Nessuno ferma, da oltre duemila anni, le persecuzioni e le uccisioni dei cristiani. Bene ha fatto Papa Francesco a istituire – in vista dell’Anno Santo 2025, alla normale scadenza – un comitato che indaghi sui martiri nei 25 anni dal 2000 al 2025.
Sputi, violenze e intimidazioni contro i cristiani in Israele – Da mesi sono aumentati intimidazione, minacce e violenze contro i cristiani in Israele. Chiese vandalizzate; una statua di Cristo distrutta; un cimitero protestante profanato; tentativi di «occupare» alcune chiese ad Haifa da parte degli estremisti religiosi ebrei. Una minoranza, che non gode del sostegno della maggioranza, ma gli estremisti rischiano di provocare un’esplosione di violenza. In un’intervista ai media vaticani, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa che riceverà la berretta cardinalizia da Papa Francesco il 30 settembre, si dice preoccupato ma tiene acceso un filo di speranza. Un’idea molto semplice: chiede l’applicazione del diritto e il rispetto delle garanzie per le comunità religiose, cosa che sancisce la «Carta dei diritti dell’uomo» dell’Onu. Il patriarca conferma l’aumento «esponenziale di attacchi, scontri, sputi, accuse, insulti, soprattutto nella Città vecchia di Gerusalemme. La questione preoccupa la comunità cristiana e le autorità israeliane che dicono di fare di tutto per impedirli ma con non molto successo».
Un giornalista travestito da frate a spasso per Gerusalemme – «Avvenire» il 14 luglio ha pubblicato un curioso ed eloquente servizio. «Sandali, saio francescano e cappuccio. Yossi Eli, giornalista del canale televisivo israeliano “Channel 13”, ha vissuto un giorno da frate a Gerusalemme e ha documentato sputi e gesti di disprezzo nella città santa contro suore e religiosi cristiani a opera di ebrei ultraortodossi. Accompagnato da un vero francescano, e con il permesso dei superiori della Custodia, Eli si è avventurato per le vie munito di telecamera nascosta e ha percorso gli itinerari che ogni giorno decine di religiosi percorrono per recarsi al Santo Sepolcro o per raggiungere i conventi. Cinque minuti dopo essere uscito il giornalista riceve il primo sputo. Diversi gli episodi simili, anche da parte di militari e da un bambino». Il servizio televisivo mostra gli sputi ricevuti e ricostruisce episodi di intolleranza e di vandalismo. A gennaio due coloni ebrei hanno dissacrato diverse tombe in un cimitero luterano; un estremista ebreo ha sfregiato una statua del Cristo nella chiesa francescana della Flagellazione; sul muro di un convento armeno è apparso il graffito «Morte ai cristiani»; una sala parrocchiale dei maroniti è stata devastata in Galilea; a maggio attacco di ultra-ortodossi, guidati dal vicesindaco di Gerusalemme, Aryeh King, contro pellegrini evangelici che pregavano.
Questi gli episodi eclatanti, poi c’è la quotidianità fatta di sputi e violenze verbali sulla «Via dolorosa», alla Flagellazione, a Monte Sion, alla basilica della Dormizione. Aggiunge «Avvenire»: «La maggior parte delle molestie non viene denunciata perché è impossibile identificare gli autori. Poi i religiosi – molti stranieri – temono di perdere il permesso di soggiorno nel Paese». Il fenomeno non riguarda il popolo d’Israele ma «una fetta di estremisti religiosi cristallizzati in vecchi pregiudizi». La questione preoccupa i vertici dello Stato: il 9 luglio il presidente d’Israele Yitzhak Herzog «ha condannato fermamente la violenza, compiuta a opera di un piccolo gruppo di estremisti contro i luoghi santi della fede cristiana e contro il clero cristiano, sputi e profanazione di tombe e chiese. Un male perverso e una totale vergogna per noi come società e come Paese».
Pizzaballa: all’origine c’è una formazione e un’educazione in ambienti ebraici – «La stragrande maggioranza della popolazione israeliana, anche religiosa, non ha nulla a che fare con tutto questo. Tanti rabbini hanno scritto e parlato contro questi fenomeni». Alcuni soffiano sul fuoco, «la nuova generazione di coloni è meno abituata a incontrare realtà diverse; c’è un clima di violenza generale, nella società israeliana e anche in quella palestinese. Gli attacchi sono frutto di violenza, odio, disprezzo che crea tensione, malcontento e rabbia nella comunità cristiana». Ad Haifa il rabbino Berland, «un po’ fuori controllo, e i suoi seguaci sono convinti che a “Stella Maris”, nella chiesa dei Carmelitani, ci sia la tomba del profeta Eliseo, cosa che non esiste proprio». Il patriarca è molto chiaro: «Non vogliamo protezione, vogliamo garanzie e diritti, vogliamo vivere da liberi cittadini in uno Stato democratico».
Già nel febbraio 2009 ci furono «offese orribili e attacchi ripugnanti» e i vescovi cattolici condannarono un programma del «Canale 10» della tv israeliana nel quale venivano «attaccate le figure di Gesù Cristo e della Vergine Maria». Il tutto senza che alcuno – commissione di vigilanza, parlamento, politica, opinione pubblica – chiedesse il rispetto delle religioni diverse dall’Ebraismo. Il quotidiano «Haaretz» pubblicò l’articolo: «I cristiani di Gerusalemme vogliono che gli ebrei smettano di sputargli addosso». Non è una metafora su una nuova lite politico-teologica ma racconta episodi denunciati già nel 2009. Su queste intolleranze spesso cala il silenzio: emergono grazie al coraggio di qualche testata o di qualche vittima.
La persecuzione divampa in Iraq, Siria e Nigeria – Estremisti islamici hanno indotto il presidente iracheno a revocare il decreto che assicurava al cardinale patriarca dei cattolici caldei Louis Raphaël Sako un riconoscimento istituzionale mettendo così in gravissimo pericolo il patriarca e i fedeli. Dall’Iraq continua l’esodo dei cristiani ridotti da oltre un milione e mezzo a 200 mila. In Nigeria dal 1999, la «sharia» hai crudelmente ucciso più di 50 mila cristiani. Secondo studi indipendenti in 18 mesi (gennaio 2021-giugno 2022) sono stati massacrati 7.600 cristiani e 5.200 sequestrati. Ogni anno 400 attacchi a chiese, scuole, ospedali, opere sociali dei cristiani. Dove è al potere l’Islam, nessuno ferma la persecuzione contro i cristiani.