Chi semina raccoglie. È un principio chiaro, una verità sacrosanta. Dunque riflettiamo: da quanto tempo i mass media (eccettuati alcuni, ben inteso, compreso quello che mi ospita) stanno lavorando per seminare insicurezza e paura? Il messaggio di paura rende purtroppo meglio della cultura di pace. Non dobbiamo troppo stupirci degli insulti messi in giro nei giorni scorsi, con la compiacenza di alcuni giornali, contro la volontaria italiana Silvia Romano, rapita in Kenya. Non ci stupiamo perché tutti conosciamo la campagna denigratoria che i vertici del Governo italiano portano avanti da mesi, in modo sistematico, nei confronti delle Organizzazioni non governative (Ong).
A chi crede che il volontariato sia un valore, a chi è impegnato da anni in iniziative di reciprocità con le comunità dei Paesi impoveriti, a chi ritiene che la cultura del dono sia importante anche per stabilire rapporti di giustizia tra i Paesi, viene in bocca un sapore amaro molto forte. È una sensazione di marezza e indignazione, ma non deve portare ad usare lo stesso linguaggio di chi specula sulla pancia della gente.
Quando i nostri padri fondarono i movimenti e gli organismi di cooperazione internazionale (la federazione Focsiv ne rappresenta 84 tra Ong, fondazioni e onlus) scommisero sulla fiducia degli associati e degli amici. Non esisteva nessuna legge di cooperazione. Loro, i nostri padri, contibuirono a scrivere la prima sul finire degli anni 60. Oggi la situazione è molto più difficile: è stata minata la fiducia!
Silvia Romano (ancora nelle mani dei rapitori mentre andiamo in stampa mercoledì 28 novembre, nrd.) rappresenta per il suo impegno – giocarsi un pezzo di vita come scelta personale, ma non come un fatto unicamente personale – il meglio della nostra società. Non voglio entrare nel merito, se l’associazione abbia osservato tutte le regole di sicurezza normalmente richieste nelle missioni all’estero (porei esprimermi solo se fosse parte della nostra Federazione). Mi compete però dire che gli organismi Focsiv sono così convinti dell’importanza del ruolo delle risorse umane che questa settimana, in occasione del 25° del Premio del Volontariato (Roma, 29 novembre), presentano l’Operazione Volontariato, per dare nuove opportunità a tanti giovani italiani di svolgere un periodo di servizio e scambio all’estero, adeguatamente preparati e nel rispetto più alto possibile delle norme di sicurezza, per incontrare altri giovani e sperimentare che la cooperazione è possibile, che costruire insieme è possibile, che è possibile lavorare per gli interessi economici, sociali, culturali delle reciproche comunità di appartenenza nei rispetto dei diritti umani e con la logica del bene comune.
Il volontariato e le Ong non sono certo la panacea per affrontare un auspicato piano Marschall per l’Africa. Però affrontare il futuro senza tener conto dei milioni di risultati positivi raggiunti in questi anni sarebbe un grave errore. E i risultati si devono anche a tanta gente che, di fronte ai poveri che stanno diventando più poveri in molti paesi del mondo, ha detto: non ci sto! Meritano rispetto!