Fca – Non c’è solo l’Embraco a destare preoccupazione nell’area torinese. Le direzioni aziendali degli stabilimenti di Fca il 23 febbraio scorso hanno annunciato un blocco totale in quasi tutti gli impianti italiani. In Piemonte, in particolare, si fermeranno i lavoratori impiegati negli enti centrali di Mirafiori nei giorni di 22, 23, 29 e 30 marzo e nell’assemblaggio si lavorerà a marzo solo 8 giorni, mentre le linee di montaggio si fermeranno a Grugliasco dal 22 al 27 marzo. Insomma, il 2018 per i lavoratori di Fca si apre peggio di come si era chiuso il 2017: fermare centri di ricerca e produzione è un ulteriore elemento di preoccupazione. L’investor day di giugno è ancora lontano e incombono incertezze sul futuro, visto che il polo del lusso si ferma, ma anche la produzione di utilitarie va avanti a singhiozzi. «Nei mesi che dovrebbero vedere i centri di ricerca al lavoro» commenta Federico Bellono, segreterio torinese della Fiom-Cgil «per il nuovo piano assistiamo sconcerti a fermi di lavoro. E intanto i lavoratori continuano a pagare con una riduzione dei loro salari e senza certezze per il futuro». Elemento di preoccupazione condiviso anche dalla Fim-Cisl, ma con toni diversi: «Nel 2012 Torino ha rischiato di perdere la produzione di auto» rileva il segretario Claudio Chiarle «e oggi invece ha due stabilimenti importanti. Certo ci sono rallentamenti che destano preoccupazione, ma si è in presenza di una transizione che può comportare cali di produzione che verranno assorbiti nella seconda parte del 2018».
Ex Seat – Si tingono di nero le ex-Pagine gialle Seat. Il 6 marzo, presso Assolombarda a Milano, Italiaonline Spa, holding lussemburghese che fa capo alla famiglia egiziana Sawiris, ha dichiarato 400 esuberi nazionali (248 a Torino), 241 trasferimenti coatti verso Milano, la chiusura della sede di Torino dove lavorano 394 persone, di cui 104 in cassa integrazione a zero ore e 170 in cassa a rotazione e la cessazione delle attività sul territorio nazionale. È quanto denunciano, in una nota unitaria delle segreterie nazionali, i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che annunciano uno sciopero di 8 ore per il 7 marzo. «I sindacati hanno immediatamente replicato unitariamente, e congiuntamente alle Rsu, che è ancora vigente un accordo siglato presso il Mise che prevede già un massiccio ricorso alla cassa integrazione a rotazione e a zero ore fino a giugno 2018 e, tra le altre cose, prevede massicci investimenti», prosegue la nota. I sindacati «hanno inoltre segnalato che l’azienda si è sottratta ripetutamente ai doverosi confronti sindacali di verifica dell’accordo». «Iol ha inoltre rifiutato anche il confronto», denunciano le sigle «prima del cda del 15 marzo, richiesto a più riprese dalle istituzioni del territorio piemontese per aver assicurazioni sulla sede di Torino». Con modalità quanto meno discutibili, l’amministratore delegato avrebbe già provveduto a informare, via intranet, i dipendenti di Iol della prevista riduzione dell’organico di 400 unità e dei provvedimenti previsti per parte aziendale sottraendosi a un confronto serio con i rappresentanti dei lavoratori. In questo scenario si prospetta un’altra vertenza difficile dagli esiti tutt’altro che scontati.