La terza Assemblea Cottolenghina

Piccola Casa – Si è aperta nel pomeriggio di venerdì 25 giugno la terza Assemblea della Famiglia Carismatica Cottolenghina che si è tenuta fino a domenica 27 giugno al Cottolengo di Torino sia in presenza sia in collegamento, attraverso la piattaforma Zoom, con le diverse opere cottolenghine presenti in Italia. Circa 200 rappresentanti della Famiglia cottolenghina nel corso delle tre intense giornate, a partire dal tema «Il lavoro nella Piccola Casa: dall’idea alla realtà», hanno elaborato proposizioni e linee operative concrete per avviare insieme un percorso di discernimento che porti avanti l’opera fondata dal santo Cottolengo mettendo al centro le persone fragili e allo stesso tempo garantendo il massimo benessere di religiosi, operatori laici e volontari

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Foto Andrea Pellegrini

Come favorire un ambiente che promuova il benessere di ciascuno, ospiti in primo luogo, religiosi e laici nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, in particolare nei luoghi di lavoro? Come sviluppare un approccio scientifico nell’elaborare progetti di vita degli ospiti e come valutare oggettivamente e proficuamente i processi lavorativi ed assistenziali? Come implementare un’adeguata attenzione alla formazione, iniziale e permanente, di operatori e volontari esplicitando gli obiettivi carismatici dell’opera fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo?

Sono le domande, ma anche le sfide, che la Piccola Casa ha posto al centro della terza Assemblea della Famiglia carismatica cottolenghina sul tema «Il lavoro nella Piccola Casa: dall’idea alla realtà» che si è tenuta dal 25 al 27 giugno al Cottolengo di Torino, sia in presenza sia in collegamento, attraverso la piattaforma Zoom, con le opere cottolenghine presenti in Italia.

Circa 200 rappresentanti della Famiglia cottolenghina nel corso delle tre intense giornate hanno elaborato proposizioni e linee operative concrete per avviare insieme un percorso di discernimento che porti avanti l’opera fondata dal santo Cottolengo mettendo al centro le persone fragili e allo stesso tempo garantendo il massimo benessere di religiosi, operatori laici e volontari.

Ha aperto l’assise, in collegamento streaming, mons. Francesco Savino, Vescovo di Cassano all’Ionio, con una meditazione sulla sinodalità.

«La famiglia del Cottolengo», ha detto mons. Savino, «deve fare della sinodalità un modo di essere quotidiano». Mons. Savino ha poi esortato «a stare attenti a non diventare prigionieri di quel motto pastorale ‘si è sempre fatto così’. Siete chiamati ad attivare la fantasia della carità e la pastorale della creatività». Infine il Vescovo di Cassano all’Ionio ha spronato alla conversione ecologica come invita Papa Francesco: «dobbiamo tutti impegnarci a non sfigurare la madre terra che altrimenti diventa sempre più matrigna».

Il Padre generale don Carmine Arice ha poi introdotto le tre giornate rilanciando gli obiettivi alla luce del cammino percorso negli ultimi due anni pastorali.

«In questo anno», ha detto padre Arice, «abbiamo ripetuto più volte che, nella Piccola Casa come nel contesto socio-culturale odierno, è quanto mai necessario e urgente evangelizzare il lavoro avendo, non di rado, perso la coscienza della sua alta vocazione di utilità sociale. La dimensione della fatica e la mercificazione dell’opera prestata, sembrano diventare predominanti sul possibile senso e sul valore intrinseco della laboriosità. E questo è drammatico perché nella vita molto tempo è dato proprio al lavoro. Se non sappiamo scoprire la capacità del lavoro di darci benessere prima ancora che reddito, convinti che gli esseri umani sono innanzitutto cercatori di senso, ogni altro rimedio sarà un palliativo inefficace a dare qualità, vigore e sviluppo a quello che facciamo. Il rischio è di essere macchine senza cuore e senza anime che fanno quello che devono fare senza un fine, ma solo aspettando la fine».

Ed ecco l’esortazione del Padre generale: «non c’è organizzazione, incentivi o strategie utili a far funzionare una realtà se coloro che la costituiscono e la compaginano non sono abitati da un senso».

E il senso alla base della Piccola Casa è emerso dai 18 tavoli di lavoro che si sono confrontati lungo tutta la giornata di sabato 26 giugno a partire dalla «realtà», anche alla luce della crisi generata dalla pandemia, ma senza perdere di vista l’attenzione alle persone fragili, come ha sottolineato nelle conclusioni domenica 27 giugno la Madre generale delle suore del Cottolengo, Elda Pezzuto: «i fragili vanno sempre messi al primo posto, perché sono la ragion d’essere della Piccola Casa. Tutti noi siamo qui per loro, sia che siamo religiosi, operatori laici o volontari».

Foto gallery a cura di Andrea Pellegrini:

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