«Nella croce di Gesù tutte le croci del mondo» scandisce Papa Francesco al termine della Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo (19 aprile) e prega: «Gesù ravvivi in noi la speranza della risurrezione e della definitiva vittoria contro il male e la morte».
LA LOGICA DEL VANGELO È IL SERVIZIO – Il «Triduo Santo» inizia giovedì 18 aprile nel carcere di Velletri (Roma), 577 reclusi, il 60 per cento di nazionalità non italiana. Lava i piedi a 12 di 4 diversi Paesi (9 italiani, 1 ciascuno da Brasile, Costa d’Avorio, Marocco): «La logica del Vangelo è il servizio come insegna Gesù “Servitevi gli uni gli altri”. Il nostro cuore abbia sempre al centro il servizio». Per la quinta volta celebra la Messa in «Coena Domini» in un carcere. L’omelia a braccio va al cuore: «Gesù aveva tutto il potere ed era il Signore e lava i piedi, cosa che facevano gli schiavi. Poi consiglia tutti: “Fate voi questo gesto tra voi”, cioè servite l’uno l’altro, siate fratelli nel servizio, non nell’ambizione di chi domina o calpesta l’altro. Servire è fare qualcosa di cui tu hai bisogno: questa è la fratellanza, questa è la regola di Gesù e del Vangelo»
ALCUNI GIOVANOTTI, PER DIVERTIRSI… – Sono di suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’associazione «Slaves no more», le riflessioni alla «Via della croce» al Colosseo dedicate alle «ragazze umiliate dai trafficanti e al calvario dei migranti» tra lager, muri e porti chiusi. I mari sono diventati dei cimiteri. Di fronte a queste morti non ci sono risposte, ci sono però responsabilità: «Fratelli che lasciano morire altri fratelli. Uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare. I governi discutono chiusi nei palazzi, e il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete. La crudeltà si accanisce su chi fugge». Parole che nascono dall’esperienza sul campo: «In una notte gelida di gennaio, su una strada alla periferia di Roma, tre africane, poco più che bambine, accovacciate per terra si scaldavano attorno a un braciere. Alcuni giovanotti, per divertirsi, passando in macchina hanno gettato del materiale infiammabile ustionandole gravemente. In quel momento passava una delle tante unità di strada di volontari che le ha soccorse, le ha portate in ospedale, le ha accolte in una casa-famiglia».
L’INGIUSTIZIA PIÙ RADICATA PER IL MESTIERE PIÙ ANTICO – Dalla preistoria la sopraffazione dell’uomo sulla donna e meretricio sono collegati. Più che il mestiere più antico del mondo, la prostituzione si configura come l’ingiustizia più radicata nell’umanità. Prega suor Eugenia: «Non sappiamo più scorgere chi è nel bisogno, vedere chi è ferito e umiliato; rivendichiamo i nostri diritti e interessi e dimentichiamo quelli dei poveri e degli ultimi della fila. Signore, facci la grazia di non rimanere insensibili alle loro sofferenze e al loro grido di dolore». Cita la figura di Maria: «Quante mamme vivono l’esperienza di tua Madre e piangono per la sorte di figlie e figli? Quante, dopo averli generati, li vedono soffrire e morire per malattie, mancanza di cibo, di acqua, di cure mediche. È facile portare il crocifisso al collo o appenderlo nelle chiese e nelle case, ma non è altrettanto facile incontrare e riconoscere i nuovi crocifissi: senza fissa dimora; i giovani senza speranza, lavoro e prospettive; immigrati costretti a vivere nelle baracche», assistiti da tanti samaritani del terzo millennio «che vivono l’esperienza della strada e si chinano su tante ferite».
LA GIOVANE TINA, UCCISA SULLA STRADA A VENT’ANNI – Implora Dio ad avere «pietà delle tante, troppe mamme che hanno lasciato partire le giovani figlie verso l’Europa: hanno trovato umiliazioni, disprezzo, anche la morte». Tina ha lasciato una bimba di pochi mesi. Richiama «l’esperienza di un gruppo di religiose di diverse nazionalità, provenienze e appartenenze: da oltre diciassette anni, ogni sabato visitiamo un centro per donne immigrate prive di documenti, in attesa di conoscere il loro destino, in bilico fra espulsione e possibilità di rimanere». Ricorda i bambini che non possono andare a scuola e «sono sfruttati nelle miniere, nei campi, nella pesca, venduti e comperati da trafficanti di carne umana, per trapianti di organi; usati e sfruttati sulle strade da molti che hanno perso il senso della propria e altrui sacralità». Come «una minorenne dal corpicino gracile che uomini a bordo di auto lussuose facevano la fila per sfruttare. Poteva avere l’età delle loro figlie. Tante giovani sperimentano solo sopruso, arroganza, indifferenza. Dobbiamo denunciare la tratta di esseri umani come crimine contro l’umanità. Il povero, lo straniero, il diverso non deve essere un nemico da respingere ma un fratello da accogliere e aiutare».
DENARO, BENESSERE, POTERE IDOLI DI OGNI TEMPO – Tutto è acquistabile, «compreso il corpo dei minorenni, derubati dela dignità e del futuro. Abbiamo dimenticato la centralità, la dignità, la bellezza dell’essere umano». Mentre nel mondo si alzano muri e barriere e si chiudono i porti, la suora antischiavista ringrazia «coloro che rischiano la vita nel Mediterraneo per salvare quella di tanti in cerca di sicurezza e opportunità. Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù». Ricorda la piccola Favour, 9 mesi: partita dalla Nigeria con i genitori «nel lungo e pericoloso viaggio nel Mediterraneo, mamma e papà sono morti insieme ad altre centinaia di persone che si erano affidate a trafficanti senza scrupoli per giungere nella “terra promessa”. Solo Favour è sopravvissuta, salvata dalle acque. La sua vita diventi luce di speranza nel cammino verso un’umanità più fraterna». Mostrano di aver capito poco o nulla quei giornali di destra che scrivono di «riflessioni politiche» e di «Via Crucis contro Salvini».