Nosiglia, “l’annuncio di Pasqua risuoni nelle famiglie ferite e nei giovani delusi”

Cattedrale – Perché non sperare che in Cristo risorto le cose umane morte e sepolte possono rinascere e le tombe piene di desideri e sogni inevasi possono ripopolarsi di progetti realizzabili e possibili? È l’esortazione che l’Arcivescovo Nosiglia ha rivolto nella Veglia pasquale che ha presieduto in Duomo. Messa del giorno – Via CrucisMessa del Crisma 

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Pubblichiamo l’omelia che l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha celebrato nella solenne Veglia pasquale la sera di sabato 20 aprile in Cattedrale. 

Sorpresa, meraviglia, sconcerto, ed anche un po’ di incredulità, accompagnano l’evento della risurrezione di Cristo da morte. I suoi discepoli, a cui pure aveva preannunziato che sarebbe stato condannato ed ucciso e il terzo giorno sarebbe risorto, stentano a credere in un fatto unico ed irripetibile per la storia degli uomini. Ricevono dalle donne l’annuncio della risurrezione e pensano sia un vaneggiamento e non prestano fede alle loro parole. Poi corrono al sepolcro per vedere: lo trovano vuoto, si sorprendono e non sanno cosa pensare dell’accaduto.

La fede nella risurrezione è stata dunque difficile da accogliere anche per i primi testimoni. Forse perché si ostinavano a cercare tra le cose morte Colui che era vivo per sempre. Quante persone, anche oggi, credenti e non, cercano il senso della propria vita, l’amore vero e bello, la gioia e la felicità, la pace e la giustizia tra le cose umane, che sono deboli, parziali e al primo soffio di difficoltà o di delusione muoiono nel cuore e portano solo sofferenza e tristezza!

Cristo non fa parte delle cose che passano e che cerchiamo di costruire con le nostre forze. Cristo appartiene alle realtà che restano per sempre e che niente può rovinare o distruggere. Credere, sperare e vivere in lui risorto significa dunque fondare la nostra esistenza su una realtà perenne di gioia e di amore che niente e nessuno potrà mai toglierci. In Cristo risorto non ci sono cose che passano, esperienze vane, speranze deluse, gioia effimera di un momento: in lui c’è solo la pienezza della felicità, la stabilità dell’amore, la definitività della vita.

In questa notte santa, chiedo al Signore di far risuonare nel nostro cuore questa certezza di fede: «Perché cercate tra i morti Colui che vivo? Non è qui, è risuscitato!»

Vorrei che questo annuncio di risurrezione risuonasse nel cuore di tante famiglie unite nella fede per confermare il loro amore; nel cuore di tanti coniugi delusi e scoraggiati, divisi o lontani gli uni dagli altri, anche se vivono insieme; nel cuore delle persone in crisi di fedeltà o con esperienze chiuse per sempre dentro scelte definitive di rottura del loro patto d’amore; nel cuore di tanti giovani alla ricerca di un senso della vita per il loro oggi e il loro domani, laboriosi ed impegnati nello studio, nel lavoro, nel servizio generoso verso gli altri; ma anche nel cuore di tanti loro coetanei, protesi a gustare la felicità nelle cose della terra, nel divertimento e nell’illusione di trovare serenità nei vari paradisi artificiali offerti dalla nostra società; in coloro che hanno timore di impegnarsi in un rapporto serio e responsabile per formare una vera famiglia, stabile e unita; in chi è deluso e scoraggiato, perché non trova lavoro o sbocco concreto ai suoi sogni e ai suoi ideali familiari o sociali; in chi si è allontanato dalla Chiesa e ritiene di non aver più nulla a che fare con il suo messaggio e la sua vita; in chi non crede più nella possibilità di un mondo nuovo e diverso.

Perché non sperare che in Cristo risorto le cose umane morte e sepolte possono rinascere e le tombe piene di desideri e sogni inevasi possono ripopolarsi di progetti concreti, realizzabili e possibili?

Vorrei che questo annuncio pasquale di risurrezione  giungesse anche al cuore di tanti anziani e sofferenti, che, dopo una vita carica di affetti e di lavoro, sentono oggi il peso della solitudine e dell’abbandono, pensano di essere inutili alla società, di peso per i propri cari, votati alla morte e non alla vita. Perché continuare a cercare un senso anche al proprio soffrire e all’età, che inesorabilmente avanza, tra le cose morte del passato e non guardare avanti con speranza verso il futuro di gloria che Cristo risorto riserva a chi crede e spera in lui? Ai cari anziani, dico: mantenete ferma la vostra fede e la vostra speranza nel Signore che amate e che rappresenta la roccia su cui potete appoggiarvi per dare un senso alla vostra vita di oggi e di domani.

Infine, vorrei che questo annuncio pasquale raggiungesse tutte le nostre comunità cristiane, che in questa notte celebrano con gioia la Pasqua del Signore e ne accolgono con fede l’evento di salvezza. Perché non credere che, malgrado le apparenze contrarie, il Signore compie la sua Pasqua ogni giorno ed è lì pronto a vincere le nostre stanchezze e paure e a darci prova che il suo amore è più forte di ogni avversità e aridità che incontriamo nella nostra azione pastorale? Egli opera e salva il mondo anche oggi, questo mondo perverso, dove i segni di morte sono prevalenti su quelli di vita; dove la fede sembra arretrare di fronte all’attacco convergente di tanti fattori che ne minano alle radici la consistenza, nelle famiglie e nel cuore di tanti; dove l’uomo sembra sempre più un lupo solitario, che difende il suo territorio contro gli altri con la violenza, il terrorismo e la guerra fratricida.

Sì, la luce di Cristo risorto, che ha brillato questa sera nelle tenebre, continua ad accendersi e ad indicare la direzione giusta del cammino da compiere insieme per credere, sperare e operare per una vita comune costruita, anche se con fatica, sulla forza del perdono, della giustizia e della pace, nella certezza che su di Lui e con Lui è possibile vincere ogni male e avversità e dare vita a un’esistenza e a un mondo nuovi. In questa notte santa risuoni nel cuore di ciascuno la certezza che l’Amore di Cristo risorto scaccia ogni paura e apre orizzonti di pace per tutti. Appoggiando su di Lui il nostro futuro e non perdendo mai la fiducia in Lui, anche nei momenti difficili, la sua Pasqua compirà cose meravigliose, aprirà sentieri nuovi di dialogo e di incontro tra tutti gli uomini di buona volontà, per vincere ogni tentazione di potere sugli altri, di violenza, di guerra e morte.

Saluto infine con gioia i catecumeni, che riceveranno tra poco il battesimo e che ci ricordano, con la loro presenza, l’amore di Cristo che chiama a conversione sempre nuovi membri nella sua Chiesa. Rivolgo infine i miei auguri a tutti voi, carissimi, che in questa notte siete qui per dire a voi stessi che Cristo è veramente risorto e che con lui è possibile vincere il peccato e la paura della morte e costruire una comunità e una società rinnovate nel suo amore.

+ Cesare NOSIGLIA, Arcivescovo di Torino

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