La triste vittoria del Gioco d’azzardo

Regione Piemonte – Per chiedere di porre limiti al Gioco d’azzardo si erano mobilitate con 12 mila firme 40 associazioni piemontesi, fra cui l’Agesci e l’Azione Cattolica, il Sermig, il Gruppo Abele, il Forum Famiglie, i Salesiani… Ma il Consiglio Regionale ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare

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Sono bastati appena 9 minuti di dibattito in Consiglio regionale, lo scorso 26 settembre, per bocciare la proposta di legge di iniziativa popolare a contrasto del gioco d’azzardo patologico, presentata un anno fa da 40 associazioni, molte legate al mondo cattolico, e supportata da oltre 12 mila firme di cittadini. È stata respinta anche un’altra proposta di legge presentata da 21 Comuni.

La proposta intendeva superare l’attuale legge in vigore, approvata nel luglio 2021 dalla Giunta regionale guidata da Alberto Cirio, che smantellò la precedente norma 9/2016. Una legge che si era rivelata all’avanguardia in Italia nel porre un argine all’insorgere delle dipendenze, come dimostrato dai dati di Ires Piemonte che nel 2019 segnalavano un crollo dell’11% del volume di giocate e del 16,5% del volume delle perdite contro una media nazionale rispettivamente dello 0,3% e dello 0,9%. Inoltre, dal 2017 in poi, si era registrato un calo costante dei casi di presa in carico nei SerD (Servizi per le dipendenze patologiche).

«Giochiamo la nostra partita» è il titolo della campagna portata avanti negli scorsi mesi da 40 realtà del Terzo settore e associazioni tra cui Libera Piemonte, il Gruppo Abele, il Sermig, le Acli Piemonte, l’Agesci Piemonte, la Comunità Papa Giovanni XXIII, l’Azione Cattolica regionale, il Movimento dei Focolari, i Salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta, la Società San Vincenzo de’ Paoli, il Forum delle associazioni familiari del Piemonte.

La proposta bocciata dalla maggioranza mirava, come prevedeva la legge 9/2016, a vietare la collocazione di slot machine in locali che si trovano ad una distanza dai «luoghi sensibili» inferiore ai 300 metri per i Comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti e di 500 metri per i Comuni con popolazione superiore. La norma, inoltre, intendeva aumentare la tipologia dei «luoghi sensibili» individuati dalla legge del 2016 aggiungendo università, scuole dell’infanzia e nido; centri di salute mentale; consorzi di servizi sociali; centri di aggregazione per anziani; ludoteche; biblioteche pubbliche; money transfer; uffici postali; luoghi di culto.

Il testo di legge proposto introduceva, inoltre, la riduzione degli orari di accensione delle macchinette: 10 ore al giorno, suddivise in almeno due fasce orarie, contro le 14 attuali (legge del 2021). Veniva poi proposta anche la reintroduzione della retroattività, ovvero l’obbligo di spegnere tutte le slot machine che non rispettassero il distanziamento, comprese quelle installate precedentemente all’entrata in vigore della normativa.

I dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sulla spesa per il gioco d’azzardo fisico registrano, in Piemonte, un incremento del 70,7% rispetto al 2021, con un gettito che è passato da 2,42 a 4,13 miliardi. Una crescita superiore a tutte le altre regioni italiane.  «Un aumento», sottolinea Paolo Jarre, già direttore del Dipartimento di patologia delle dipendenze dell’Asl To3, esperto sulle tematiche legate all’azzardo patologico, «riconducibile certamente alla nuova legislazione che ha riacceso le macchinette che la norma del 2016 aveva spento, soprattutto nei pressi dei ‘luoghi sensibili’, come scuole, centri per anziani e di aggregazione, in barba a qualsiasi principio di prevenzione. Tutte le ricerche internazionali affermano che la prossimità dell’offerta di gioco alla popolazione più vulnerabile aumenta esponenzialmente il rischio delle patologie legate al gioco. La legge del 2016, all’avanguardia in Italia, aveva introdotto un importante fattore di diradamento dell’offerta dell’azzardo. Abrogare quella norma è dunque un vero e proprio attentato alla salute pubblica».

