Nosiglia al Te Deum, “sono urgenti politiche che sostengano le famiglie”

Santuario della Consolata – Nella tradizionale preghiera del Te Deum la sera del 31 dicembre l’Arcivescovo ha sottolineato come “le famiglie siano sempre meno protette e sostenute da una politica che ne garantisca i diritti fondamentali”

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Mons. Nosiglia alla Consolata per il Te Deum il 31 dicembre 2019 - foto d'archivio (Renzo Bussio)

“Te Deum laudamus, te Dominun confitemur”.
Noi Ti lodiamo, o Dio, e ti proclamiamo Signore.
Così inizia il canto che innalziamo al Signore per
ringraziarlo dell’anno trascorso. Un anno di grazia, perché ci ha dato
la vita e tanti benefici spirituali e materiali, di cui abbiamo
usufruito.

Che cosa potremo dare in cambio a Colui che  ci ha così
tanto amato da farsi uno di noi, vivendo la nostra stessa esperienza,
dalla nascita alla morte, con tutte le sue fasi di gioia e di dolore,
di amore e di odio, di famiglia e di lavoro, fino alla morte? Lui non
chiede niente, se non di essere amato, perché è per amore che crea e
per amore che ha dato la vita del Figlio suo Gesù Cristo nostro
Salvatore. Con questi sentimenti di fede e di rendimento di grazie
vogliamo ripercorrere l’anno trascorso per sottolinearne alcuni
momenti forti in cui si sono manifestate la bontà e la misericordia
del nostro Dio.

Anzitutto, desidero ringraziare il Signore per vari spetti positivi
della nostra vita ecclesiale. L’ordinazione di due sacerdoti  e
recentemente di cinque diaconi. E’ stato un anno veramente di grazia,
in questo senso, e oggi diverse comunità parrocchiali possono
usufruire del ministero di questi giovani con grande vantaggio della
pastorale e in specie di quella giovanile.Di questo risultato dobbiamo
anche ringraziare quanti pregano e si adoperano, in Diocesi, per la
pastorale vocazionale, in particolare il Seminario: i superiori, i
docenti  del Seminario maggiore e della Propedeutica.

Un altro motivo di grazie è la Visita pastorale, che continua, di
settimana in settimana, ed offre al mio ministero di Vescovo uno dei
momenti più belli e ricchi di umanità, amicizia, fede e comunione
ecclesiale. La visita permette alle comunità di verificare il loro
cammino, sulla scia di quello diocesano, e di consolidare quella
comunione indispensabile per un’azione incisiva e forte di
missionarietà sul territorio. L’intera Diocesi si avvale di questo
evento in quanto la crescita di una comunità favorisce quella delle
altre e cementa il comune impegno di diventare Chiesa.

Ancora desidero ricordare l’Assemblea ecclesiale, che ha dato il via
al Programma pastorale  dell’anno in corso, Vieni e seguimi sul tema
vocazionale.. La  viva partecipazione è interesse sul tema lascia ben
sperare in un forte rinnovamento della pastorale vocazionale con
l’apporto delle comunità cristiane e delle famiglie.

Il rinnovo dei Consigli diocesani quello presbiterale e
quello pastorale partecipazione e l’avvio della Scuola diocesana di
formazione degli operatori pastorali permetteranno di rendere concreto
l’impegno della comunione sul piano delle singole realtà locali e nei
diversi ambiti pastorali, che necessitano di maggiore armonia e
collaborazione.

Anche il Sinodo dei  vescovi  sui giovani,  svolto in  Vaticano sta
dando i suoi frutti nei gruppi e nelle comunità. Diverse sono le
esperienze in atto mediante le quali i giovani credenti si impegnano
ad approfondire la loro fede in Cristo, a vivere nella comunità da
responsabili e protagonisti e  ad avvicinare i coetanei nei luoghi
dove studiano, lavorano e passano il tempo libero per interessarli e
coinvolgerli in una riflessione o in iniziative di incontro con la
Parola di Dio. Ai ragazzi e ai giovani deve guardare con rinnovato
spirito di servizio e di speranza la nostra Chiesa, se vuole superare
la crisi di sfiducia e di scarsa speranza che l’attanaglia e le
impedisce di vedere i segni potenti di Dio, che operano nella storia
di oggi a favore del suo popolo e dell’umanità intera.

