Nosiglia ai migranti, “siete una risorsa per il nostro Paese”

Domenica 27 settembre – L’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha presieduto la Messa per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, trasmessa in diretta televisiva su Rai 1 dalla Cattedrale di Torino. Quest’anno Torino e il Piemonte sono sede delle manifestazioni nazionali della Giornata. GALLERY

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Pubblichiamo l’omelia che Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha pronunciato domenica 27 settembre nella Messa per la Giornata del Migrante e del Rifugiato, trasmessa in diretta televisiva su Rai 1 dalla Cattedrale di Torino.

Cari amici migranti e rifugiati e voi tutti responsabili di Migrantes e impegnati come volontari nelle realtà e strutture di accoglienza nel nostro Paese, desidero rivolgervi con tutto il cuore il mio saluto ed augurio in questa celebrazione che esprime l’unità e la comunione profonda che legano la vostra persona e comunità con la diocesi e la società di Torino e del suo territorio.

Voi siete portatori di una ricchezza di culture, tradizioni, valori umani e spirituali e civili, che possono arricchire le nostre Comunità sia sotto il profilo religioso che sociale. Mai ci stancheremo di predicare a tutti, e con voce alta e forte, che la presenza degli immigrati nel nostro Paese è una risorsa positiva, che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti.

Anche i gravi e complessi problemi sociali, culturali e politici, economici e vitali che investono oggi l’ambito dell’immigrazione vanno affrontati a partire sempre dalla centralità di ogni persona che al di là delle differenze di cui è portatrice rappresenta un valore umano, religioso e sociale di grande efficacia e di cui l’intera nostra società abbisogna.

La vostra presenza e partecipazione alla vita delle nostre comunità è un segno di grande speranza, perché conferma quanto la Lettera ai Filippesi che abbiamo accolto in questa Messa oggi ci annuncia, invitandoci ad avere gli stessi sentimenti di amore, compassione e carità di Cristo Gesù.

Il vostro inserimento nel tessuto ambientale, culturale e religioso del nostro Paese non promuove solo una efficace integrazione, ma una condivisione, un dare e ricevere gli uni per e con gli altri. Nessuno deve essere dunque considerato straniero o ospite, ma anche chi professa una religione diversa dalla nostra, deve essere accolto come fratello e sorella amato da Dio suo creatore, membro effettivo della nostra società civile. La sua presenza va dunque riconosciuta e valorizzata come una risorsa importante basata sull’incontro, il dialogo, il rispetto reciproco e la fraternità.

Occorre pertanto aprire con fiducia questo grande orizzonte dell’universalità della fraternità (ce lo dice con forza il titolo della prossima enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”) che ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo e donna una ricchezza per tutta l’umanità. Operare e lavorare per questo vuol dire anche riconoscere a ciascuno quei diritti fondamentali, che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia: il diritto al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione e alla cittadinanza in particolare dei minori nati nel nostro Paese, al permesso di soggiorno e ai diritti che la Costituzione italiana pone a fondamento del vivere civile del nostro popolo. Ai diritti devono corrispondere dei doveri che riguardano l’osservanza di comuni regole di convivenza democratica e pacifica che aborrisce ogni forma di violenza verso gli altri. La morte tragica di don Roberto, vero martire della carità, ucciso da una persona immigrata che era aiutata e sostenuta nelle sue necessità proprio da questo prete, ci ha lasciati tutti attoniti e sconcertati, ma non possiamo generalizzare il caso. È infatti la persona in quanto tale che commette tali crimini, sia italiana o straniera, che va condannata severamente e messa in grado di non nuocere più alla comunità. Io sono certo, comunque, che se don Roberto potesse farlo lo perdonerebbe e continuerebbe a volergli bene.

Le radici cristiane e civili, che animano il testo fondamentale della nostra Costituzione, sono garanzia di progresso, di giustizia, di fraternità e di pace a cui tutti i cittadini, compresi gli immigrati, sono chiamati a contribuire con le loro specifiche risorse culturali, religiose e sociali. Preghiamo il Signore affinché questo obiettivo sia raggiunto presto nel nostro Paese e si possa guardare per il futuro ad una società multietnica, fatto positivo e arricchente per tutti. È un auspicio, ma è anche un dovere che ogni cittadino e ogni discepolo del Signore Gesù sono chiamati a perseguire con impegno, operando in concreto sul piano ecclesiale e civile per la sua realizzazione.

Desidero ricordare infine che purtroppo la giornata di oggi celebrata in tutto il mondo è stata  preceduta da una tragedia che si ripete ormai da tempo nel nostro mare Mediterraneo: in una settimana ben cinque sono stati i naufragi avvenuti con centinaia di morti adulti e giovani, donne e bambini compresi. E questo fatto si consuma nel più assoluto silenzio e indifferenza quasi si trattasse di numeri e non di persone. Possa questa giornata promuovere un sussulto di coscienza da parte di tutti e agire per far sì che tali fatti non si ripetano più.

+ Cesare NOSIGLIA, Arcivescovo di Torino

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