«L’attuale legge», ha spiegato la maggioranza di Centro-destra in Consiglio regionale, «ha ridefinito alcuni aspetti di quella del 2016 per contrastare il gioco patologico, tenendo le distanze dai ‘luoghi sensibili’, certificando gli strumenti sanitari di controllo alla ludopatia e inasprendo le sanzioni a chi non rispetta le regole. Dallo scorso marzo la Regione ha, inoltre, avviato una campagna di sensibilizzazione per il contrasto del gioco».

Dopo la bocciatura della proposta si è elevata la voce delle associazioni e della società civile che dal 2021 avevano portato avanti la battaglia per ripristinare l’impianto della precedente legislazione. «Siamo molto amareggiati», sottolinea Maria Josè Fava di Libera Piemonte, «la nostra proposta è più severa dell’attuale legge ma non è proibizionista. La maggioranza non ci ha ascoltati. Continueremo ad informare i cittadini, iniziando dal dire come l’attuale amministrazione regionale abbia bocciato la nostra proposta e quanto sia necessario porre vincoli al gioco legale che è la porta per quello illegale». Gli fa eco Renato Bonomo del Sermig: «continueremo la nostra azione quotidiana di accompagnamento delle persone che vivono il tempo della fragilità. La solitudine e la povertà sono tra le cause principali della diffusione del gioco patologico. La vicinanza, la cura e il prendersi carico delle fatiche degli altri rimangono le prime ed efficaci forme di contrasto alla caduta nelle ludopatie».

Pierluigi Dovis, delegato regionale Caritas Piemonte e Valle d’Aosta

Per Pierluigi Dovis, referente della Caritas Diocesana di Torino e delegato regionale Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta, «questo atto del Consiglio regionale non approfondisce in tutti i suoi aspetti un fenomeno che, a causa delle crisi economiche e relazionali che si susseguono una dietro l’altra, può indurre le persone a cadere in scelte che possono danneggiarle. La necessità, quindi, di un testo di legge chiaro a protezione delle persone più vulnerabili e delle famiglie è un impegno etico ed educativo a cui nessuno può sottrarsi. Certamente non la Chiesa, che ha questa missione nel proprio Dna, ma neanche la società civile, dentro la quale queste persone vivono e della quale sono parte, e tanto meno le istituzioni e il legislatore che hanno il compito di orientare la collettività verso forme di convivenza altamente umanizzanti». Dovis pone al centro le problematiche derivanti dal gioco d’azzardo: non parliamo solo di impoverimento a causa del gioco, ma di disumanizzazione delle persone. Ed ecco l’appello delle Caritas delle diocesi piemontesi e del mondo ecclesiale «a non marginalizzare un tema che invece si rivela centrale nel mantenere alta la qualità dell’umanità nei nostri territori». Da qui l’esortazione alle istituzioni regionali a non mettere una pietra sopra sulla vicenda: «auspichiamo», conclude Dovis, «che, attraverso l’utilizzo degli strumenti della democrazia partecipativa, il legislatore non cessi di porsi delle domande rispetto alle conseguenze derivanti dalla mancanza di una legge ben organizzata in materia».

Le opposizioni in Consiglio regionale non getteranno la spugna. «A questo punto», spiega la consigliera Monica Canalis (Pd), «non ci sono i tempi per presentare un’altra proposta di legge: l’argomento diventerà uno dei temi centrali della prossima campagna elettorale regionale. C’è stata totale indifferenza verso la massiccia mobilitazione dal basso, che ha coinvolto negli anni singoli cittadini e decine di associazioni, di ambito sanitario, sociale e della legalità. Le attività economiche devono essere regolate per non nuocere alla salute e al benessere della popolazione».

Come accennato è stata fermata anche la proposta di legge presentata dai Comuni, fra cui la Città di Torino come capofila.

«Mentre in tutta Italia cresce il numero di sentenze che danno ragione ai sindaci che limitano gli orari e la collocazione di slot machine», sottolinea la vicesindaca di Torino Michela Favaro, «in Piemonte viene bocciata una legge di iniziativa popolare che non negava il diritto al gioco ma tutelava i più fragili e vulnerabili di fronte all’abisso relazionale, sociale, economico in cui cadono le vittime del gioco patologico e preveniva le ricorrenti infiltrazioni criminali legate all’azzardo.

L’amministrazione Lo Russo, che con forza ha sostenuto l’introduzione di una nuova legge sul Gap e crede che il benessere dei cittadini passi dalla tutela tanto della salute quanto della legalità, continuerà la sua battaglia contro il Gioco d’azzardo».

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