Sul piano cittadino ed ecclesiale ringraziamo il Signore per alcuni
aspetti positivi. Lo Spirito Santo agisce nel cuore del mondo e in
quello di tante persone che si adoperano per amare gli altri,
testimoniare la fede nei Paesi lontani e qui tra noi, mostrando, con
la gratuità del dono di sé, la forza della fede e del Vangelo.
L’azione caritativa  di tante realtà ed organismi impegnati nel
sociale sta lì a dimostrarlo ogni giorno. Le crescenti situazioni di
povertà, che colpiscono a volte anche famiglie che fino a ieri stavano
relativamente bene e si trovano ora senza lavoro o senza un adeguato
sostegno per le loro necessità anche più quotidiane, interpellano la
Chiesa, ma anche la società politica, il mondo del lavoro e
dell’impresa per trovare insieme vie di giustizia e di solidarietà
così da affrontare la crisi partendo da questi valori fondamentali.

L’agorà che ora porteremo nelle unità pastorali della Diocesi ha
affrontato con impegno e soddisfazione di tutti il tema del welfare di
comunità o di inclusione sociale  per superare l’assistenzialismo che
ancora domina spesso l’azione caritativa.

La Caritas diocesana e parrocchiale, insieme alla San Vincenzo, alla
pastorale del Lavoro, alla Migrantes  e alla Fondazione Operti, alle
comunità religiose e a molte altre cooperative e gruppi che operano
nel sociale, stanno affrontando la crisi in atto con  grande
generosità e con programmi mirati, ricchi di umanità e di proposte
concrete, come il sostegno a famiglie di lavoratori in cassa
integrazione o in mobilità, centri di ascolto e di distribuzione viveri
e vestiario,case famiglia, il microcredito, i Centri di servizio e
accompagnamento al lavoro dei giovani, l’accoglienza  degli immigrati
e rifugiati compresi i minori, la mensa e gli alloggi notturni per
senza dimora,  con l’avvio di uno  dormitorio  per le donne, il
sostegno ad anziani e persone sole, il problema  della“casa” gruppi di
mutuo aiuto per persone disabili o segnate dal disagio mentale, la
presenza di gruppi di animazione e sostegno dei ragazzi e le famiglie
nei campi rom..
Circa i migranti la nostra Chiesa eccelle per la generosità dimostrata e che dimostra giorno per giorno. Il problema è obiettivamente difficile da affrontare e da risolvere, ma non possiamo rinunciare a tentare comunque vie adeguate per gestirlo insieme anche
con gli stessi fratelli e sorelle immigrati e rifugiati. Sono lieto
che Comune e Prefettura, Diocesi e Regione, Compagnia di san Paolo
abbiano promosso un  tavolo di impegno comune per affrontare il
problema del Moi e  avviare una graduale uscita dalle palazzine
occupate e accogliere il percorso che si è stabilito d’intesa anche
con loro per una formazione e l’avvio al mondo del lavoro insieme
all’accoglienza in strutture adeguate  per piccole unità di alloggio.
A fronte di questi aspetti positivi, ce ne sono  stati
certo altri problematici, che hanno segnato, in questo anno, il
cammino della nostra Comunità ecclesiale e civile e che  preoccupano
seriamente la Chiesa come ogni uomo di buona volontà. Si va dal
problema dei giovani sul piano del rapporto con la fede e con la
Chiesa ma anche su quello della mancanza di lavoro e della separatezza
sempre piu’ ampia tra mondo giovanile e adulto, a quello delle
famiglie sempre meno protette e sostenute da una politica che ne
garantisca  i diritti fondamentali e sostenga il matrimonio e le
nascite in gravi crisi. Sono certo, tuttavia, che la fede in Cristo e
i valori umani, culturali e sociali, di cui è ricca la vita e la
storia della nostra Città e del suo Territorio, sono come una riserva
aurea alla quale possiamo attingere anche oggi per guardare al futuro
con  fiducia.
Eleviamo dunque il nostro canto  ricco di fede e di speranza:”In Te,
Domine speravi; non confundar in aeternum”.
In Te speriamo, Signore, non saremo confusi in eterno.

+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino

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