Nord del Mozambico. Una contorta insenatura dell’Oceano si allontana dalla linea della costa verso l’interno e forma la Baia di Fernão Veloso. Sulle sue rive si affaccia la città di Nacala, nata in epoca coloniale per la sua posizione di porto naturale e per diventare stazione terminale della ferrovia che, attraversando il Malawi, unisce il Nord Est e la costa orientale.
Potenzialmente un gioiello, per la sua posizione di fronte ad una grande baia protetta dalle correnti dell’Oceano, la città si è sviluppata senza una pianificazione urbanistica e oggi, con i suoi duecentomila abitanti, soffre non solo di una crescita senza regole, ma dell’impatto del cambiamento climatico. Se già alle nostre latitudini, infatti, soffriamo delle variazioni del clima con la riduzione delle precipitazioni o l’aumento della temperatura, è nelle aree tropicali che l’impatto è più forte e distruttivo, con fenomeni meteo che alternano, con maggiore frequenza e intensità del passato, siccità, piogge torrenziali e cicloni. Tutto questo ha un impatto gravissimo sull’erosione del suolo che ridisegna la superficie terrestre, scava grandi solchi nella città e nei villaggi e compromette la produzione agricola.
Attraverso progetti finanziati dall’Unione Europea, le comunità locali, insieme a Lvia, hanno avviato una mappatura del territorio, un Piano locale di adattamento (Pla), cioè una pianificazione dello sviluppo della città con l’obiettivo di prevenire ulteriore erosione del suolo, e una serie di interventi e campagne di formazione che da un lato sensibilizzano ad un uso responsabile della risorsa terra e dall’altro promuovono un rafforzamento delle comunità e della democrazia. Le comunità, infatti, sviluppano gli aspetti tecnici dei progetti usando i droni per il participatory mapping approach, ma con il Piano di adattamento (Pla) contribuiscono anche alla vita democratica della città, qualificandone la capacità di pianificazione futura. Per questo le campagne di formazione dei cittadini hanno affrontato non solo tematiche tecniche, ma anche i diritti umani, l’attenzione alla dimensione femminile, il dialogo interreligioso, l’educazione alla pace e alla riconciliazione, prospettive importanti in un Paese uscito trenta anni fa da una guerra civile le cui tracce in qualche caso pesano ancora.
In questo percorso un protagonismo prezioso è giocato dai giovani delle associazioni ambientaliste locali che stanno sperimentando soluzioni nuove per contrastare l’erosione del suolo attraverso un utilizzo innovativo della coltivazione del bambù. Un esempio significativo di cittadinanza attiva e responsabile che prova a orientare e custodire il futuro.