Pubblichiamo la dichiarazione che l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha rilasciato il 5 ottobre in merito ai disastri provocati dalle piogge abbondanti che si sono abbattute sul Piemonte nello scorso fine settimana.
Ancora una volta le nostre terre e le nostre montagne sono state duramente provate dal disastro provocato da piogge troppo abbondanti e improvvise. Sappiamo bene, ormai, che non si può più parlare di «fatalità»: il cambiamento climatico ci insegna lungo l’intero anno le conseguenze di scelte imprevidenti e sbagliate nella tutela del territorio. Dobbiamo registrare anzitutto la tragedia di vite perdute a causa dell’alluvione che ha colpito diverse diocesi della nostra regione, dalle Alpi alla pianura. Prima e più dei danni materiali questi lutti ci colpiscono direttamente: è la vita il vero primo valore!
Per le comunità cristiane e per tutti i cittadini “il fare memoria” e la preghiera sono il modo più importante ed essenziale per ridare la speranza e la forza di una ripresa che ci auguriamo sia sostenuta anche dallo Stato, dalle istituzioni e dalle componenti della società economica e civile del nostro territorio. Il Signore è vicino a quanti hanno avuto lutti o distruzioni delle proprie case o luoghi di lavoro e ci impegna tutti a contribuire e aiutare questi nostri fratelli e sorelle.
Ma proprio «fare memoria» significa non dimenticare che queste tragedie non nascono solo dal destino o dal caso ma hanno la loro radice in scelte che non sono di ieri. C’è una spirale perversa: i Comuni e gli enti territoriali non hanno risorse (economiche, progettuali) per tutelare il territorio, lo Stato è lontano, i progetti europei rimangono una chimera… E intanto assistiamo, in Piemonte come un po’ ovunque in Italia, ad un consumo scriteriato del territorio, a iniziative imprenditoriali più speculative che innovative, a un degrado che diventa abitudine, nelle città e soprattutto nelle campagne e nelle terre alte, sovente lasciate all’abbandono perché non abbastanza redditizie.
Al di là degli interessi individuali l’ennesimo dramma dell’alluvione – come nel 1994, come nel 2000 – ci richiama tutti al dovere della politica, intesa come impegno diretto delle persone e delle comunità. Quella politica che è ricerca del bene comune e non solo – come non si stanca di ripeterci Papa Francesco – strumento degli interessi di individui e di caste.
+ Cesare NOSIGLIA
Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa
Presidente della Conferenza episcopale piemontese