«Auspico che da oggi la Cappella della Sindone, oltre che un patrimonio artistico e culturale, fruibile da tutti, torni a costituire quel luogo di preghiera, di silenzio e di meditazione che è sempre stato in questi secoli». Con queste parole giovedì 27 settembre l’Arcivescovo Nosiglia ha salutato la riapertura della cappella di Guarini dopo vent’anni di restauri. Intervenendo alla cerimonia di presentazione nel foyer del Teatro Regio, ha sottolineato l’inscindibile legame che unisce l’opera guariniana alla Sindone e al Duomo. «Sì, la Cappella del Guarini», ha evidenziato Nosiglia, «è inscindibilmente legata alla Sindone che ha accolto e conservato per tanti anni. È stata per questo meta di pellegrinaggi che in essa hanno pregato e vissuto un’esperienza spirituale ed ecclesiale che è rimasta senza dubbio impressa nel loro cuore». Al taglio del nastro sono intervenuti anche l’Arcivescovo emerito card. Severino Poletto, il ministro della Cultura Alberto Bonisoli, il presidente della Regione Sergio Chiamparino, il sindaco Chiara Appendino, la direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella e la soprintendente Luisa Papotti.
Il lunghissimo restauro è finalmente terminato, sono state cancellate le ferite prodotte dal terribile incendio del 1997. «Sono stati necessari tre cantieri, ha spiegato la direttrice Pagella: «prima la messa in sicurezza della Cupola per scongiurarne il crollo; poi il ‘cantiere della conoscenza’ con la schedatura di sei mila frammenti in pietra e le ricerche storiche, chimiche, fisiche, strutturali; infine i lavori di consolidamento e il restauro vero e proprio».
Non è stato per ora riattivato il vecchio accesso della Cappella dal Duomo: gli scaloni sono chiusi. La Cappella è stata inserita nel percorso museale di Palazzo Reale, ma a giudizio di molti dovranno essere studiate soluzioni anche per gli scaloni. Nel primo week-end dopo la riapertura sono tornati ad ammirare il capolavoro di Guarini oltre 14 mila visitatori.
Anche la Cattedrale ha acquisito un volto nuovo: alla spalle dell’altare maggiore è stata rimossa l’immensa parete di sicurezza «trompe l’oeil» ed è tornata visibile la Cappella dietro una grande vetrata. Nella Messa di ringraziamento del 28 settembre l’Arcivescovo ha di nuovo sottolineato la primaria funzione liturgica della Cappella. «La sua bellezza artistica», ha evidenziato Nosiglia, «non deve farci dimenticare che il Guarini l’ha voluta così, come la vediamo ora, perché doveva accogliere e conservare il tesoro della Sindone. Non possiamo separare la Cappella dal sacro Telo: altrimenti, non ne comprenderemmo il significato, anche artistico, e la sua bellezza. La riapertura può costituire un importante occasione per riscoprire la profondità del mistero della Sindone in favore di un processo di conversione e di rinnovata fede».
C’è insomma un filo diretto che lega la Cappella alla Sindone: essa invita i visitatori a meditare il Telo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Cristo, e a meditare le fragilità dell’uomo, «la sorte di quanti sentono venir meno forze fisiche e morali e sentono salire intorno a sé il freddo dell’abbandono e, nel loro cuore, il freddo della disperazione».
Alla Messa, in una Cattedrale gremita, hanno preso parte tante «giacchette viola» (i volontari della Sindone), la Commissione diocesana per la Sindone presieduta da don Roberto Gottardo, la Confraternita del Santo Sudario.
Il Duomo è tornato ad affollarsi nella serata di sabato 29 per un concerto in onore dell’apertura della Cupola: 140 musicisti fra orchestre, quattro cori e solisti. «È stata una importante iniziativa», commenta il parroco don Carlo Franco, «per sottolineare la bellezza di quel Mistero pasquale che è all’origine della venerazione della Sindone e della costruzione ardita e stupefacente del luogo della sua custodia ideato da Guarino Guarini».