“Non temete”, la nuova Lettera Pastorale di Nosiglia

Diocesi di Torino – «Non temete, io sono con voi» è il titolo della nuova Lettera Pastorale dell’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, diffusa «nel tempo del coronavirus». Il formato digitale è scaricabile qui

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All’avvio di ogni anno pastorale, la diocesi riceveva una Lettera dell’arcivescovo che indirizzava le attività dell’anno raccogliendo in particolare le riflessioni scaturite dall’assemblea diocesana di giugno. Era il frutto del lavoro estivo dell’Arcivescovo che riprendeva il tema sviluppato nelle sessioni assembleari, le osservazioni scaturite nei tavoli di lavoro, le «conclusioni a caldo» e alla luce di un passo evangelico, le traduceva in linee guida per l’anno. Nel 2019 il filo conduttore era stato la formazione degli adulti, per individuare la  «perla preziosa», l’anno precedente «Vieni e seguimi!» affrontava la pastorale vocazionale, dopo quella sui giovani del 2017.

Claude Gellee (Le Lorrain) «Paesaggio con Cristo sulla strada di Emmaus», Francia, 1660 (Museo Hermitage di San Pietroburgo)

Quest’anno la pandemia ha impedito l’assemblea diocesana ma ha suscitato molteplici riflessioni sulla pastorale, ha determinato tanti cambiamenti, ha insitillato timori e insicurezze. Ed ecco che l’Arcivescovo nel suo nuovo documento «Non temete, io sono con voi» (cfr. Mt 28,20), ha raccolto queste preoccupazioni e ha scelto di rivolgere alla diocesi anzitutto un incoraggiamento.

«Il timore di una nuova ondata del virus serpeggia ancora nel cuore di tanti» scrive l’Arcivescovo, «e non è certo frutto solo di paura, ma di realismo: il contagio infatti sembra non dare tregua nel mondo e anche nel nostro Paese emergono situazioni che ci preoccupano. Il Signore ci invita a non aver paura. Malgrado i pericoli e le difficoltà, Egli è presente e non ci abbandona al nostro destino. La fede ce lo conferma e ci chiede di intensificare la nostra preghiera, ma anche la nostra solidarietà e il nostro impegno per aiutare e sostenere quanti soffrono e necessitano non solo di incoraggiamenti a parole, ma di fatti concreti di fraternità e di amore».

La riflessione di mons. Nosiglia si apre così a considerare il dono della fede alla luce di quanto si sta vivendo: fede come invito a vincere la quotidiana battaglia della vita,  come lotta contro quanto quotidianamente la può mettere in discussione, come invito a una sequela incarnata nelle fatiche e paure quotidiane, ma intrisa di attenzione a chi è più affaticato, debole, escluso.

«È Cristo che rinnova la sua chiamata a seguirlo, anche se in mezzo ad una situazione difficile ed umanamente pericolosa. La fede è dono e chiamata da parte di Gesù: solo rispondendo al suo invito è possibile camminare sulle acque, esprimendo la fede, che consiste nel tenere ben fisso lo sguardo su di lui». E ancora:  «La prova della fede per un cristiano oggi può consistere in varie esperienze e situazioni di vita: una malattia incurabile o comunque dolorosa e incerta umanamente nel futuro risultato; la tiepidezza e aridità spirituale che lo spingono a lasciarsi vivere trascinato dalle cose da fare, ma senza slancio ed entusiasmo; la scarsa cura di sé e della propria interiorità con spazi adeguati di sosta e di silenzio; il dubbio di aver sbagliato tutto e di non avere più il tempo di rimediare; la preghiera fatta al Signore senza ricevere la risposta positiva che si attende… È allora che più forte deve farsi il grido della preghiera: ‘Signore, salvami!’».

Una salvezza da non idealizzare, ma da riscontrare nel concreto di ogni giorno e in base alla quale non perdere la speranza. «L’aiuto del Signore è  un aiuto importante, necessario, incoraggiante. Possiamo sperimentarlo nella nostra vita in mille modi, ma in particolare nel sacramento della Riconciliazione, il sacramento della rinascita continua, del risorgere dal peccato che ci abbatte. Spesso infatti tutti gli elementi di difficoltà o aridità spirituale e comunitaria sono determinati dal non ricorrere con assiduità e sincerità di cuore a questa fonte perenne di grazia purificatrice e salvifica, propria della riconciliazione sacramentale».

Il binomio fede  e preghiera è un altro capitolo che viene sviluppato dall’Arcivescovo, un forte richiamo a portare nella preghiera tutta la vita con le sue preoccupazioni:una preghiera che rafforza e consolida anche la dimensione comunitaria della fede e che aiuta a superare la fatica delle relazioni, dei giudizi, di protagonismi e incomprensioni.

Dopo la riflessione biblica, l’Arcivescovo passa a richiamare i quattro soggetti prioritari della pastorale: la famiglia piccola «Chiesa domestica», i giovani «sentinelle del mattino», i poveri «i nostri padroni», il lavoro e la dignità di ogni persona.

Quatto soggetti pastorali nei confronti dei quali mons. Nosiglia richiama lo stile di Chiesa in uscita delineato da Papa Francesco, ma ricorda anche le concrete proposte diocesane in campo e offre indicazioni per il riavvio.

A conclusione ancora un invito a una ripresa fiduciosa: «Ritorno all’inizio di questa lettera», ha concluso, «in cui pregavamo e riflettevamo su Pietro che chiede al Signore di poterlo raggiungere camminando sulle acque. Egli contempla il volto di Gesù che gli permette di affrontare anche la tempesta, segno di ogni avversità e problema che appare umanamente impossibile da affrontare. Ma Pietro l’affronta con tranquillità interiore, carica di fiducia, di speranza e di stupore. La presenza del Signore, quando diventa una realtà vissuta, apre alla meraviglia e alla sorpresa di Dio».

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