Parola dell’anno secondo il Collins Dictionary, nuova voce di Wikipedia, è l’espressione «fake news», divenuta protagonista del dibattito odierno. 8,8 milioni di italiani sono state vittime delle cosiddette bufale, e secondo recenti sondaggi, anche la maggioranza dei nativi digitali ammette di avere difficoltà a riconoscere la veridicità di una notizia.
Gli zelanti redattori del «Salice» il giornale on line del Liceo torinese «Valsalice», sorpresi dalla enorme importanza di questo fenomeno, hanno deciso di approfondire l’argomento. Guidati dalle osservazioni della giornalista Lucia Caretti de «La Stampa», abbiamo stilato un elenco di «7 regole d’oro» per difendersi dalle fake news.
Fieri del lavoro compiuto, abbiamo illustrato i risultati ai nostri compagni delle medie, coinvolgendoli con una presentazione power point e numerosi indovinelli.
Per non farci mancare nulla, il tema delle bufale è stato poi presentato a tutta la scuola con un gioco a quiz nella serata della festa di Natale del nostro istituto.
In questi anni in cui il 70% degli italiani si informa prevalentemente su internet non è raro imbattersi in notizie false, ma con i giusti accorgimenti queste possono facilmente venire smascherate.
Regola n. 1: andare oltre al titolo.
Può sembrare scontato, ma spesso per la fretta ci si ferma alla lettura del titolo consigliato dal nostro smarthphone lasciandoci trarre in inganno. Soprattutto nei casi in cui la notizia è troppo eclatante per sembrare vera, è bene continuare a leggere per accertarsi che il testo non sia infarcito di bufale. Talvolta poi, può capitare addirittura che il titolo sia completamente slegato dal resto dell’articolo. È sempre bene quindi dubitare delle notizie inverosimili o costruite appositamente per stupire i lettori.
Regola n. 2: verificare l’autore.
Bisogna stare attenti e non confondere post di blog (anche famosi) con gli articoli di «penne professioniste» dei giornali.
Regola n. 3: la data di pubblicazione.
Può capitare che alcuni eventi di cronaca si evolvano nel tempo e che i dati che li riguardano cambino anche sensibilmente. Alcune fake news infatti non sono altro che le precedenti versioni di articoli di cronaca aggiornati.
Regola n. 4: elementi dell’articolo.
È bene prestare attenzione al contenuto dell’articolo. Non è raro che i link proposti rimandino a siti falsi o pieni di virus; soprattutto sono da ritenere non affidabili le estensioni in .lo (che mischiano notizie vere a quelle false) e .com.co (che puntano a imitare le notizie delle grandi testate).
È anche possibile che le citazioni o le fotografie siano inventate, manipolate o non autentiche. Si riesce facilmente a tagliare la parte di un discorso estrapolando le frasi utili alla notizia da costruire e, altrettanto facilmente, con applicazioni come Photoshop si possono editare foto a proprio piacimento (alcune piattaforme come Google o Tineye sono però in grado di rilevare queste modifiche).
Regola n. 5: verificare la diffusione della notizia.
Se molte testate (soprattutto quelle più autorevoli) riportano la stessa notizia, significa che è probabilmente veritiera. Al contrario, se è solo un sito a proporla la veridicità non è più così sicura ( a meno che tutti gli altri giornali non abbiano preso un clamoroso buco…). È bene ricordare che può capitare anche ai giornali più autorevoli di sbagliare: il quotidiano «La stampa». ad esempio, nel 2017 riportò la notizia che l’Isis uccideva tutti i gatti delle città del califfato, ma si rivelò una bufala e la redazione chiese immediatamente scusa.
Regola n. 6: non condividere le bufale!
Le notizie false circolano – agevolate dalla rapidità del web – grazie alla condivisione di utenti che non si sono resi conto della loro inesattezza. Pettegolezzi e voci di corridoio rischiano di trasformarsi assai velocemente in notizie che fanno scalpore in tutto il mondo per rivelarsi poi totalmente ingannevoli.
Regola n. 7: VERIFICARE LE FONTI.
È la «golden rule», la regola d’oro, signora di tutte le regole. Diffidare di siti poco autorevoli o delle prime notizie che si leggono sullo smartphone, prese da chissà quale blog, e cercare invece le pagine web delle testate più importanti come l’agenzia Ansa, «Il Corriere della sera», «La repubblica», «La Stampa» o «Avvenire». Evitare assolutamente siti come «Il corriere della notte» o «Il matto quotidiano» che, imitando i nomi delle grandi testate, diffondono unicamente bufale. Nonostante un anno di dibattito globale, anche se i proprietari delle grandi piattaforme online sono stati obbligati a intervenire chiudendo siti o blog che mentono sulla loro finalità o costruiti solo per ottenere click, spetta ai lettori imparare a difendersi dalle fake news e a navigare consapevolmente.
Margherita AUDISIO