Regionali, l’outsider Boero lancia il Reddito di maternità

Popolo della Famiglia – In testa il programma del professore torinese il sostegno alle nascite e alla vita delle famiglie: “Ogni anno muoiono in Piemonte 55 mila persone, ne nascono soltanto 30 mila: quanto possiamo illuderci di andare avanti se non nascono bambini?”

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Valter Boero

Il Popolo della Famiglia parteciperà alle Elezioni Regionali del Piemonte con il candidato presidente Valter Boero, 64 anni, docente di Chimica del suolo al Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, attivo nei Centri di aiuto alla Vita della Regione e in Italia, già consigliere comunale di Torino nelle file dell’Udc.

Perché il nome «Popolo della Famiglia»?

Per marcare la differenza dai partiti che si richiamano a un’ideologia politica e dichiarare che il nostro partito esiste per fare soprattutto una cosa, concreta: portare la vita delle famiglie al centro di tutte le decisioni politiche.

Tutte?

Sì, tutte. Che si parli di ospedali, di trasporti, di istruzione… L’obiettivo dovrebbe essere sempre un solo: realizzare il benessere della persona umana, che ha nella famiglia il luogo ideale per crescere.

Non accade già così?

Non direi.

Esistono assessorati alla Famiglia, leggi sulla Famiglia…

La verità è che in Italia e in Piemonte le risorse a sostegno della maternità e del matrimonio, anche se propugnato dalla Costituzione Italiana, sono molto scarse. Siamo un paese di vecchi, con sempre meno bambini, ci stiamo spegnendo. Siamo come la Concordia, nave da crociera che fa rotta verso l’isola del Giglio con comandanti un po’ distratti …

Cosa c’entra la Concordia?

È una nave che va a naufragare e non se ne accorge. Ogni anno in Piemonte muoiono 55 mila persone, ne nascono soltanto 30 mila: quanto possiamo illuderci di andare avanti se non nascono bambini?

Veniamo al suo programma per il Piemonte, cosa propone concretamente?

Innanzi tutto la sperimentazione della legge sul Reddito di Maternità: 1000 euro al mese, fino a 8 anni, per le donne che scelgono di stare a casa per crescere ed educare il figlio. Abbiamo raccolto le 50 mila firme in tutt’Italia per il disegno di legge di iniziativa popolare, che verrà presto portato in Parlamento.

Con quali risorse sarebbe pagato il sussidio?

Abbiamo calcolato che impegnerebbe a regime il 2% del Bilancio regionale, non una cifra esagerata. Per capirci con le proporzioni, è come se con uno stipendio di 1500 euro/mese investissimo 30 euro per garantirci il futuro.

Non suona come un ritorno al passato? Donne a casa, uomini al lavoro…

Sa quante donne rinunciano alla maternità per non perdere stipendi esegui? Sa quante ne ho incontrate nei Centri di Aiuto alla Vita, che rinunciare alla maternità per motivi economici?

Nel tempo delle grandi aggregazioni politiche, che senso ha un partito piccolo come il vostro (0,7% di preferenze alle elezioni politiche del 2018), concentrato su un tema specifico?

Siamo un partito piccolo, perché non ha avuto spazio sui mezzi di comunicazione, ma certamente popolare, radicato nel mondo cattolico, nato dal basso del Family Day 2016. Alle elezioni del 2018 abbiamo presentato candidati in tutti i collegi di Camera e Senato: non abbiamo avuto eletti, ma riteniamo di aver determinato la sconfitta di 40 candidati in altrettanti collegi. Insomma, stiamo crescendo, possiamo proporci come arbitri in uno scenario politico litigioso alla ricerca del clamore e della primogenitura su tutto.

In che senso?

Se i cittadini del Piemonte tra i 4 candidati a guidare la Regione scegliessero me, inviterei a lavorare insieme il meglio degli eletti nelle varie forze politiche. Penso di poter individuare 12 consiglieri in gamba e motivati tra i vari partiti.

Le sembra realistico?

Il meccanismo delle maggioranze e delle opposizioni è stato collaudato: di fatto è asfittico, blocca tutto, contrappone proposte e veti preconcetti. Noi partiremo dal tema della maternità per far fronte all’emergenza, per evitare l’Isola del Giglio, con tutti coloro che vogliono collaborare, di qualsiasi schieramento. Sono certo di trovarli: la demografia è sotto gli occhi di tutti.

Solitamente il banco di prova della politica regionale viene indicato nella Sanita, che assorbe l’80% del Bilancio. Quale la vostra posizione?

Siamo per un sistema misto pubblico-privato. Secondo il principio costituzionale di sussidiarietà siamo per affidare ai privati (profit e non profit) i servizi che possono svolgere meglio dello Stato. Lo Stato deve invece conservare i servizi che svolge con più efficienza dei privati; inoltre deve vigilare – è la sua funzione fondamentale – sulla qualità del servizio.

Il problema è che i costi della Sanità sono in crescita, le risorse in calo…

Una società che invecchia non può che avere costi sanitari in crescita. Una società giovane torna sostenibile.

D’accordo, ma nell’immediato?

Un letto in ospedale costa da 300 a 1500 euro/giorno. Il trattamento delle post acuzie e delle riabilitazioni può essere fatto all’esterno in strutture convenzionate con costi molto più bassi e ancora di più con l’aiuto delle famiglie se viene assicurata l’assistenza medica domiciliare. L’ambiente esterno è fondamentale per il ristabilimento di una persona. Conosco questi equilibri per esperienza diretta e per il volontariato svolto nell’Ospedale Mauriziano. Certamente anche la valorizzazione del volontariato aumenterebbe ulteriormente l’efficienza di questo servizio. L’ingrediente principale del volontariato è l’amore per il prossimo.

Con l’Amministrazione Chiamparino i conti della Sanità risultano usciti dalla fase di emergenza.

Sì, ma a prezzo di tagli al personale, con personale medico e infermieristico stressato, di mancata modernizzazione delle macchine e via dicendo. Città della Salute.

Va benissimo. Sono stato di recente a un convegno e mi sono accorto che – al di là degli slogan – è un progetto che piace a tutti e svela che i contrasti sono solo funzionali al richiamo dell’attenzione sui media. Teatro.

Lavoro, Torino e il Piemonte hanno i picchi massimi di disoccupazione in Italia.

Gli stranieri lavorano. Spesso invece gli italiani rifiutano le offerte di lavoro: siamo gente stanca, senza visione di futuro, ci mancano i figli che sono il principale fattore motivazionale. La crisi della grande industria è oggettiva, ma mi domando: quanto può incidere davvero la Regione Piemonte? Si parla poco, in proporzione, delle piccole imprese locali e degli artigiani, ci sono settori che tirano (manutenzione abitazioni, turismo, alimentare, agricoltura): eppure tanti di essi si lamentano perché vorrebbero assumere apprendisti e la legge mette i bastoni fra le ruote. Credo che a questo livello la Regione possa intervenire con molta più efficacia, togliere burocrazia, far girare denaro nelle scuole professionali. Ci sono poi economie intere da riscoprire: per esempio la valorizzazione delle valli alpine: non solo turismo ma anche gestione dei boschi, delle acque, dei pascoli, della cultura alpina…

Trasporti.

Bene il potenziamento del sistema ferroviario metropolitano, male la cancellazione dei binari nelle zone periferiche, nelle campagne, nelle valli. La parola d’ordine dev’essere: collegare, connettere. L’altra velocità ferroviaria non dev’essere più messa in discussione.

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