Pubblichiamo l’omelia che l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha tenuto la sera di sabato 3 aprile nella Veglia pasquale in cattedrale. Foto gallery a cura di Andrea Pellegrini a fondo pagina.
“O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore. Notte santa che rinnova la Pasqua del Signore, notte che salva su tutta la terra i credenti in Cristo dall’oscurità del peccato e della morte e li unisce alla comunione dei santi”.
La solenne liturgia del cero, che ha introdotto la liturgia di questa notte, canta con accenti mirabili, carichi di gioia e di fede, l’evento stupendo della nostra salvezza. La morte e risurrezione del Signore ci appartengono, nella fede della Chiesa di cui siamo partecipi mediante il Battesimo, sacramento fontale, che ci ha fatti passare dalla morte alla vita dei figli di Dio.
L’apostolo Paolo l’ha proclamato, nell’epistola della liturgia eucaristica che stiamo celebrando: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte, perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”.
A voi, carissimi catecumeni, che state per ricevere i sacramenti della iniziazione cristiana si rivolgono, in modo particolare, queste parole, che vi rivelano il grande mistero di grazia, che, nella sua infinita misericordia, il Signore vi offre mediante la sua Chiesa. Sappiate bene che il vostro uomo vecchio viene crocifisso con Cristo, perché sia distrutto il corpo del peccato e voi non siate più schiavi del peccato, ma vittoriosi con lui per sempre. Ma non solo voi, anche noi tutti, che celebriamo la Pasqua del Signore, rinnoviamo il sì del Battesimo e crediamo che questa radice di grazia, ricevuta nel sacramento che ci ha fatti cristiani, ci sorregge ogni giorno per vivere da figli di Dio, membri eletti del suo popolo sacerdotale, fedeli agli impegni assunti di testimoniare a tutti la vita nuova con le opere dell’amore.
Se questo ci impegna ogni giorno nel vissuto dove siamo chiamati ad accendere la luce della fede mediante la nostra testimonianza di credenti negli ambienti di vita e di lavoro, ci deve anche rendere sempre più consapevoli della nostra comune vocazione di cristiani da vivere nella Chiesa. Voi, infatti, cari catecumeni, e voi che avete terminato il cammino neocatecumenale siete qui per esprimere nella Chiesa e davanti al Vescovo la volontà di viverne gli impegni con coerenza. Ma anche tutti noi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fratelli e sorelle membri della comunità, questa notte rendiamo visibile, nella celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, quella realtà della Chiesa madre, che genera, nell’acqua e nello Spirito Santo, sempre nuovi figli, redenti dal sangue di Cristo e resi santi dal dono del Battesimo che ricevono. Per questo la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, nella notte pasquale, assume un significato forte e pregnante per tutta la Chiesa, che ne viene investita, quasi si rinnovasse per lei la grazia dell’unione feconda con Cristo, suo sposo e Signore, che l’ha amata ed unita a sé mediante il suo sangue, rendendola tutta santa ed immacolata al suo cospetto nella carità. Viviamo allora con profonda letizia e gioia questo momento decisivo per la vostra vita, cari amici, sentendolo parte integrante della nostra fede comune, che tutti ci unisce in Cristo e ci fa una cosa sola.
Desidero ricordare la bella e profonda iscrizione, che si trova nel Battistero della Basilica Lateranense, dove si esprime il significato del Battesimo in rapporto alla Chiesa madre: “Qui nasce per il cielo un popolo di alto lignaggio, lo Spirito gli dà vita nelle acque feconde. Peccatore, scendi nel sacro fonte per lavare il tuo peccato. Tu scendi vecchio e risali con una nuova giovinezza. Nulla separa più i credenti: essi sono uno, perché uno è il Battesimo, uno lo Spirito e una la fede. Nelle acque la madre Chiesa genera con virginea fecondità coloro che mette al mondo in virtù dello Spirito.
Qui è la sorgente della vita che bagna l’universo intero, scaturita del costato di Cristo. Sperate il Regno, voi siete nati in questa fonte. Non basta nascere per accedere al paese di Dio. Nessuno si spaventi del numero e del peso delle colpe. Chi nascerà da queste acque, sarà santo”.
Se la salvezza della Pasqua del Signore è per tutti, ogni battezzato, membro della Chiesa, se ne deve fare carico, vivendo, anzitutto, nella comunità con viva partecipazione e corresponsabilità, secondo i carismi, le vocazioni e i ministeri che lo Spirito suscita e donando il suo contributo di santità di vita, affinché essa raggiunga, con la sua opera missionaria, il fine per cui è stata costituita dal Signore: essere sacramento di unità e di riconciliazione di tutti gli uomini con Dio e tra di loro. La vita battesimale diventa una consegna, che ci impegna a riconsegnare la fede agli altri fratelli della stessa Chiesa e a quanti incontriamo ogni giorno nel nostro vissuto.
“Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”canta ancora la Chiesa in questa notte. Cantiamo inni al Signore, perché ha fatto per noi cose meravigliose, opere grandi, e questo sia noto in tutta la terra. Gridiamo giulivi ed esultiamo, perché grande in mezzo a noi è il Santo di Israele. Amen
+Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino
Foto gallery a cura di Andrea Pellegrini