Dopo la Messa davanti ai cancelli dell’ex Embraco, la vigilia di Natale a Riva presso Chieri, non si ferma il pellegrinaggio di mons. Cesare Nosiglia presso le aziende a rischio chiusura nel territorio della diocesi. La prossima tappa, annunciata dall’Ufficio di pastorale sociale e del Lavoro, che accompagna l’Arcivescovo nelle visite agli stabilimenti in ginocchio, è a Brandizzo, oggi, mercoledì 8 gennaio alle 16 presso la sede della Martor in via Cena 65. «Da diversi anni mi ritrovo ad ascoltare le situazioni di aziende che stanno vivendo acuti momenti di crisi, creando disoccupazione e disagio sociale e depauperamento del territorio» ha ripetuto più volte mons. Nosiglia parlando in questi mesi ai lavoratori «Non possiamo accettare, come comunità cristiana e civile, in silenzio e con rassegnazione questa prospettiva. Non possiamo accettare che la cultura del ‘profitto per il profitto’ incrini l’identità sociale di un territorio. A tutto ciò serve reagire per allontanare la paura e il disorientamento. Da più parti mi giungono richieste di intervenire per un sostegno verso le famiglie, i cui membri si trovano sull’orlo della disoccupazione e non hanno per il futuro garanzie di ricuperare il posto di lavoro perduto o sono in procinto di perderlo. Si tratta di situazioni che ormai sono quotidiane e riguardano anche aziende di dimensioni non piccole, che, per ragioni di bilancio, decidono la delocalizzazione degli impianti produttivi o riducono il personale o addirittura chiudono. L’economia deve recuperare la sua anima, altrimenti le scelte saranno sempre orientate da criteri spesso in contrasto con le esigenze delle persone».
Il Gruppo Martor, presente a Brandizzo da 40 anni e con impianti in Polonia e India, è leader nella componentistica per motopropulsori e autoveicoli ma la crisi dell’automotive, che ha falcidiato l’indotto torinese, sta mettendo a repentaglio il futuro dei 117 lavoratori che da giorni anche durante le festività natalizie manifestano senza sosta davanti ai cancelli. I 117 lavoratori dello stabilimento di Brandizzo, da due anni in contratto di solidarietà che scadrà il 30 marzo prossimo, temono per il loro futuro: a dicembre non hanno incassato tredicesima e stipendio anche se prima di Natale l’azienda aveva depositato la domanda di concordato di continuità presso il Tribunale di Ivrea. Ma l’intenzione di fermare la produzione o di cedere l’attività ad un potenziale acquirente è nell’aria da tempo. Ad oggi un tenue segnale di speranza per i lavoratori arriva da un’azienda del modenese, la T – erre del Gruppo Borghi, che si è detta disponibile ad affittare per 6 mesi un ramo d’azienda garantendo però l’occupazione solo per 45 addetti complessivi. Il 10 gennaio all’Unione Industriale si terrà un incontro per verificare la fattibilità della proposta.
Così dopo Olisistem di Settimo, Mahle di La Loggia ed ex Embraco l’Arcivescovo condividerà anche con i lavoratori della Martor «preoccupazioni, difficoltà ed eventuali possibilità» si legge nel comunicato della Pastorale del lavoro che annuncia l’incontro a Brandizzo. Dopo l’adesione alla fiaccolata indetta dai sindacati congiunti lo scorso dicembre a Torino per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla difficile congiuntura che sta indebolendo il nostro territorio «La Chiesa di Torino continua a monitorare con preoccupazione l’evolversi della situazione del mondo del lavoro che vede sempre più colpita l’area metropolitana torinese» precisa la Pastorale del Lavoro . È ormai sempre più urgente avviare una nuova fase di dialogo e di concreta azione che porti a costruire un futuro inclusivo, sostenibile e solidale, dove il lavoro continua ad essere la prima leva dello sviluppo. Pertanto la diocesi rilancia con forza la proposta di avviare un tavolo di riflessione operativa sviluppo e sul lavoro nel nostro territorio con tutti gli enti, soggetti, istituzioni e associazioni interessate a portare il proprio contributo».
Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’intervento pronunciato mercoledì 8 gennaio da mons. Nosiglia alla Martor di Brandizzo
Cari amici,
vi ringrazio di avermi invitato a venire tra voi per ascoltarvi e poter dunque comprendere meglio quali sono i problemi e le necessità più urgenti e necessarie che avete di fronte alla crisi che sta attraversando la vostra fabbrica. La Chiesa, lo sapete bene, non ha potere di cambiare tali situazioni, ma considera un suo preciso dovere quello di manifestarvi tutta la sua solidarietà e la sua vicinanza, soprattutto verso le vostre famiglie che sono quelle che più di tutti portano il peso di scelte ingiuste le cui conseguenze si riversano sui figli e sul loro futuro.
Ormai assistiamo a uno stillicidio di fabbriche che intendono chiudere nel nostro territorio e non si comprende come mai le istituzioni – che hanno il dovere primario di sostenere il lavoro come primo diritto e necessità insostituibile delle persone che lo hanno avuto finora o lo cercano – non si adoperino per intervenire non solo dopo che alcune scelte appaiono già decise, ma prima: per prevenire e affrontare con impegno e determinazione le difficoltà proprie di una azienda del territorio in bilico o con gravi problemi di sopravvivenza.
Purtroppo le decisioni vengono prese dai vertici sulla base di vantaggi o svantaggi della azienda o sulla base di risultati di mercato senza che i lavoratori coinvolti ne siano informati e possano comunque esprimere il loro parere e considerazioni in merito. Prevenire, si dice, è sempre meglio di curare.
La lentezza di iniziativa che ho sempre notato, poi, in questi casi di emergenza mi stupisce e mi conferma quanto sia necessario che il problema del lavoro, certamente la criticità oggi più presente e urgente nel nostro territorio, sia affrontato seriamente da quella rete di soggetti coinvolti; hanno la responsabilità di assumerne i problemi anche al di là delle emergenze con una progettualità globale e condivisa.
Per questo la Diocesi rilancia con forza la proposta di avviare un tavolo di riflessione operativa sul lavoro nel nostro territorio con tutti gli enti, soggetti, istituzioni e associazioni interessate a portare il proprio contributo. Sarà importante sostenere le leve della solidarietà anche del mondo del lavoro perché le difficoltà di una azienda non sono un fatto circoscritto ma un problema che coinvolge l’intera società.
Nel vostro caso poi mi appare sorprendente il fatto che la Martor, azienda ritenuta una realtà di eccellenza nel territorio piemontese e nel settore del mercato della automotive, risulti adesso in forte crisi tanto da paventare il licenziamento dei suoi operai. Per questo spero che si possa trovare una soluzione ai problemi sollevati e si proceda su una via che salvaguardi, anche se in modi e forme diverse, i posti di lavoro. Da parte della Diocesi vi assicuro il mio e nostro più ampio impegno anche mediante forme di sostegno concreto verso le famiglie che sono più esposte e in gravi necessità. Avvierò per questo sia con le istituzioni politiche ed economiche sia con la stessa proprietà un dialogo e confronto per far comprendere che la Chiesa di Torino, con le sue comunità parrocchiali, in particolare quella di Brandizzo, segue da vicino la vostra situazione e chiede di affrontarla con il massimo di impegno da parte di tutti. Preghiamo il Signore Gesù che abbiamo da poco festeggiato nella sua nascita e che conosce bene, per averla provata sulla sua famiglia, la sofferenza del rifiuto e dell’abbandono, perché susciti nella coscienza di chi ha in mano la sorte della Martor un sussulto di umanità e di giustizia per riportare nelle vostre case quella serenità e sicurezza del lavoro che avevate e che avete diritto ad avere anche in futuro.
+ Cesare NOSIGLIA