Nairobi, crolla un edificio. La parrocchia “torinese” ospita i sopravvissuti

Tassia – Il 6 dicembre un palazzo si è sgretolato su se stesso causando la morte di 10 persone, 17 hanno perso tutto e sono ospitate nella parrocchia affidata a don Paolo Burdino e don Daniele Presicce, fidei donum della Diocesi di Torino

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Una palazzina nello «slum» vicino alla parrocchia dei Santi Innocenti a Tassia, periferia di Nairobi, è crollata lo scorso 6 dicembre causando la morte di 10 persone, e il bilancio pare non essere ancora definitivo. Da venerdì scorso la comunià guidata da due sacerdoti torinesi fidei donum, don Paolo Burdino e don Daniele Presicce,  accoglie 17 persone che hanno perso tutto.

«La palazzina», spiega don Burdino, «era fatiscente. La gente era rimasta in quella casa perchè il proprietario non chiedeva di pagare il mese in anticipo e l’affitto era basso. Il bilancio della tragedia poteva essere ancora peggiore perché il crollo è avvenuto verso le otto del mattino quando molti degli abitanti erano al lavoro. La gente accorsa sul posto ha iniziato immediatamente a scavare per liberare le persone intrappolate, utilizzando qualsiasi mezzo a disposizione e poi sono arrivati i primi soccorsi, vigili del fuoco, polizia ed esercito. La situazione è apparsa subito grave perché il palazzo è collassato su se stesso. I pilastri hanno ceduto molto probabilmente per le forti piogge che stanno colpendo tutto il Kenya che hanno eroso e scavato sotto le fondamenta del palazzo».

«Come parrocchia», aggiunge don Burdino, «abbiamo aperto le porte della nostra hall e verso le 11 della sera di venerdì abbiamo accolto diciasette persone dando loro cibo, acqua e un ricovero, mentre la Croce Rossa ci ha fornito materassi e coperte. Attualmente queste persone sono ancora ospitate in parrocchia, ma le autorità locali stanno cercando di ricollocarli tra parenti o amici. Purtroppo non è il primo caso di una palazzina che crolla a Nairobi. L’incuria, la speculazione, la corruzione e il desiderio di guadagno provocano queste tragedie. La comunità cristiana si è mobilitata attraverso una raccolta di vestiti, utensili per supportare queste famiglie».

 

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