Chiara Appendino non si presenterà alle elezioni comunali della prossima primavera. La rinuncia alla ricandidatura del Sindaco di Torino era attesa: per la condanna subita in Tribunale e per le trattative dirette fra Zingaretti e Di Maio sulle principali città, che escludono i vecchi Sindaci, dalla Raggi all’Appendino per passare al milanese Sala.
Sul voto della primavera 2021 è in gioco la vita del Governo ed i leaders nazionali non intendono rinunciare al loro ruolo di guida (mettendoci la faccia); analogamente si muove il centro-destra con i vertici Salvini – Meloni – Berlusconi.
La Sindaca di Torino, cui occorre riconoscere grande impegno e dedizione, ha pagato anzitutto la crisi dei grillini sui principali temi, dalla linea 2 della metropolitana alla Tav, dalla questione (molto oscura) della decrescita felice all’economia verde (su cui sono stati compiuti passi avanti); ma il vero nodo aperto è quello dei rapporti con Fiat-Fca perché il declino dell’occupazione nell’area torinese in questi anni è continuato senza sosta, nonostante la vettura elettrica. Mirafiori e Grugliasco hanno numeri molto piccoli.
Nelle ultime sedute del Consiglio comunale la Sindaca è stata costretta a rincorrere singoli consiglieri dell’opposizione per coprire le assenze dei suoi. Una umiliazione che Torino e la stessa Sindaca non meritavano.
Oggi, nella ripresa del Covid-19, è bene rinviare confronti conclusivi su Palazzo Civico al nuovo anno, concentrando tutte le risorse pubbliche e private nella grande battaglia della sanità. Ma una lezione emerge sin d’ora: non è sufficiente il sindaco-manager, la persona sola al comando; è essenziale la solidità della maggioranza politica, l’esperienza e, soprattutto, la qualità del programma di lavoro. Al primo posto, come richiama spesso l’Arcivescovo, dovrà esserci l’occupazione, oltre alla sanità; ma sarebbe opportuno dare adeguato rilievo anche ai temi etici, dall’accoglienza alla vita, alla famiglia… Infine, viste le crescenti esigenze finanziarie, è indispensabile un proficuo rapporto con le istituzioni nazionali, anche in vista dei miliardi del recovery-fund.
Occorre inoltre un sindaco che sia espressione dell’intera comunità, laica e cattolica.