Ci sono storie di accoglienza di chi, straniero, fugge da una sorte avversa, che fanno onore a Torino da sempre città di immigrazione. E riaccendono la speranza oscurata ogni giorno da tanti fatti di cronaca di dignità calpestate come sta avvenendo al vicino confine fra Italia e Francia. Mentre al santuario della Consolata si celebravano, sabato 7 aprile, i funerali della povera Beuty (il servizio in questa pagina), presso la Fabbrica delle E del Gruppo Abele un altro volto della solidarietà della città dei santi sociali veniva presentato al folto pubblico intervenuto al convegno «Quale affidamento per i minori stranieri non accompagnati» promosso dall’Anfaa, associazione nazionale famiglie affidatarie, dalla Garante dell’infanzia e adolescenza del Piemonte Rita Turino in collaborazione con la Casa dell’affidamento del Comune di Torino. Scopo della mattinata, aperto a tutta la cittadinanza, mettere insieme tutti gli attori istituzionali del territorio e del volontariato per fare il punto e promuovere l’affidamento dei minori stranieri non accompagnati (Msna) come prevede la recente legge n.47 del 2017 e fare il punto sui tutori volontari degli Msna. E proprio di qui si è partiti perché Torino e il Piemonte, ad un anno dall’entrata in vigore della legge sui Msna, che prevede anche l’istituzione presso il Tribunale dei minorenni della Regione di un albo di tutori volontari che si prendano cura degli adolescenti migranti soli, è al primo posto in Italia con 600 richieste di aspiranti tutori. Inoltre, ha aggiunto da Frida Tonizzo dell’Anfaa, anima del convegno sono 14 gli affidamenti famigliari di Msna avviati a Torino dal 1 gennaio 2017 ad oggi. «Si tratta» ha precisato Piera Patt della Casa dell’Affidamento» di 13 maschi e di una ragazza incinta, vittima della tratta, in età compresa tra i 12 e i 18 anni al momento dell’avvio dell’affido, la media è di 16 anni. I ragazzi, tutti provenienti da una precedente accoglienza in comunità, provengono da Egitto, Marocco, Zambia, Albania. Secondo i dati forniti da Marina Merana, dirigente del servizio minori del Comune nel 2016 sono 541 i Msna (di cui 41 femmine, età media 15-16anni): 110 hanno richioeso asilo, gli altri sono migranti economici.
«Questa inattesa disponibilità ‘di genitorialità sociale’» ha detto Anna Maria Baldelli, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per il Minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta «è un bel segnale di una società che si apre all’accoglienza per dare spessore ai diritti dei più deboli in questo caso minori stranieri senza dimenticare i minori italiani in difficoltà: sono tutti ragazzi in crescita, tutti hanno bisogno di affettività in grado di restituire dignità e civiltà. Sono ragazzi che hanno sulle spalle uno zaino carico di pietre: la rete delle istituzioni preposte che vigilano sul servizio di tutori e famiglie affidatarie dà una mano a questi giovani ad alleggerire il peso del loro fardello».
Il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza organo a cui compete, secondo la nuova legge, l’istituzione dell’elenco e la formazione obbligatoria degli aspiranti tutori di Msna, ricorda che al momento già 100 persone hanno concluso il primo corso di formazione obbligatoria (30 ore) e, dato l’elevato e insperato numero di richieste, nel corso del 2018, sempre in collaborazione con il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino che ha messo a disposizione la piattaforma per la formazione a distanza e il sostegno delle Fondazioni bancarie, ne verranno attivati altri due. «In questi mesi» prosegue Rita Turino «sto proseguendo i colloqui degli aspiranti tutori, devo ancora selezionare 300 persone di ogni provenienza sociale: insegnanti in pensione e in attività, studenti di giurisprudenza, avvocati, medici, impiegati pubblici, single o genitori con figli naturali o adottivi, molti di provenienza associativa o con esperienze di volontariato». Per diventare tutore volontario si deve aver compiuto 25 anni ed essere in possesso di diploma superiore o laurea.
Ora, come dispone la legge, l’elenco dei 100 tutori «diplomati» è stato messo a disposizione del Tribunale dei Minorenni che, come ha precisato Dante Cibinel, giudice del Tribinale per i minorenni ha nominato per 10 tutori che verranno abbinati ad altrettanti ragazzi stranieri non accompagnati. «Compito del tutore» ha proseguito il giudice «è di prendersi cura e rappresentare legalmente il ragazzo o la ragazza, contribuire alla valutazione di dove sia meglio collocarlo per accompagnarlo alla maggiore età tenendo conto che prioritario, rispetto al collocamento in strutture e comunità è l’affidamento famigliare anche temporaneo per esempio nei fine settimana». In Italia nel 2016 come ha illustrato Federica Altieri, assistente sociale della Pastorale Migranti della diocesi di Torino nel 2016 «sono sbarcati in Italia 25846 Msna, scesi a 15779 nel 2017: del 20% di questi si sono perse le tracce e attualmente i posti messi a disposizione dal governo tramite lo Sprar (il Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per i Msna al momento è di 3500. Ecco perché l’intervento dei Servizi sociali, delle diocesi del volontariato con l’inserimento in comunità e con l’Affido famigliare sono indispensabili per aiutare i ragazzi a inserirsi nel tessuto sociale senza finire nelle mani dell’illegalità».
Conferma don Stefano Mondin, delegato della pastorale giovanile dei salesiani, in prima linea a Torino nell’accoglienza in comunità di Msna e nell’accompagnamento all’autonomia in progetti di housing dei giovani che raggiungono la maggiore età. «I minori migranti non accompagnati e gli adolescenti italiani che accogliamo perché in difficoltà sono accomunati da storie di privazione e di mancanza di affetto. Gli stranieri hanno un problema in più: la differenza culturale e l’esigenza di restituire alla propria famiglia di origine che si è spesso indebitata per farli espatriare oltre alle somme investite per il viaggio i proventi di un ipotetico lavoro. Per questo non è semplice accoglierli e far capire loro che la scuola e l’avviamento al lavoro ‘legale’ sono fondamentali per trovare dignità e per sostenere la famiglia rimasta nei paesi d’origine. L’investimento sull’educazione è la nostra sfida ma con la consapevolezza che non tutto può funzionare senza la collaborazione di tutti».