
Prosegue il braccio di ferro delle opposizioni in Consiglio regionale, associazioni e cittadini, a difesa della legge piemontese 9/2016 contro il gioco d’azzardo patologico.
Il provvedimento, approvato dall’allora Giunta Chiamparino, nelle ultime settimane è stato rimesso in discussione dalla maggioranza della Regione Piemonte. A metà giugno è stato presentato un emendamento, all’interno del ddl Omnibus, poi ritirato, che chiedeva di eliminare la valenza retroattiva delle norme sul distanziamento delle sale slot dai luoghi «sensibili», come scuole, ospedali, parrocchie, banche; negli ultimi giorni il consigliere Claudio Leone (Lega) ha depositato un’ulteriore proposta di modifica della legge che prevede maggiore elasticità sugli orari di apertura delle sale slot.
Abbiamo chiesto a Monica Canalis, consigliera regionale all’opposizione (Pd), di illustrarci il quadro del dibattito politico che si è riacceso sul tema.
Consigliera Canalis, veniamo subito al cuore della questione: i dati dell’Ires non mettono in dubbio i benefici che la legge piemontese ha portato a salvaguardia della salute dei cittadini. La maggioranza in Consiglio regionale, a sostegno delle richieste di modifica del provvedimento pone, però, in primo piano il tema dei posti di lavoro persi con la misura del 2016. Che cosa pensa a riguardo?
Prima di tutto mi preme sottolineare che nel 2016 la legge fu approvata all’unanimità, in quell’occasione si creò, infatti, una convergenza politica tra la maggioranza e la minoranza del tempo. Come lei sottolinea i numeri dell’Ires, quindi di un autorevole organismo di ricerca indipendente, parlano chiaro: in Piemonte il gioco d’azzardo è calato del 9,7% (a fronte di un aumento dell’1,6% nel resto d’Italia), le perdite da gioco sono diminuite del 17,8% e i due terzi delle somme non spese nel 2018 non sono state reinvestite in altri giochi, come quello on line. Non c’è stato quindi nessun «effetto sostituzione» a dimostrazione che, ad oggi, la norma piemontese è sicuramente la più avanzata d’Italia in questo ambito. Detto questo la legge all’articolo 13 prevedeva delle norme transitorie che consentivano agli esercizi commerciali un periodo di tolleranza per adeguare le proprie attività o ricollocare i lavoratori. La misura ha dunque un’attenzione anche all’aspetto occupazionale, che certamente rispettiamo.
Ma rimane centrale il tema della tutela della salute dei cittadini appurato che il gioco d’azzardo può trasformarsi in una patologia che distrugge la vita di persone e famiglie, in particolare chi è più fragile…
Come opposizione intendiamo muoverci prima di tutto chiedendo alle forze di maggioranza di non considerare questo tema di esclusiva competenza del settore commercio. Le proposte di modifica della legge sono state depositate dalla maggioranza in Terza commissione, che è, appunto, la commissione commercio. Riteniamo che la questione vada considerata di attinenza prettamente sanitaria. Contestiamo, infatti, l’intestazione attribuita all’argomento come se fosse esclusivamente una questione di posti di lavoro quando invece in prima battuta si tratta di un tema sociale, di tutela della salute dei cittadini.
Come procederà il confronto politico?
Prima di tutto esprimo stupore su come la maggioranza stia affrontando il tema. Se nei mesi scorsi era stata depositata una proposta che chiedeva l’annullamento della retroattività, ora si chiede anche una maggiore elasticità negli orari di apertura delle sale slot, in sostanza si punta a smantellare i punti di forza di un impianto normativo che, come i dimostrano i dati, è all’avanguardia in Italia.
Dopo il voto sul ddl Omnibus, concluso il 2 luglio, l’esame delle leggi sul gioco d’azzardo proseguirà nelle sedi competenti, cioè la commissione consiliare. In questo contesto si svolgeranno le audizioni degli esperti e delle parti sociali. Resto in attesa di vedere che questo processo di confronto inizi concretamente. Purtroppo ho l’impressione che sulla questione ci siano dei legami con delle lobby potenti che vivono di questo business che di fatto approfitta della fragilità umana per generare profitti. Mi aspetterei dalla Giunta Cirio una maggiore libertà e indipendenza da queste lobby.
Chiederemo, quindi, più audizioni possibili in commissione consiliare che lascino spazio sia agli esperti specializzati in materia sia alle associazioni o che studiano il fenomeno o che si ritrovano materialmente a soccorrere le persone dipendenti da gioco d’azzardo patologico, vittime di questa vera e propria piaga sociale.
Come documentiamo tutte le settimane su questo giornale la pandemia ha aumentato in maniera esponenziale le povertà e le fragilità. In questo contesto quali sono i rischi di un allentamento delle regole sul gioco d’azzardo?
La legge piemontese ha messo dei paletti al gioco d’azzardo, le slot machine hanno continuato ad esserci, ma con delle regole di distanza dai luoghi «sensibili» e degli orari: norme che certamente vanno difese.
Stiamo vivendo un dramma sociale di portata enorme: innestare un allentamento del controllo sul gioco d’azzardo in questa fase rischia di aumentare il disagio sociale, perché tante persone impoverite a causa della pandemia cercheranno nel gioco una risposta. Il rischio è, quindi, di incrementare questa piaga invece che arginarla. Non dobbiamo dimenticare che il gioco patologico è una vera e propria dipendenza, una patologia, che richiede una cura e una presa in carico da parte del Servizio sanitario regionale. Non è possibile dunque trascurare la gravità di un fenomeno che incide sui costi della sanità e della collettività.
Come opposizione avete preso parte la scorsa settimana al presidio organizzato davanti a Palazzo Lascaris da numerose associazioni. Qual è il sentire dell’opinione pubblica su questo tema?
Anche grazie al lavoro di numerose associazioni, in prima linea quelle ecclesiali, l’opinione pubblica ha sviluppato una consapevolezza sui rischi del gioco d’azzardo, divenuta patrimonio comune. Ritengo dunque che la Giunta Cirio non possa andare dritta per la sua strada senza tenere presente questo sentimento collettivo, condiviso e consolidato.
La proposta di modifica della legge porta indietro le lancette dell’orologio di quattro anni, senza considerare la tragedia del Covid che impone un nuovo paradigma socio-economico più rispettoso dell’uomo. Il modello di sviluppo deve, infatti, reinventarsi in chiave comunitaria restituendo protagonismo sociale ai cittadini con forme di economia non basate solo sul profitto, ma che mettano al centro l’uomo.
CITTADINI MOBILITATI PER DIFENDERE LA LEGGE CONTRO L’AZZARDO