Dolore e speranza. Preghiera e richiamo alle responsabilità e ai diritti. Dal Santuario della Consolata, sabato mattina, la celebrazione, presieduta dall’Arcivescovo di Torino mons. Nosiglia, dei funerali di Beauty la donna nigeriana respinta alla frontiera francese lo scorso febbraio e morta a seguito di un linfoma dopo aver dato alla luce Israel, è stato un forte momento di riflessione e monito alla città.
Un invito alla società a considerare come ha sottolineato mons. Nosiglia “che al cuore di tutto il grande tema dell’accoglienza dei rifugiati e dei migranti c’è il valore umano e sociale di ogni persona nei suoi diritti fondamentali e universali che vanno promossi, salvaguardati prima di ogni altro pure importante fattore che è quello delle norme e dei divieti”. Parole volte a promuovere l’accoglienza ma anche a valorizzare quello spirito di solidarietà e fraternità che il dramma di Beauty e del marito Destiny hanno innescato.
“La gara di prossimità e di affetto e anche di disponibilità concrete a rispondere alle necessità di Beauty e di Destiny e del loro bambino” ha ricordato mons. Nosiglia, “da parte delle Istituzioni, del Sant’Anna, della Diocesi, dell’Opera Barolo e di diverse realtà civili e religiose, di semplici cittadini e fedeli che hanno circondato questa famiglia, mi conforta: sono orgoglioso di Torino e della sua gente, perché hanno dimostrato quanto siano importanti e concrete l’umanità e la solidarietà civile, religiosa e sociale che li animano. Mentre preghiamo per Beauty, perché il Signore l’accolga nel suo Regno di pace e di vita per sempre, chiediamo che il suo bambino Israel possa riconoscere un giorno quale sacrificio ha compiuto sua madre, per assicurargli comunque la vita. E che il piccolo e suo padre possano essere accolti come fratelli e come cittadini nella nostra comunità e abbiano tutto il sostegno necessario alla loro vita e al loro futuro”.
Un futuro che per molti migranti e segnato da sofferenze, allontanamenti, ostacoli burocratici e anche su questo il dramma di Beauty rappresenta un elemento di riflessione.
“La mancanza di una politica europea che assicuri una stretta collaborazione fra le nazioni confinanti, e scelte conseguenti, per l’accoglienza e la libera circolazione degli immigrati e dei rifugiati rende ancora più dolorosa la loro sorte” ha ancora sottolineato mons. Nosiglia nell’omelia.
Alla celebrazione Sergio Durando direttore della Pastorale Migranti con i tanti collaboratori, l’assessore alle politiche sociali del comune di Torino Sonia Schellino e l’assessore regionale all’immigrazione Monica Cerutti, la comunità africana anglofona, i volontari di varie associazioni che aiutano i migranti, membri dell’Opera Barolo e tanta gente che ha voluto unirsi alla preghiera per la donna che come ha ricordato ancora mons. Nosiglia “ha sacrificato se stessa per donare la vita al suo bambino e questo è il sacrificio più grande che prova il suo amore: dice infatti il Signore che non c’è maggior amore di quello di chi dà la vita per il suo prossimo”.