Ha resistito miracolosamente ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale ma nulla è servito contro la povertà e la microdelinquenza che assillano le periferie torinesi. La corona aurea della Madonnina del Borgo, una statua lignea di Maria con in braccio Gesù Bambino, custodita in una teca nella parrocchia torinese di Madonna di Campagna, è stata trafugata nella mattinata di giovedì 7 febbraio. «Un nostro parrocchiano che in quel momento stava pregando in chiesa ha visto due giovani correre lungo la navata e farsi il segno della Croce sommariamente» racconta padre Mario Durando della comunità dei Cappuccini a cui sono affidate le cure pastorali della parrocchia fondata nel 1834. «È chiaro che non volevano dare nell’occhio. L’effrazione è durata pochissimi minuti: hanno rotto la teca di vetro che protegge la statua, sottratto la corona e sono fuggiti. A nulla è valso il suono dell’allarme. Sono le modalità tipiche dei furti ad opera di sbandati, tossicodipendenti o nomadi purtroppo frequenti nella nostra zona».
I parrocchiani, molto devoti alla Madonnina del Borgo, sono stati informati dai frati del furto della corona domenica durante le Messe e subito si è sparsa la voce nel quartiere: la statua lignea, risale al XIII secolo quando i monaci Vallombrosiani giunsero nei territori di Madonna di Campagna per poi cedere il testimone ai padri Cappuccini che giunsero qui nel 1538 e fondarono il loro convento. La statua, restaurata a fine ‘800, è da sempre oggetto di devozione: i borghigiani nei secoli si sono rivolti alla Madonna del Borgo per chiedere aiuto in occasione di pestilenze, dell’assedio francese del 1706 la cui battaglia finale si combatté in questa zona della città e, soprattutto dal secondo dopoguerra in poi quando l’effigie è scampata miracolosamente al terribile bombardamento dell’8 dicembre 1942 in cui Torino fu bombardata dall’aviazione inglese (Raf) provocando 212 vittime e 111 feriti. Quel giorno, come si legge nel volume «Madonna di Campagna, passato e presente di una parrocchia di Torino» pubblicato in occasione del 150° della parrocchia (1834-1984), i parrocchiani si erano radunati in chiesa nel ricordo della Madonnina «Regina del Borgo»: nel 1928 il card. Giuseppe Gamba, allora Arcivescovo di Torino, pose sul capo della statua mariana una corona d’oro fusa con i gioielli donati dai borghigiani, la stessa corona trafugata nei giorni scorsi, più di 90 anni dopo… «Improvvisamente, alle 20.30 suonano le sirene» si legge nel memoriale parrocchiale «La gente corre a cercar rifugio sotto la Chiesa. Com’è consuetudine si inizia a pregare insieme. Ma pochi minuti dopo è il finimondo. Un grappolo di bombe, la più grande delle quali pesa 18 quintali, s’abbatte sul portale centrale della Chiesa, forse sbagliando l’obiettivo (che poteva essere la vicina conceria Cir, oggi sede della circoscrizione 5, ndr)… Sotto le macerie rimangono 64 vittime innocenti». Della parrocchia e del convento dei Cappuccini rimangono in piedi solo il campanile e viene trovata intatta anche la statua della Madonnina. La chiesa parrocchiale viene ricostruita e inaugurata così come la vediamo nel 1952 e da allora la Madonnina è tornata ad essere punto di riferimento per la preghiera dei parrocchiani. «Sono arrivata a Madonna di Campagna con la mia famiglia nel 1973» spiega la signora Filomena Giura, parrocchiana dei padri Cappuccini «e quando domenica a Messa i frati ci hanno chiesto di pregare perché chi ha sottratto la corona alla nostra statua la restituisca siamo rimasti feriti e avviliti. Nessuno di noi si aspettava un gesto di questo genere anche se, purtroppo, gli scippi e i furti nella nostra zona sono molto frequenti. Con i bambini della catechesi e gli altri fedeli ci siamo stretti attorno alla nostra Madonna a cui tante volte ci siamo rivolti per chiedere protezione per le nostre famiglie e per chi è in difficoltà. Speriamo che chi si è impossessato di un simbolo così importante per la nostra comunità ci ripensi e restituisca la corona».
«Quello che ci ha ferito non è certo il danno economico» il valore di quella statua non sta certo nella corona anche se è frutto dei sacrifici di tanti parrocchiani che ci hanno preceduto» conclude padre Durando. «Ci ferisce piuttosto l’indifferenza per un simbolo sacro che parla di una fede antica in cui si riconosce una comunità. A testimonianza di questo è lo sconcerto di tanti parrocchiani e la diffusione ‘virale’ sui social dell’immagine della statua che abbiamo diffuso subito in modo che chi per caso viene a conoscenza della refurtiva ce lo può segnalare. Per ora c’è solo la denuncia che abbiamo sporto contro ‘ignoti problemi delle nostre periferie’».