«Non è lecito benedire le unioni omosessuali», ma questa «non è un’ingiusta discriminazione» e non si dà «nessun giudizio sulle persone». Lo ha affermato il 15 marzo 2021 una dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della fede in risposta ad un «dubium» che era stato presentato. Non è lecito ai sacerdoti, quindi, benedire le coppie omosessuali che chiedono una sorta di riconoscimento religioso della loro unione. Il Papa è informato e «ha dato l’assenso» alla pubblicazione della risposta e di una nota esplicativa firmata dal cardinale prefetto Luis Francisco Ladaria Ferrer e dal segretario Arcivescovo Giacomo Morandi.
All’origine della dichiarazione ci sono alcune affermazioni e prassi – Il documento si inserisce nel quadro «della sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle persone omosessuali, alle quali si propongono cammini di crescita nella fede», secondo l’esortazione apostolica «Amoris Laetitia» (19 marzo 2016), che parla degli «aiuti necessari» offerti agli omosessuali «per comprendere e realizzare la volontà di Dio nella loro vita». Fondamentale, nella dichiarazione, la distinzione tra le persone e l’unione. Il responso negativo a benedire l’unione non implica un giudizio sulle singole persone, che devono essere accolte «con rispetto, compassione e delicatezza evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il testo è molto breve: «Al quesito proposto: “La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?” Si risponde: “Negativamente”». Poche righe per dire no a vari movimenti, come a una parte del Sinodo (in corso) della Chiesa tedesca.
Le motivazioni alla base del responso negativo – La prima concerne la verità e il valore delle benedizioni, che sono dei «sacramentali» – non Sacramenti – azioni liturgiche della Chiesa che richiedono che ciò che viene benedetto sia «oggettivamente ordinato a ricevere ed esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella creazione». Le relazioni, anche stabili, «che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio» – cioè fuori «dall’unione indissolubile di un uomo e di una donna» aperta alla trasmissione della vita – non rispondono a quei «disegni di Dio». Una considerazione che non riguarda soltanto le coppie omosessuali, ma tutte le unioni che comportano sessualità fuori dal matrimonio. Un altro motivo è il rischio di assimilare erroneamente la benedizione delle unioni tra omosessuali al Sacramento del matrimonio. La Congregazione non esclude «che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazioni omosessuali, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati da Dio», mentre si dichiara illecita «ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni». In sostanza, non si può benedire una situazione di peccato, ma si deve accogliere il peccatore.
La nota esplicativa spiega che certe proposte «non di rado sono motivate da una volontà di accoglienza e di accompagnamento degli omosessuali» e in tali cammini «l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la partecipazione alla liturgia e la carità possono ricoprire un ruolo importante per sostenere l’impegno di leggere la propria storia e di aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale». La nota spiega che «i sacramentali sono segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei Sacramenti, sono significati e vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. I sacramentali non conferiscono la grazia dello Spirito Santo ma preparano a ricevere la grazia e a cooperare con essa». Si tratta delle benedizioni con cui la Chiesa «chiama gli uomini a lodare Dio, li invita a chiedere la sua protezione, li esorta a meritare la sua misericordia. Istituite in certo qual modo a imitazione dei Sacramenti, si riportano sempre a effetti spirituali». Per essere coerenti con la natura dei sacramentali, quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e a esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni». Per tale motivo, «non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio, come nelle unioni fra persone dello stesso sesso».
Non è una discriminazione ma un richiamo alla verità su Sacramenti e sacramentali – La nota invita i pastori «ad accogliere con rispetto e delicatezza le persone con inclinazione omosessuale, coerenti con l’insegnamento ecclesiale, per annunciare il Vangelo. La risposta al “dubium” non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio, ma dichiara illecita ogni benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni». La Chiesa «benedice i figli pellegrinanti in questo mondo ma non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui. La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso». Papa Francesco il 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro a Roma, ha dato l’assenso alla pubblicazione del «Responsum ad dubium».
Il problema è molto sentito nella Chiesa tedesca impegnata nel Sinodo nazionale – Nel dicembre 2019 in un’intervista il cardinale arcivescovo di Monaco Reinhard Marx, allora presidente della Conferenza episcopale tedesca, disse: «La Chiesa non può sminuire un rapporto omosessuale solido, in cui ciascuno dei due rimane a fianco dell’altro per anni». E il vescovo Peter Kohlgraf di Magonza difese un libro di benedizioni e riti per le unioni omosessuali. In Germania e in Austria la questione è molto avvertita.