe di veleni, ma anche  dei pesticidi ancora troppo usati che si infilano nel cibo; anche il più presunto sano, è «inquinato» per il nostro stile di vita sbagliato.

Il lavoro «fisso» resta una chimera per troppi, nonostante una scuola che, da sola e solo per merito degli insegnanti, si aggiorna e forma. L’inflazione sta facendo esplodere i prezzi, i portafogli, i mutui; cala ma gli effetti nefasti rovinano tutti i mercati, non solo rionali.

La politica arranca alla ricerca di un futuro e di leader carismatici che, per ora, non si vedono. I giovani continuano a dire che gli anziani «hanno fatto il loro tempo» e quelli che i giovani «sono troppo giovani». Senza un patto tra  la saggezza degli anziani e l’energia dei giovani, non c’è futuro.

La fede è, purtroppo, sempre più liquida e, raramente,  si trasforma  in vita, testimonianza, coerenza. Città e paesi sono ridiventati più frenetici con l’ossessione dei soldi, non della solidarietà.

La pandemia ci ha insegnato poco. I valori sono rimasti sbiaditi come prima, salvo quelli della sopravvivenza e del «carpe diem». La sanità pubblica, grande tesoro dell’Italia, ha sempre meno soldi dopo 30 anni di tagli e certe manifestazioni (di chi ha tagliato, cioè destra e sinistra!), oggi, fanno semplicemente sorridere.

Il Papa si spende tutto davvero ma la pace stenta ad arrivare, nonostante gli sforzi, le preghiere, le marce di tanti. Il cardinale Zuppi in Ucraina, Russia, Usa: lo sforzo continua.

La terra trema più di prima flagellata dal caldo, il vento, la grandine, le bombe d’acqua. Tutto sembra diventare relativo: pace, guerra, accoglienza.

Che strana estate! C’è, a volte, nei quartieri della città e nei paesi, specie nelle ore della sera, un silenzio irreale. Cosa sta succedendo? Certo, è in corso il cambiamento radicale della stratificazione sociale, ma c’è di più, forse un qualcosa che neppure i più bravi sociologi riescono ad intercettare, una mutazione genetica ancora indefinita: serve allora un supplemento di ascolto in casa, in chiesa, in strada.

Le «estate-ragazzi» sono state dovunque un successo, grazie alle parrocchie, ai sacerdoti, ai volontari ed ai sognatori, a molti Comuni, alle fondazioni  che, insieme, svolgono un ruolo di supplenza per ciò che lo Stato non fa. È giusto? Non credo.

È l’estate dell’incendio delle «banlieu» in Francia per l’incredibile azione di un poliziotto. Quella rabbia, però, potrebbe arrivare anche da noi dove troppi diritti sono ancora ignorati o calpestati.

È l’estate dei naufragi: anche in questo caso serve ascolto, disponibilità, mani tese, non proclami o neppure altri muri! E cresce il paradosso: nel Mediterraneo delle crociere annegano gli ultimi ancora e, forse, di più. È l’estate dei ricordi, ma può diventare quella della speranza e della «ripartenza», quella vera sui «cammini della fede». Semplicemente, con lo sguardo alla croce, anche quelle in montagna!

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