I vertici della Chiesa cattolica italiana – il Pontefice primate d’Italia e la presidenza della Cei – esprimono la loro soddisfazione per la rielezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica, 759 voti, il più votato nella storia repubblicana dopo Sandro Pertini.
«In questi tempi caratterizzati dalla pandemia, in cui si sono diffusi molti disagi e incertezze, specialmente nell’ambito lavorativo ed è aumentata, insieme alla povertà, anche la paura, che porta a chiudersi in sé stessi, il suo servizio è ancora più essenziale per consolidare l’unità e trasmettere serenità al Paese». Scrive immediatamente Papa Francesco in un messaggio di auguri al rieletto presidente. Un’altra cosa singolare è che questo tipo di messaggio in genere è firmato, a nome del Papa, dal cardinale segretario di Stato. A Mattarella, invece, si rivolge Bergoglio per «porgere le mie cordiali felicitazioni per la sua rielezione alla suprema carica della Repubblica italiana e formulare i migliori auguri per lo svolgimento del suo alto compito, che ha accolto con spirito di generosa disponibilità».
«Le assicuro – conclude il telegramma al capo dello Stato rieletto – la mia preghiera, affinché possa continuare a sostenere il caro popolo italiano nel costruire una convivenza sempre più fraterna e incoraggiarlo ad affrontare con speranza l’avvenire. I santi patroni d’Italia (San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena, n. d. r.) la accompagnino e intercedano per lei».
La sessione invernale del Consiglio permanente della Cei (24-26 gennaio) ha accompagnato parte delle votazioni per la suprema carica dello Stato: «Proprio oggi iniziano le votazioni» notò, nella prolusione il 24 pomeriggio, il cardinale presidente Gualtiero Bassetti: «Il Parlamento saprà cogliere il desiderio di unità espresso dal Paese? Lo auspichiamo nell’interesse generale. Lo spirito unitario che anima la stragrande maggioranza degli italiani ha trovato un interprete coerente e disinteressato in Sergio Mattarella, uomo e statista, limpido punto di riferimento nelle scelte alla luce della Costituzione. Gli rinnoviamo il nostro saluto rispettoso e grato. Sarebbe imperdonabile superficialità non dare ascolto a questo sentimento collettivo. Di questo c’è urgente bisogno in un momento di tensioni e conflitti acuti».
Le votazioni dei grandi elettori hanno espresso, invece, una contrapposizione nettissima e uno spappolamento generale sul nome del successore di Mattarella tanto che, giovedì 27, presentando le conclusioni del «Parlamentino» Cei, mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti, traccia una sorta di identikit ideale del capo dello Stato, che assomiglia tanto al profilo di Mattarella: «L’auspicio è che sia una figura di garanzia, capace – soprattutto in un tempo come questo – di favorire e di lavorare per l’unità del Paese. Abbiamo necessità soprattutto di questo, di camminare insieme».
Anche la Cei ha tempestivamente inviato un messaggio, caloroso e articolato, di congratulazioni la sera dell’elezione, sabato 29 gennaio, a firma del presidente Bassetti: «La Costituzione assegna al capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale. Nel settennato appena trascorso lei ha dato limpida testimonianza di questa prerogativa costituzionale, tradotta nel messaggio al Parlamento nel giorno del giuramento (3 febbraio 2015) con l’immagine efficace di “arbitro, garante della Costituzione”.
Nel salutare rispettosamente e con viva soddisfazione la sua rielezione a presidente» Bassetti, a nome della Chiesa italiana, esprime «l’augurio che il suo mandato possa dispiegarsi all’insegna di quei valori di libertà e di solidarietà contenuti nella Carta costituzionale di cui ella è sempre stato garante attivo e rigoroso. Il suo esempio di uomo e di statista, lo spirito di servizio e di sacrificio manifestato anche in questa circostanza, costituiscono un punto di riferimento per tutti i cittadini al di là delle appartenenze politiche e degli schieramenti».
Si dice certo che Mattarella «non cesserà di contribuire al superamento delle disuguaglianze e delle fratture che feriscono il tessuto della comunità nazionale e che sono acuite dall’emergenza pandemica» e assicura «la preghiera della Chiesa confermando la più leale collaborazione nella promozione della dignità della persona umana e nel perseguimento del bene del Paese».