Il Consiglio dei 9 cardinali (C9), costituito dopo l’elezione di Papa Francesco per la riforma complessiva della Curia, ha proposto e già realizzato cambiamenti importanti che di fatto sono in pieno esercizio come la creazione di nuovi dicasteri e l’accorpamento di altri. Papa Francesco, di recente, nel discorso alla Curia romana per gli auguri di Natale (21 dicembre 2019) ha rimarcato che oggi ci troviamo non solo in un’epoca di cambiamenti, ma di cambiamenti epocali, «di grandi sfide e di necessari equilibri, molte volte non facili da realizzare, per il semplice fatto che, nella tensione tra un passato glorioso e un futuro creativo e in movimento, si trova il presente in cui ci sono persone che necessariamente hanno bisogno di tempo per maturare; ci sono circostanze storiche da gestire nella quotidianità, perché durante la riforma il mondo e gli eventi non si fermano; ci sono questioni giuridiche e istituzionali che vanno risolte gradualmente, senza formule magiche o scorciatoie».
In questo quadro globale fu avviato l’impegnativo progetto di riforma della Curia affidato al C9. A breve uscirà il Motu proprio del Papa che confermerà i cambiamenti già in atto e definirà quelli per ora in corso d’opera. Il tutto attraverso un continuo scambio tra il Comitato e le Chiese dei vari continenti, nonché con gli organismi stessi della Curia. Di questo Motu proprio già si conosce il nome, Praedicate Evangelium (Predicate il Vangelo), che ne sottolinea l’ispirazione di fondo, la quale del resto ben caratterizza questo pontificato fin dai suoi primi passi, cioè l’urgenza di una nuova mentalità pastorale e missionaria ad ogni livello della Chiesa cattolica.
Al card. Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), incaricato da Papa Francesco nel settembre 2013 di coordinare il C9, abbiamo rivolto alcune domande in merito.
Il C9 opera ormai da 7 anni. Avrebbe dovuto concludere – si pensava – il suo percorso di riforma della Curia entro tempi non così lunghi. Come spiegare questa dilazione?
I motivi non mancano e sono seri. Si tratta però in primo luogo di un fatto non casuale, bensì esprime una visione strategica della riforma direttamente voluta e perseguita con tenacia da Papa Francesco. Salvo rare eccezioni, egli fu sempre presente personalmente ai lavori. Di rado intervenendo, ma con ascolto assiduo. Anch’io pensavo all’inizio che si sarebbe avviata la riforma della Curia in tempi rapidi, ma ben presto ci rendemmo conto che in primis l’amministrazione economica della Santa Sede presentava così gravi lacune e distorsioni da richiedere una corsia di precedenza nei lavori, in vista di una radicale revisione. Si deve proprio alla competenza e alla determinazione del C9 se tale risanamento sia stato davvero radicale. Si tratta di un settore di vitale importanza nel quale filtrarono abusivamente interessi inammissibili per la Chiesa. Il nuovo dicastero preposto a questo settore è un primo, notevole frutto della riforma all’insegna dell’assoluta «trasparenza», come voluto con determinazione dal Papa.
L’intervista integrale al cardinale Maradiaga è pubblicata su La Voce e il Tempo del 12 gennaio 2020 in edicola