La Valle di Susa prepara l’ingresso di Nosiglia

Giorgi di attesa – Domenica 27 ottobre il solenne ingresso di mons. Nosiglia nella Catttedrale di Susa. Parlano le associazioni della Valle e il mondo del volontariato. L’emerito mons. Badini Confalonieri ha già incontrato l’Arcivescovo nei giorni scorsi

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SUSA – Riavvolgiamo il nastro e torniamo a sabato 12 ottobre. Ore 12, Villa San Pietro, Assemblea Diocesana. È il vescovo mons. Badini Confalonieri a dare l’annuncio che «mons. Nosiglia sarà Amministratore apostolico della Diocesi di Susa». L’emozione attraversa i presenti, fra essi Angela Pangia, presidente diocesano dell’Azione Cattolica: «mons. Badini –ci dice a caldo – ha fatto davvero le cose in famiglia, come un padre che deve dire una cosa importante alla sua famiglia. Ho lavorato spesso al suo fianco. Da qualche tempo lo vedevo un po’ stanco. In questi anni ha fatto molto per far lavorare insieme movimenti e associazioni. Non sempre è stato capito e sostenuto».

mons. Nosiglia con il Vescovo emerito di Susa mons. Badini Confalonieri

E sulla novità di un Vescovo per due diocesi: «lavoriamo per Cristo e per la Chiesa, accettiamo la novità. Forse serviva una scossa ed è arrivata. Noi laici siamo chiamati ad agire e a essere protagonisti».

Che cosa chiede l’Azione Cattolica a mons Nosiglia? «Di ascoltare i bisogni della comunità, di sgravare i preti dagli adempimenti burocratici e dalle corse per dire 6-7 messe ogni domenica. Abbiamo bisogno di sacerdoti che abbiano più tempo per le persone, per ascoltarle, per sostenerle dal punto di vista spirituale».

Michele Pellissero, responsabile zonale dell’Agesci: «La notizia è stata una sorpresa anche se si respirava aria di cambiamento». E adesso che succederà? «Negli ultimi anni è iniziato un percorso di avvicinamento dei giovani alla vita della diocesi che pian piano sta portando frutti. Al nuovo Vescovo vorrei chiedere presenza sul territorio e confronto, anche se la grandezza e la distanza delle due diocesi si Susa e Torino non aiuteranno».

Andrea Andolfatto, di Comunione e Liberazione, esprime due sentimenti: «Gratitudine verso mons. Badini e curiosità per la nuova guida di mons. Nosiglia. Siamo a un passo storico per la nostra Diocesi: il cambio di guida pastorale, pur nella continuità, ci offre l’opportunità di riflettere su ciò che siamo come comunità diocesana e su quello che è possibile costruire». Ma la Chiesa di Susa teme di essere penalizzata oppure il cambiamento sarà positivo? «Uscire dal campanile è un’opportunità; l’incontro con nuove realtà favorisce uno sguardo nuovo ed evita quello che Carron chiama il ‘già saputo’. Restare confinati nei nostri ambienti impedisce la consapevolezza di ciò che si è».

Rosanna Bonaudo, Pastorale Sociale e del Lavoro: «Una diocesi piccola come Susa non poteva sperare di continuare a ‘vivere in autonomia’, quindi la notizia non ha stupito; certo affiancarsi a Torino significa camminare con un gigante, però i contatti non mancano». Cosa chiedere a mons. Nosiglia? «Intanto ringraziamo mons. Badini Confalonieri per aver sostenuto la Pastorale Sociale e del Lavoro, supportato l’avvio al lavoro di persone in necessità. Visto quanto ha messo in campo Nosiglia a Torino, gli chiediamo di sostenere nello stesso modo la nostra azione in Valle di  Susa».

Paolo Narcisi, medico torinese, responsabile di Rainbow For Africa, coordina l’assistenza ai migranti che da qualche anno tentano – a volte con esiti tragici – di valicare i confini per andare in Francia: «Conosco l’aspetto ‘solidale’ di mons. Nosiglia. Non dimentico quanto ha fatto per la migrante morta dopo aver dato alla luce un bimbo e per i senza fissa dimora ospitati in Arcivescovado. Non punto quindi ad invitarlo sul binario dell’accoglienza su cui tanto si spende il Papa, ma lo esorto a utilizzare tutto il suo peso etico, morale e anche politico per convincere le coscienze di quanti, troppi, sono malati di un odio alimentato dalla paura e dall’ignoranza. Lo vorrei alleato come pastore di uomini per condurre un gregge disperso verso il dialogo, la conoscenza, la comprensione. Io posso curare i corpi, rinfrancare chi è disperato, ma il suo compito è più difficile: curare (anche tra i credenti) il rifiuto degli altri, curare le ferite del razzismo…».

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