Prosegue la serie di interviste de La Voce e Il Tempo agli assessori della nuova Giunta presieduta dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Questa settimana incontriamo Paolo Mazzoleni, assessore all’Urbanistica, all’Edilizia privata, con deleghe allo Spazio pubblico e al coordinamento dei grandi progetti e delle grandi infrastrutture nel settore traporti.

Assessore Mazzoleni, la scorsa settimana è arrivata la buona notizia: Torino ha ottenuto dal Governo un miliardo di euro per realizzare la linea 2 della metropolitana, cifra che va ad aggiungersi agli 828 milioni stanziati con la legge di bilancio del 2020: in sostanza la tratta da Rebaudengo al Politecnico potrà essere realizzata interamente con fondi statali. Quali saranno i prossimi passi?
Il progetto definitivo per la tratta Rebaudengo-Politecnico (9,4 chilometri con 13 stazioni) era stato sviluppato su due lotti, tecnicamente funzionali, in base alle risorse a disposizione che fino a ieri ammontavano, appunto, a 828 milioni, a fronte di un costo di 1 miliardo e 800 milioni. Le nuove risorse, che il sindaco Lo Russo, il sottoscritto e l’assessora ai Trasporti Chiara Foglietta hanno chiesto al Ministero nel corso di un recente incontro e che sono state stanziate, cambiano completamente il quadro e ci consentono di procedere a realizzare l’intera tratta.
Dobbiamo ringraziare i nostri uffici che hanno lavorato alacremente per rendere credibile la proposta della città. Si tratta di contributi dell’ultima legge di bilancio attinti dal fondo di 3,7 miliardi istituito dal Governo per il trasporto rapido di massa nelle città di Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino. Oltre un quarto di queste risorse è quindi a beneficio del capoluogo piemontese.
A questo punto dobbiamo procedere all’approvazione del progetto definitivo presentato dalla società comunale per la gestione delle grandi Infrastrutture «Infra.To»: una procedura complessa che confidiamo di terminare entro fine anno tenendo presente, come accennato, che ora dobbiamo lavorare su un lotto unico: quindi è necessario operare delle ricalibrature non tanto in relazione al progetto, che è pronto, ma al cantiere.
Per quanto riguarda l’appalto il nostro impegno è quello di andare in gara entro la fine del 2022. Auspichiamo, quindi, di aprire il cantiere (la talpa che scava) nel 2024.
Si tratta certamente di un’opera strategica che rappresenta anche un’importante occasione di ricucitura e riqualificazione dell’intera città, a partire dalla periferia nord.
Il sindaco ha annunciato che la Città inizierà a lavorare anche sul successivo ampliamento verso sud, almeno fino a Santa Rita…
Il grande insegnamento che traiamo dalla vicenda sui finanziamenti del Governo in merito alla linea 2 della metropolitana è che in primo luogo è fondamentale avere i progetti. Certamente dobbiamo quindi andare avanti nella progettazione. Al momento non abbiamo nessuna evidenza che gli ampliamenti saranno finanziati, ma neanche 4 mesi fa avevamo certezze sull’arrivo delle risorse per realizzare la tratta centrale.
Il sindaco ha anche parlato di modello «Ponte Morandi di Genova» per proteggere l’appalto dalle infiltrazioni criminali. Che cosa significa?
È un aspetto che sta curando direttamente il sindaco. In sostanza abbiamo chiesto al primo cittadino di Genova di condividere la procedura con cui è stata gestita la costruzione del ponte Morandi. Premesso che c’è una differenza importante, ovvero che il quel caso il sindaco era anche Commissario straordinario, intendiamo comunque lavorare su quel modello certamente virtuoso sia dal punto di vista dei tempi di esecuzione sia di protezione dell’appalto dal malaffare, individuando controlli sui profili non solo delle imprese dei subappaltatori ma anche sulle persone fisiche nei cantieri.
