Libia nel caos. Allarme Onu: “Non è un porto sicuro”

Emergenza – L’Organizzazione delle Nazioni Unite denuncia violazione e abusi. Tra gennaio e novembre 2019 oltre 8.600 migranti sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica e riportati in quell’inferno

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La Libia è nel caos, martoriata dalla guerra civile, con frange di terroristi di stampo jihadista che hanno rialzato la testa. Così l’alto Commissariato dell’Onu per i Diritti umani (Unhcr) ha denunciato in una nota che “tra gennaio e novembre, oltre 8.600 migranti sono stati intercettati in mare dalla Guardia costiera libica” e riportati in quell’inferno, che ovviamente non può essere considerato in nessun modo come un “porto sicuro per lo sbarco”.

Migranti e rifugiati in Libia “continuano a essere regolarmente sottoposti a violazioni e abusi, tra cui uccisioni extragiudiziali e arbitrarie, sparizioni forzate, torture, violenze, rapimento per riscatto, estorsione e lavoro forzato”, prosegue la nota dell’Onu “Siamo preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani, compreso l’impatto del conflitto in corso sui civili, gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e i giornalisti, per il trattamento di migranti e rifugiati, le condizioni di detenzione e l’impunità”.

“Nel 2019, il nostro ufficio insieme alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha documentato almeno 284 morti civili e 363 feriti a seguito del conflitto armato in Libia, con un aumento di oltre un quarto del numero di vittime registrato nello stesso periodo dell’anno scorso”. Principale causa delle vittime civili sono stati gli attacchi aerei, con un bilancio drammatico: 182 morti e 212 feriti, seguiti da combattimenti sul terreno, ordigni esplosivi, rapimenti. “Alla luce dell’attuale escalation in Libia, soprattutto attorno a Tripoli, l’Unione europea reitera il suo appello a tutte le parti libiche perché cessino tutte le azioni militari e ricomincino il dialogo politico. Tutti i membri della comunità internazionale dovrebbero osservare e rispettare l’embargo sulle armi dell’Onu”.

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