Nel 2017 uccisi 23 missionari e operatori pastorali

24 marzo – Nell’anniversario dell’assassinio di mons. Romero in tutto il mondo si è pregato per i laici e i consacrati ammazzati in terra di missione. Secondo i dati dell’agenzia “Fides” dei 23 martiri nel 2017 sono stati uccisi:13 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa e 8 laici

1165

Nel 2017 nel mondo sono stati uccisi 23 missionari e operatori pastorali che sono stati ricordati in particolare il 24 marzo in una «Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri», la 26ª della serie. L’appuntamento – caro ai Pontefici Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco – cade nell’anniversario dell’uccisione di  mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato in odio alla fede  dagli «squadroni della morte» dell’esercito salvadoregno mentre celebrava messa in una chiesa il 24 marzo 1980. Romero, beatificato il 23 maggio del 2015, sarà presto annoverato tra i santi in questo anno 2018. Infatti lo scorso 7 marzo il Pontefice ha autorizzato la Congregazione per le cause dei Santi a promulgare i decreti riguardanti il miracoli attribuiti all’arcivescovo di San Salvador e a Papa Paolo VI.

Secondo i dati forniti dall’agenzia «Fides», dei 23 martiri nel 2017, sono stati uccisi:  13 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa e 8 laici che vanno ad aggiungersi ai 424 operatori pastorali, di cui 5 vescovi, uccisi nel mondo dall’inizio del 2000. Per l’ottavo anno consecutivo, il numero più elevato è in America, dove sono stati uccisi 11 operatori pastorali – 8 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici – davanti all’Africa con 10 operatori pastorali (4 sacerdoti, 1 religiosa, 5 laici). In Asia sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 laico).

Il Messico, dilaniato dai «cartelli della droga», sono stati uccisi quattro sacerdoti: Joaquin Hernandez Sifuentes, Felipe Carrillo Altamirano, Luis Lopez Villa, José Miguel Machorro. In Bolivia la laica Helena Agnieszka Kmiec. In Venezuela il religioso francescano Diego Bedoya. In Colombia due sacerdoti, Diomer Eliver Chavarría Pérez e Abelardo Antonio Muñoz Sánchez. In Brasile don Pedro Gomes Bezerra. In Argentina il laico Ricardo Luna. Ad Haiti don Joseph Simoly.

Quando all’Africa, in Sud Sudan è stato ucciso il catechista Lino di Kajo-Keji; in  Madagascar il cappuccino Lucien Njiva; in Burundi il sacerdote Adolphe Ntahondereye è morto due settimane dopo la sua liberazione da un duro sequestro; in Nigeria è stato rapito e ucciso il sacerdote Cyriacus Onunkwo mentre il laico George Omondi è morto nel tentativo di fermare i ladri che avevano preso di mira la chiesa di cui era il custode. Ci sono poi tre laici catechisti: Joseph, John e Patrick, uccisi in un attentato dei terroristi islamici Boko Haram. In Kenya è morto padre Evans Juma Oduor mentre è stata violentata e uccisa suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya. I due missionari morti nel 2017 in Asia, hanno entrambi perso la vita nelle Filippine: il sacerdote Marcelito Paez e il laico catechista Domingo Edo.

Negli ultimi tempi ci sono anche tre vittime piemontesi: un vescovo, un sacerdote «fidei donum», un missionario della Consolata.

«Un atto ripugnante, una grande perdita non solo per i cattolici. Un amico del nostro popolo, un uomo coraggioso, umile, disinteressato, difensore della pace». Così il presidente del Kenya Mwai Kibaki ai funerali di mons. Luigi Locati, vicario apostolico di Isiolo brutalmente assassinato a 77 anni il 15 luglio 2005 da sconosciuti nella sua povera residenza. Nato a Vinzaglio (Vercelli) il 23 luglio 1928, studente vivace e con un precoce sogno missionario, ordinato prete nel 1952, a 35 anni nel 1963 è missionario «fidei donum» a Isiolo, zona poverissima, solo dieci cattolici. In 43 anni il «miracolo Locati»: scuole e strutture sanitarie, dispensari e centri d’accoglienza, parrocchie e istituzioni caritative. Una vita al servizio del Vangelo e dell’uomo. Una comunità cristiana in forte crescita, aperta a tutti senza distinzione di etnia, tribù, fede, nonostante le minacce, con un ideale: restituire l’Africa agli africani. Nel maggio 2005 era stato in Italia e aveva incontrato Papa Benedetto XVI che, dopo l’assassinio, parlò «di nobile anima, di testimonianza altruista al Vangelo e alla promozione della dignità umana che hanno caratterizzato il suo ministero». Eletto vescovo il 15 dicembre 1995, si preparava a lasciare vicariato apostolico per raggiunti limiti di età.

Don Giuseppe Bessone, missionario «fidei donum» pinerolese, è stato ucciso per rapina con un coltello la notte del 2 settembre 2005 da un ragazzo di 16 anni che aveva accolto nella sua casa di Sant’Antonio a Blumenau in Brasile dove era parroco. L’assassino si è ferito ed è stato arrestato. Nato a Bricherasio il 22 novembre 1943, fin da piccolo sogna la missione. Prete dal 25 giugno 1967, svolge il ministero in diocesi, poi nel 1975 parte per il Brasile dove coniuga la fantasia della carità con lo slancio missionario finché un ragazzo di strada accolto sotto il suo tetto non trafigge il cuore che lo aiuta a rialzarsi.

La stessa fine è inflitta a padre Giuseppe Bertaina, missionario della Consolata da sessant’anni in Africa. Nativo di Madonna dell’Olmo (Cuneo), aveva fatto il ginnasio nel Seminario di Cuneo ed era entrato tra i missionari della Consolata, aveva fatto il noviziato a Chiusa Pesio, gli studi di filosofia e teologia alla Casa Madre di Torino ed era stato ordinato sacerdote nel 1951. Era partito per l’Africa ed era rettore del Seminario filosofico di Nairobi in Kenya, frequentato da studenti di vari istituti religiosi, quando è stato assassinato a 82 anni per una manciata di soldi.

Il tema della «Giornata» di quest’anno è «Chiamati alla vita» e si rivolge in particolare ai giovani, ai quali sarà dedicato il Sinodo dei vescovi del 3-28 ottobre 2018, esortandoli ad avere il coraggio di annunciare il Vangelo soprattutto con gesti,  solidarietà e aiuto a chi è nel bisogno.

«Un pastore zelante che, sull’esempio di Gesù, ha scelto di essere in mezzo al suo popolo, specialmente ai poveri e agli oppressi anche a costo della vita»: così Papa  Francesco descrive i missionari martiri, convinto più che mai che la Chiesa abbia bisogno «di martiri, di testimoni, di santi di tutti i giorni, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome