«Ho saputo con dolore del naufragio sulla costa calabrese presso Crotone. Prego per i morti, i dispersi e i migranti sopravvissuti. Ringrazio quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza».
Dopo l’Angelus domenicale il cuore del Papa si spezza come il barcone naufragato con tanti bambini, ingoiati dal mare a Steccato di Cutro. I superstiti sfiniti, fradici e impauriti sulla spiaggia raccontato che il barcone – complice il maltempo e il mare agitato – si è spezzato. Secondo loro i disperati erano circa 250; per le autorità 150-180 provenienti da Iran, Pakistan e Afghanistan.
Cei, responsabilità e umanità – «Una profonda tristezza e un acuto dolore per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste. Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre. Il bilancio è drammatico. Ci uniamo alla preghiera del Santo Padre per ognuno di loro, per quanti sono ancora dispersi e per i sopravvissuti».

Il cardinale Arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), usa parole dure: «Questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero».
Parole di fuoco contro coloro che, al Governo e in Parlamento, rimandano indietro l’orologio della storia: «Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe».
La coscienza europea e internazionale deve dare «una risposta strutturale, condivisa e solidale, perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza».
Caritas, «soluzioni adeguate» alle migrazioni – Per il direttore don Marco Pagniello «è solo l’ultimo di tanti episodi che ci devono interrogare. Il naufragio avviene all’indomani della conversione in legge del decreto che limita gli interventi di salvataggio in mare» delle Organizzazioni non governative.
La Caritas ribadisce «l’urgenza di una risposta strutturale e condivisa con le istituzioni e i Paesi, affinché l’Italia e l’Europa siano all’altezza delle loro tradizioni, delle loro radici e del loro umanesimo. Le fughe da miseria e guerre non possono essere gestite come un’emergenza. Penalizzare, anziché incoraggiare, quanti operano non fa che aumentare uno squilibrio di umanità. La vita è sacra e va salvaguardata sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile».
Allora «è tempo di scelte coraggiose e organiche, non di opportunismi. È tempo che i diversi attori si confrontino per trovare una soluzione corale e costruttiva, per il bene di tutti». La Caritas è impegnata nel progetto «Corridoi umanitari, vie sicure che evitano i pericoli».
Migrantes – «Queste morti non possono che generare vergogna». L’Arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes della Cei, chiede un impegno europeo «per un’operazione ‘Mare nostrum’ che metta in collaborazione Paesi europei e società civile. La collaborazione con il Nord Africa non può limitarsi a interessi energetici o a sostegni per impedire i viaggi, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato. Le risorse vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone, non in muri o campi disumani».