La buona politica è al servizio della pace: è
questo il tema scelto dal Papa per la Giornata mondiale della pace che
oggi celebriamo. Si tratta di un tema attualissimo e ricco di
conseguenze decisive per la vita di ciascun uomo sulla terra e di ogni
società che voglia costruire la pace al suo interno e nel mondo. Noi
sappiamo e crediamo, come ci attesta anche la Parola di Dio di questa
Santa Messa, che la pace è dono di Dio e la politica è chiamata ad
assumerne il compito storico nel nostro tempo quale atto di autentica
giustizia e carità verso la popolazione.
“Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”: la
benedizione di Aronne pone in evidenza questa verità. Cristo è la
nostra pace, perché egli è il salvatore del mondo, per cui ogni
persona, ogni famiglia, ogni popolo può trovare in lui la sponda
sicura e la forza per vincere il male, la violenza, l’ingiustizia ed
ogni guerra causata dal peccato, che alberga nel cuore stesso
dell’uomo e nelle strutture e realtà di male che generano violenza,
discriminazioni e falsi miti ideologici e politici.
Se questo è un principio certo per i credenti, esiste già nella stessa
natura propria dell’uomo, nella sua coscienza, una grammatica di pace
che emerge con evidenza nel cuore di ogni persona. E’ scritto nel dna
di ogni persona, che nasce su questa terra, un insieme di regole che
svelano a tutti a poco a poco quel sapiente progetto divino, che
permette di stabilire rapporti reciproci improntati al rispetto, alla
giustizia, alla solidarietà tra credenti e non, tra religioni ed etnie
diverse, tra popoli e nazioni, tra culture e tradizioni differenti.
E’ partendo da queste premesse che il Papa affronta una serie concreta
di argomenti sul tema del rapporto politica e pace. Anzitutto egli
ricorda il detto di Gesù: “in qualunque casa entriate prima dite: pace
a questa casa. “La casa a cui parla è ogni famiglia, ogni comunità,
ogni Paese, ogni continente, nella loro singolarità e nella loro
storia: è prima di tutto ogni persona senza distinzioni e
discriminazioni. E’ anche la nostra casa comune: il pianeta in cui
Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a prenderci cura
con sollecitudine”.
Credo che su questi temi si giocherà il domani della nostra società e
per questo occorra una attenzione particolarmente viva e continuata
alle posizioni politiche e culturali reclamizzate in maniera
assordante dai mass-media. La testimonianza dei cristiani sarà fonte
di pace, se, con coraggio ed impegno, essi non scenderanno a
compromessi su questo piano, ma serenamente e con rispetto del
pluralismo proporranno coerentemente la loro visione di persona, e di
pace nelle varie sedi politiche, culturali, sociali, informative in
cui questi problemi si dibattono e si decidono.
Abbiamo bisogno di sperare e credere nella buona volontà di tutti,
credenti e non, perché la ragione e la fede possano collaborare a
trovare vie giuste e pacifiche, mettendo sempre al centro la
promozione di un umanesimo integrale, che trova in Cristo, Uomo
perfetto e Figlio di Dio, il suo soggetto portante di riferimento
pieno e riuscito. Chi lo segue, infatti, si fa lui pure più uomo e chi
lo accoglie diventa operatore di una pace stabile e duratura. Ma qui
nasce una domanda fondamentale, che riguarda l’anno che, da poche ore,
abbiamo iniziato:quale orientamento dare ad un domani che sembra
incerto, nebuloso e sempre proteso ad un rapido e tumultuoso
cambiamento culturale e sociale, che impedisce di fermarsi a
riflettere e a decidere con ponderatezza su scelte che investono
problemi di giustizia e di accoglienza che segnano oggi la vita di
tante persone, famiglie e popoli interi? Si può ancora scommettere
sulla forza del bene che vince il male, su un progetto di società
assicurato da una giusta e pacifica solidarietà tra tutte le persone
pure differenti tra loro ma parte della stessa umanità? La diffusa
insicurezza e paura dell’altro, tarpano le ali dell’amore e rendono
indifferenti verso tutti,poco inclini a credere e a sperare in un
mondo dove dominano i ponti e non i muri .
C’è dunque bisogno di un supplemento di fede, che indichi la luce
per camminare sereni, pur in mezzo alla complessità della cultura
dominante e del vissuto di ogni giorno, e dia forza per proporre, nel
cambiamento in atto, quei valori sicuri e condivisi, che rispondono
alla dignità di ogni uomo e sono stati immessi da Dio nella sua stessa
natura. C’è estrema necessità di cristiani convinti missionari e
testimoni di colui che è la nostra Pace e la speranza del mondo:
Cristo Signore!
Un altro aspetto decisivo del rapporto politica e pace è quando il
Papa parla del bene comune fonte prima di pace. Chi si occupa di
questo giorno per giorno come avviene in tanti che con spirito di
gratuità e umanità si dedicano al servizio dei poveri e sofferenti,
degli ultimi e scartati dalla società va dunque sostenuto e
apprezzato perché è fonte di pace e di giustizia ben superiore ad
ogni altra pure importante azione politica. Il sostegno e la
valorizzazione del volontariato che attua il principio
costituzionale di sussidiarietà nel nostro Paese, è un dovere da
parte della politica, per cui appare veramente paradossale il fatto
di penalizzarlo come se fosse fonte di profitto quando invece è un
investimento sociale di persone e di mezzi indispensabili per la
stessa sopravvivenza dignitosa di milioni di poveri basato sul dono
di sé e la solidarietà.
E’ un programma nel quale possono e debbono ritrovarsi uniti tutti i
politici di qualunque cultura, partito o religione che insieme
desiderano operare per il bene della intera famiglia umana praticando
quelle virtù che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia,il
rispetto reciproco, la sincerità e onestà, la coerenza morale. E’ una
eredità preziosa che ci hanno lasciato a Torino i nostri Santi sociali
di cui siamo orgogliosi e che fanno della città un modello e punto di
riferimento che non possiamo abbandonare senza tradire la sua stessa
identità e sminuire quel valore riconosciuto di città della
Provvidenza dove nessuno si sente escluso e abbandonato a se stesso ma
amato me cercato come uno di famiglia.
E’ questo l’augurio che rivolgo a me e a voi affinché l’anno nuovo
rinsaldi, nelle coscienze e nella scelte anche politiche di ogni
fedele e cittadino del nostro Paese l’apertura del proprio cuore
anzitutto e del proprio impegno concreto di accoglienza e di servizio
verso chi è nel bisogno. Niente deve prevalere su questa scelta che è
di per se stessa un atto politico, che rende tutti protagonisti di
una stagione di rinnovato impegno sociale e morale.
Maria Santissima, di cui oggi celebriamo la divina maternità, ci guidi
a trovare le vie più efficaci per raggiungere questo obiettivo,
donandoci il coraggio di proporle con coerenza e fedeltà, anzitutto
alle nostre comunità cristiane. testimoni così del Vangelo di Cristo
Principe della Pace.
+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino