Mario Agnes, una vita per l’Ac e i Mass media

Vaticano – La scomparsa a 86 anni di uno dei laici cattolici di maggior spicco in Italia, fu presidente dell’Azione Cattolica italiana per 7 anni (1973-1980) e direttore de «L’Osservatore Romano» per 23 (1984-2007)

854
Mario Agnes

«Desidero ricordare con gratitudine l’impegno nel laicato cattolico e il generoso e lungo servizio alla direzione del giornale della Santa Sede: il Signore risorto accolga nel suo regno glorioso il compianto prof. Mario Agnes», già presidente dell’Azione Cattolica italiana e direttore emerito de «L’Osservatore Romano». A 86 anni il 9 maggio 2018 è morto un protagonista della Chiesa italiana. Presidente dell’Azione Cattolica per 7 anni (1973-1980) e direttore de «L’Osservatore» per 23 (1984-2007) è uno dei laici cattolici di maggior spicco in Italia.

Nato a Serino (Avellino) il 6 dicembre 1931, insegna Storia del Cristianesimo alle Università di Cassino e di Roma, è il fratello minore di Biagio, mitico direttore generale della Rai. Fin da giovane milita nell’Azione Cattolica, come responsabile dei ragazzi dell’ACR della sua parrocchia, poi presidente diocesano e delegato regionale della Campania.

All’Azione Cattolica il Sessantotto provoca un fiero colpo e una grave emorragia di tesserati: dal massimo nel 1959 con 3.372.000 a 2 milioni e mezzo nel 1962 a 7-800 mila nel ’69. Al presidente Vittorio Bachelet (1970-73), che ha il grande merito di redigere un nuovo statuto «conciliare», succede Mario Agnes. Il passaggio più duro è il referendum sul divorzio (12 maggio 1974), sostenuto dalla Cei e solo in extremis dall’AC. Numerosi cattolici sono per il divorzio: Giovanni Franzoni, abate benedettino e membro della Cei; fratel Carlo di Gesù (Carretto), ex presidente Giac; 92 uomini di cultura, fra cui gli storici Pietro Scoppola, Alessandro Passerin d’Entrèves, Giuseppe Alberigo. Scrive Umberto Folena su «Avvenire»: «Il referendum provocò un piccolo terremoto nel mondo cattolico italiano, a cominciare dall’AC, la realtà laicale più significativa. Agnes seppe far uscire l’associazione dalle secche con indubbia abilità, obbediente ma mai da gregario, con personalità, rinsaldando il legame con Paolo VI. E da lì cominciò la ripresa dell’AC dopo aver rischiato il tracollo».

Agnes crede nel carattere popolare dell’associazione e visita le sezioni diocesane una per una. Storico, è cultore delle origini e pubblica uno studio su Giovanni Acquaderni che, con Mario Fani, nel 1867fonda l’AC. Indipendente della Democrazia cristiana, ha una breve militanza politica come consigliere comunale a Roma e fa parte dei 7 «garanti» sul comportamento degli iscritti al partito che avevano aderito alla P2. Nel 1976 Paolo VI lo chiama a presiedere la Nei (Nuova Editoriale Italiana), editrice di «Avvenire». Lasciata la presidenza dell’AC nel 1980 dopo due mandati, nel 1984 è chiamato a dirigere, fino all’ottobre 2007, «L’Osservatore Romano» dopo lo scrittore Valerio Volpini. All’alto livello culturale aggiunge la componente storica e riprende «Acta diurna» che Guido Gonella scriveva nel ventennio fascista, quando «L’Osservatore» era l’unico giornale italiano libero. Agnes diventa un grande interprete di Giovanni Paolo II, come documenta l’opera fondamentale in due volumi «Giovanni Paolo II. Le linee di un pontificato» (Libreria Editrice Vaticana, 2014), scritto con Michele Zappella. Nel gennaio 2006 riceve il titolo di «Ambasciatore di Roma» per la sezione comunicazione.

Quando lascia «L’Osservatore» Benedetto XVI nell’agosto 2007 gli scrive un’affettuosa lettera: «Le esprimo il mio vivo apprezzamento per le doti di intelligenza e di cuore che ha rivelato nell’espletamento delle sue delicate ed esigenti mansioni. Sono lieto di confermar il giudizio espresso dall’amato mio predecessore Giovanni Paolo II che nella lettera del marzo 1985 sottolineava “la sua competenza professionale e, in modo particolare, il suo coerente impegno cristiano, il suo amore alla Chiesa e la sua esemplare fedeltà al magisteroˮ, caratteristiche che hanno sempre accompagnato la sua testimonianza di credente. In tutte queste fasi del suo servizio ecclesiale ha sempre mostrato un peculiare interesse per la comunicazione del messaggio cristiano. Come presidente diocesano di AC fondò e diresse un quindicinale che per anni raccolse in modo vivace e stimolante la voce degli studenti cattolici. Presidente nazionale curò in particolare il settore della stampa provvedendo al coordinamento e alla qualificazione delle testate, per rendere più incisiva nell’agorà massmediatica la presenza del laicato cattolico. Non mancò di sollecitarne il concorde intervento su temi di grande rilievo ecclesiale e sociale, quali la conoscenza approfondita degli insegnamenti conciliari e la loro traduzione nella vita concreta, l’attenzione alla realtà della persona e alle esigenze connesse con il rispetto della sua dignità, la difesa della vita umana, l’impegno a fare dei gruppi associativi autentiche scuole di formazione alla democrazia».

Conclude Papa Benedetto: «È spontaneo pensare alle molte fatiche affrontate in questi anni per adempiere il quotidiano dovere e non deludere le attese. Come è doveroso riconoscere l’impegno nel creare tra il personale de “L’Osservatore Romano” una comunità di lavoro all’altezza delle nobili tradizioni ereditate».

In sostanza, un protagonista mai appariscente ma sostanzioso, laico obbediente dalla schiena dritta.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome