Più di diecimila persone hanno dato vita sabato 27 maggio a una grande manifestazione a Torino per la difesa della Sanità pubblica, una Sanità che sia garantita a tutti e non piegata alle logiche del profitto, nello spirito dalla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (la 833 del 1978) e dalla Costituzione, che sancisce la tutela della salute come «diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività». Da piazza Carducci, i manifestanti hanno sfilato fin sotto il grattacielo della Regione Piemonte, al Lingotto, dove hanno lanciato l’allarme sull’attuale massiccia privatizzazione dei servizi sanitari.
Gli organizzatori, riuniti nel «Comitato per il per il diritto alla tutela della salute e alle cure», appartengono a oltre 60 organizzazioni: non solo i sindacati (Cgil e Anaao) e le associazioni di tutela degli utenti, ma anche soggetti istituzionali come gli Ordini dei Medici, degli Psicologi, dei Biologi, degli Infermieri. Il corteo ha visto la presenza di esponenti politici della minoranza in Regione, «come aderenti e non come organizzatori», precisano i portavoce del Comitato. Nelle testimonianze dal palco operatori e rappresentanti dei malati hanno raccontato le difficoltà della Sanità pubblica, depotenziata dalle politiche sanitarie degli ultimi decenni, e le conseguenti gravi ripercussioni sui pazienti: diagnosi tardive di gravi malattie (anche oncologiche), mancate cure domiciliari, abbandono dei malati non autosufficienti che devono affrontare ricoveri privati al costo di oltre 3 mila euro mensili.
«Nel 2021 in Piemonte per la spesa privata in sanità sono stati spesi 2,96 miliardi di euro – hanno denunciato gli organizzatori –. Erano 2,19 nel 2016, con una crescita in quattro anni di quasi il 20%». La richiesta all’Amministrazione Cirio è di invertire la rotta con provvedimenti tempestivi: assunzione di personale, garanzia delle cure e promozione di quelle sanitarie a domicilio, più finanziamenti per il servizio pubblico dagli ospedali alle strutture di riabilitazione e di lungoassistenza.
Com’era prevedibile, la manifestazione ha suscitato polemiche. In risposta al corteo, la Regione ha rilanciato i dati dell’Agenzia nazionale per i Servizi Sanitari regionali (Agenas) che pone il Piemonte in cima alla classifica del recupero dei ritardi Covid per i ricoveri programmati, la prevenzione e, qualche punto più in basso della vetta, per le prestazioni ambulatoriali. Dati che, come fu per l’annuncio del piano di riduzione delle liste d’attesa lanciato qualche mese fa dall’amministrazione Cirio, non convincono gli operatori impegnati quotidianamente nei servizi pubblici rappresentati dal Sindacato Anaao: «Non sono cambiate le condizioni di ritardo dei servizi per i malati nei centripubblici».
Risponde l’assessore Icardi

Se davvero l’obiettivo è unire le forze per difendere con le unghie e con i denti la Sanità pubblica, non c’è alleato migliore dell’attuale Giunta regionale del Piemonte, che grazie allo strategico e vigoroso impegno di questi anni è riuscita ad invertire la tendenza proprio sui fronti più esposti del settore, come il taglio dei posti letto, la carenza di personale e le liste di attesa.
Il Piemonte è stata la prima Regione in Italia ad avviare il percorso di stabilizzazione del personale (rispondente ai requisiti individuati dal Ministero) a tempo determinato reclutato per l’emergenza Covid, raggiungendo un accordo per la stabilizzazione di 1.137 professionisti, di cui oltre 600 già stabilizzati nel 2022 e i restanti in corso di stabilizzazione nel 2023, progressivamente in base alla scadenza del loro attuale contratto a termine. Nel 2022 la Sanità piemontese ha registrato 2.425 contratti a tempo determinato, mentre il saldo tra assunzioni e cessazioni di tutto il personale con contratto a tempo indeterminato del Sistema sanitario regionale, è positivo per poco meno di un migliaio di unità, a fronte di un saldo assunti/cessati che nel 2018 si attestava appena a 115 unità.
Per la prima volta dal 2014, il Piemonte vede di nuovo aumentare i posti letto, grazie alla ripartenza di progetti bloccati da anni, come il Parco della Salute di Torino e la Città della Salute di Novara, e al finanziamento degli Ospedali di comunità e del nuovo piano per la costruzione di sei nuovi ospedali in tutta la regione.
Quanto ai privati accreditati, il budget ordinario non è aumentato, perché è soggetto al tetto di spesa stabilito dal decreto sul contenimento della spesa pubblica. Attualmente vale 746.900.000 euro (cioè il 7,45 per cento dei costi della produzione della Sanità regionale), a cui occorre sommare, nel 2022, i 20 milioni di euro di finanziamenti previsti per il recupero delle liste di attesa.
Proprio riguardo al recupero delle liste di attesa, nella primavera del 2022, quando ancora non era stata decretata la fine della pandemia, la Regione Piemonte è stata la prima a livello nazionale ad avviare un Piano straordinario, dotandosi di un metodo strutturato su basi scientifiche e maturato grazie all’esperienza virtuosa della propria campagna vaccinale. Il numero delle prestazioni erogate è tornato ai livelli pre-covid e su 25 delle 42 prestazioni monitorate dal Ministero a livello nazionale i tempi di attesa si sono ridotti in media di 6 giorni rispetto al 2018.
Tutto ciò, mentre la Sanità pubblica del Piemonte raggiunge ogni giorno traguardi di livello nazionale e internazionale, dimostrando nei fatti di saper fare la differenza nell’accesso universale a servizi di assistenza sanitaria di qualità, sia in ospedale che sul territorio.
Luigi Genesio ICARDI, Assessore Sanità Regione Piemonte