Tra i finanziamenti annunciati dal Ministero ci sono anche 222 milioni per il recupero della trincea ferroviaria Torino-Ceres e il prolungamento della linea 12 del tram fino all’Allianz Stadium. Opere che non sono state considerate ad alta priorità e quindi, pur approvate, saranno finanziate in un secondo tempo…
Questa decisione è frutto dell’interlocuzione serena che abbiamo avuto con il Ministero. Si tratta di due opere a cui è già stata riconosciuta la fattibilità anche se la progettualità al momento è ancora indietro. Ci siamo quindi impegnati a portarla avanti. Il Ministero ha dunque messo ciò per iscritto sulla lettera in cui ha annunciato i finanziamenti per la linea 2 della metropolitana esplicitando che i progetti sono fattibili e finanziabili. Non appena saranno disponibili le risorse andremo avanti.
Passiamo ora alla riqualificazione della zona di via della Salette, dietro corso Francia e corso Marche, da tempo abbandonata al degrado e all’incuria, che negli ultimi anni è stata oggetto di diversi progetti: da ultimo quello della costruzione, in una parte di quell’area, di uno studentato in vista delle Universiadi del 2025. Come procedere su questo dossier avviato dalla precedente Giunta?
Da una parte in una città a vocazione universitaria come Torino, e anche in vista delle Universiadi del 2025, è fondamentale investire su studentati di area pubblica. Allo stesso tempo come Giunta riteniamo che progetti del genere non debbano essere realizzati con consumo di suolo, tenendo conto delle numerose strutture dismesse presenti in città ed anche in quel quartiere.
Detto ciò su questo progetto ereditiamo un dossier che sicuramente ha le sue criticità: certamente daremo continuità agli impegni presi dalla precedente Giunta, ma allo stesso tempo in queste settimane stiamo cercando di capire se è ancora possibile edificare lo studentato in edifici dismessi, anche pubblici, che certamente non mancano. È una questione di tempistiche.
Rimanendo sul tema delle aree dismesse, in particolare quelle industriali. Qual è la vostra visione?
Come accennato le aree dismesse sono molte a cominciare da quelle pubbliche di proprietà del Demanio, del Comune, di Cassa depositi e prestiti…
Se tutte queste aree in tutti questi anni non hanno trovato un innesco occorre un cambio di passo. La strategia che stiamo cercando di mettere in campo è quella di ragionare sulla valorizzazione e non dell’alienazione di questi beni. Sulla Manifattura Tabacchi di corso Regio Parco, per esempio, dopo tre aste andate deserte, stiamo cercando di costruire un accordo tra il Demanio, proprietario della struttura, il Comune, proprietario della zona tra la Manifattura e il fiume, la Regione, la Città Metropolitana e la Sovrintendenza con l’obiettivo di attribuire valore al bene.
Un’operazione che intendiamo portare avanti per tutte le aree dismesse, soprattutto quando la proprietà è istituzionale. Questo grazie anche agli importi aiuti del Governo ai Comuni a rischio predissesto, come Torino: in passato l’obiettivo di far cassa tarpava le ali a tutti gli altri.
E sul Parco del Valentino?
L’importante progetto di riqualificazione è stato finanziato con un contributo di 100 milioni di euro che rientrano nel Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr a cui si somma una piccola cifra di eredità olimpica. Il piano, realizzato in sinergia con il Politecnico, prevede la sistemazione dei padiglioni di Torino esposizioni che ospiteranno la futura sede della Biblioteca civica centrale e alcune aule per le lezioni del Politecnico, la sistemazione e la riapertura del teatro, interventi conservativi sul Borgo medievale e il rilancio della navigabilità sul fiume a scopo turistico. Si tratta di progettualità finanziate, quindi bisogna correre.
Tra le sue deleghe c’è anche quella allo “Spazio pubblico”. Di cosa si tratta?
Si tratta di una delega che non esisteva anche se ovviamente il Comune ha sempre operato su questo ambito. In sostanza stiamo lavorando per convogliare tutta una serie di azioni, di competenze e di professionalità del Comune attorno ad un’idea unitaria di spazio pubblico. Intendiamo sviluppare un progetto capace di guidare l’azione sia di progettazione che di manutenzione, integrando i diversi ambiti fra cui anche il volontariato, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone.