«Servo fedele, senza vacillare ha seguito il suo Signore con perseveranza anche nell’ora della prova». Papa Francesco prega per il cardinale australiano George Pell, morto il 10 gennaio 2023 a 81 anni, simbolo dell’innocente ingiustamente accusato e condannato, quando l’isteria anticattolica genera mostri giudiziari, anche nella decantata giustizia anglosassone. Menzogne prese per fatti accertati e un processo farsa celebrato in un clima rabbioso. Accusato di abusi su due chierichetti, ingiustamente processato, condannato e incarcerato a 77 anni, totalmente innocente e tale riconosciuto dopo due anni di galera.
Nato a Ballarat, in Australia, l’8 giugno 1941 da un anglicano non praticante di origini inglesi e campione di pugilato dei pesi massimi e da una cattolica di origine irlandese. Fu prima ausiliare e poi vescovo di Melbourne, arcivescovo di Sydney e cardinale, chiamato da Francesco nel Consiglio dei cardinali impegnato nella riforma della Curia. Il Pontefice ne ricorda la testimonianza coerente e impegnata, la dedizione al Vangelo e alla Chiesa; rammenta l’opera compiuta come prefetto (dal 2014) della Segreteria per l’Economia: «Ha visto chiaro il cardinale Pell, che ha cominciato la riforma e ha fatto lo schema di come si poteva andare avanti: è un grande uomo e gli dobbiamo tante cose». Lasciò Roma per affrontare e difendersi dalle accuse che gli sono state mosse.
Nel 2018 la corte distrettuale dello Stato del Victoria lo condanna a sei anni di reclusione per fatti che risalivano a decenni prima. L’appello venne respinto, la condanna confermata e per lui si aprirono le porte del carcere: si tolse la porpora e indossò la casacca del detenuto. Trascorse 404 giorni in due penitenziari di massima sicurezza a Melbourne e Barwon. Nell’aprile 2020 la clamorosa svolta: la Corte Suprema australiana decide all’unanimità il completo proscioglimento e il rilascio immediato. Secondo i supremi magistrati, la giuria del processo di primo grado e poi i giudici d’appello avrebbero dovuto nutrire qualche dubbio sulla colpevolezza del cardinale. Troppo sbilanciato il processo, poiché ben 20 persone testimoniarono in suo favore e solo una contro. Per questo «esiste una ragionevole possibilità che non abbia commesso il crimine e la possibilità significativa che sia stata condannata una persona innocente».
«Mi sono sempre dichiarato innocente e ho subìto una grave ingiustizia. Tutto si è risolto con la decisione dell’Alta Corte. Non vedo l’ora di leggere la sentenza e le ragioni della decisione. Non provo nessun risentimento verso chi mi ha accusato né credo sia stato mosso da cattiva volontà; non voglio che la mia assoluzione aggiunga dolore alla ferita e all’amarezza che molti provano; c’è abbastanza sofferenza e abbastanza amarezza. Il mio processo non è stato un referendum sulla Chiesa cattolica né su come la Chiesa in Australia ha affrontato il crimine della pedofilia. Il punto era se avevo commesso o no questi terribili crimini e io non li ho commessi». Un vero signore, grande nobiltà d’animo, pensando a tutto il fango che gli è stato rovesciato addosso dai media australiani e italiani. Pell ringrazia chi ha pregato e lo ha sostenuto con migliaia di lettere e la squadra di avvocati e consulenti «per la ferma determinazione a far prevalere la giustizia, far luce sull’oscurità prefabbricata e a rivelare la verità».
Con verdetto unanime i 7 giudici dell’Alta Corte ribaltano la sentenza della Corte d’appello che lo aveva condannato nell’agosto 2019 a 6 anni di carcere per abuso su minori, sentenza che confermava la decisione del Tribunale di Melbourne del dicembre 2018. Accolta totalmente la linea di difesa, che fino all’ultimo ha cercato di dimostrare l’impossibilità per Pell di commettere gli abusi a danno dei due chierichetti-coristi – uno deceduto anni fa – perché contemporaneamente, come testimoniato da più persone, era all’esterno della Cattedrale di Melbourne a salutare i fedeli. C’è la reale possibilità che sia stato perseguitato dalla giustizia perché Mark Weinberg, uno dei tre giudici d’appello, si era opposto ai due colleghi scrivendo un’opinione in dissenso in cui sottolineava tutte le incongruenze dell’accusa e sosteneva che non c’erano elementi per una condanna a 6 anni di carcere.
Pell si è sempre detto innocente: ha compiuto 81 anni l’8 giugno 2022. Il presidente della Conferenza episcopale australiana, Mark Benedict Coleridge, arcivescovo di Brisbane, afferma che la decisione «sarà accolta con favore da coloro che credono nell’innocenza del cardinale e sarà devastante per gli altri». Ribadisce «l’impegno incrollabile della Chiesa per la sicurezza dei bambini e per una risposta efficace ai sopravvissuti e alle vittime di abusi sessuali». Nella vicenda Bergoglio e la Santa Sede hanno preso atto delle decisioni dei giudici; hanno ribadito il massimo rispetto per le autorità giudiziarie; hanno ricordato che il cardinale ha sempre sostenuto la propria innocenza; hanno confermato la vicinanza alle vittime e l’impegno a perseguire i membri del clero, colpevoli di abusi. «Ha sempre riposto fiducia nell’autorità giudiziaria; accoglie con favore la sentenza unanime pronunciata che lo proscioglie dalle accuse. Nel rimettersi al giudizio della magistratura ha sempre ribadito la propria innocenza attendendo che la verità fosse accertata.