Mirafiori esclusa dal business delle batterie

Delusione sotto la Mole – Enti locali spiazzati dal «tradimento» di Stellantis: le batterie dell’auto elettrica non saranno prodotte a Torino. Una nota della Cgil sollecita il Governo ad entrare di peso nelle politiche industriali

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Non basterà la vittoria europea della Nazionale di Calcio per far dimenticare la sconfitta di Torino nella corsa a ospitare la «gigafactory» del gruppo automobilistico Stellantis (Fiat-Peugeot). Per la produzione di batterie elettriche è stata scelta Termoli nel Sud Italia: secondo Carlo Tavares, numero uno di Stellantis, la fabbrica torinese di Mirafiori non aveva le caratteristiche necessarie ad essere riconvertita. Così Torino, ancora una volta, è rimasta a bocca asciutta.

Per Stellantis l’auto elettrica rappresenta la strada maestra dei prossimi decenni. La produzione delle batterie lontano da Torino, volendo credere a Tavares, era ampiamente prevedibile, ma viene descritta come un «tradimento» dalle istituzioni locali. «La decisione di produrle a Termoli anziché a Torino – hanno commentato il presidente Alberto Cirio e il sindaco Chiara Appendino – tradisce il Piemonte, la sua storia, i suoi lavoratori, le sue Università ed in generale una terra che ha inventato l’auto, ha investito, ha rischiato. Una terra che ha un credito enorme verso questa azienda e verso questo Stato». Cirio e Appendino, guidano il «movimento Torino» formato anche da sindacati e associazioni datoriali e nato per chiedere investimenti al Governo: «Oggi ci sentiamo traditi, e chi è tradito prova rabbia. Una rabbia che chi, come noi, ha responsabilità istituzionali deve trasformare in una azione. Attendiamo di avere parole chiare da Roma per capire su che basi questa scelta sia stata condivisa con il Governo». Per ragionare sul rilancio industriale di Torino e del Piemonte è previsto nei prossimi giorni un vertice con il premier Draghi.

Commentando la notizia di Termoli, l’Arcivescovo Nosiglia si è unito alla richiesta di maggiore impegno da parte del Governo per le politiche industriali del Paese: «Tocca, mi pare, prima di tutto al Governo nazionale gestire il coordinamento dei vari progetti e avere il coraggio di ‘pensare’ in termini di lunga durata, pur conoscendo la difficoltà di programmare oggi azioni che impegnano i prossimi anni. Ma tocca anche a tutte le istituzioni locali, le agenzie, i mondi dell’impresa e del credito, decidersi per un reale coordinamento di informazioni, risorse, progetti. Se c’è qualcosa che dovremmo aver imparato, in questi lunghi anni di addio alla fabbrica tradizionale è che la città, se è divisa, perde sempre».

Prudente il commento di Corrado Alberto, presidente di Api Torino (piccole e medie imprese) e membro del neonato comitato che chiede a gran voce l’apertura di un tavolo automotive a Roma. «È evidente che avremmo preferito che la gigafactory fosse in Piemonte, ma la scelta di Stellantis premia comunque l’Italia. Termoli non è dall’altra parte dell’oceano, così come non lo è la Motor Valley nella quale stanno arrivando investimenti cinesi per miliardi. Dobbiamo tuttavia interrogarci e lavorare per rimettere il Piemonte al centro delle politiche di investimento legate alla mobilità. Non si tratta di un problema di competenze. Il Piemonte ha tutt’ora una filiera di imprese che rappresentano una eccellenza di levatura mondiale nel settore automotive, ma serve un cambio di mentalità, di approccio e di passo. Per questo Api Torino ha sostenuto sia la gigafactory di Stellantis, sia quella che Italvolt vorrebbe realizzare nel Canavese. Ed è per questo che lavoriamo con le altre associazioni industriali, i sindacati, gli atenei e le istituzioni locali al progetto di Mirafiori per la realizzazione del Polo Nazionale della Mobilità Sostenibile e della Manifattura».

A livello nazionale i sindacati si dicono soddisfatti degli investimenti di Stellantis, ma tengono alta l’attenzione su vari fronti. «Il progetto della gigafactory nel nostro Paese rappresenta l’opportunità di convertire gli impianti meccanici di Termoli tutelando l’occupazione. A questo primo passo fondamentale dovranno seguire rapidamente altri per rilanciare la produzione di auto in Italia per affrontare la fase di transizione industriale ed energetica salvaguardando l’occupazione. È necessario individuare le missioni produttive per tutti gli stabilimenti di assemblaggio (Polo Torinese, Cassino, Pomigliano) e investire nell’innovazione del Ducato in Sevel» dichiarano in una nota congiunta Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive. «L’investimento pubblico sulla gigafactory deve essere parte di un accordo generale, anche attraverso la presenza dello Stato, per recuperare il ruolo di regia delle politiche industriali nel settore. In Italia si possono produrre più di un milione e mezzo di veicoli».

Nelle stesse ora in cui il mondo politico, sociale e del lavoro torinese si interrogava con reazioni forti e timori sempre maggiori il ceo Carlos Tavares ha annunciato un piano di investimenti per decine di miliardi di euro assicurando prosperità, sostenibilità e progetti ambiziosi: «Il nostro percorso di elettrificazione rappresenta probabilmente la tappa più importante per iniziare a definire il futuro di Stellantis ad appena sei mesi dalla sua nascita, e oggi l’intera azienda sta dedicando tutto il suo impegno a superare le aspettative di ogni cliente e ad accelerare le nostre iniziative per ridefinire la mobilità in tutto il mondo». In una nota del gruppo si legge che «per attuare questa strategia, Stellantis prevede di investire oltre 30 miliardi di euro entro il 2025 nell’elettrificazione e nello sviluppo del software, inclusi gli investimenti azionari effettuati in joint venture per il finanziamento delle rispettive attività. L’azienda – oltre ad abbassarne i costi nda. – intende massimizzare il valore delle batterie nell’intero ciclo di vita attraverso la riparazione, la rigenerazione, il riutilizzo e il riciclo e creare un sistema sostenibile, che ponga al centro le esigenze dei clienti e le tematiche ambientali».

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