Non si arresta la crisi occupazionale nell’area metropolitana torinese: mentre la città che fu della Fiat attende che l’accordo Fca-Peugeot porti ricadute positive per gli stabilimenti di Mirafiori, Maserati e di tutto l’indotto auto, sono decine le crisi aziendali – non solo nell’ automotive – che affliggono il Piemonte e il Torinese coinvolgendo migliaia di famiglie. Si va dall’Ex Embraco di Riva di Chieri (impianto che ha in forza 409 dipendenti abbandonato da Whirlpool e rilevato dal gruppo italo-israeliano Ventures che non ha ancora riavviato la produzione) alla Mahle di La Loggia e Saluzzo (multinazionale tedesca che produce pistoni e valvole per auto, 453 licenziamenti annunciati); dall’Ilva di Racconigi e Novi Ligure (mille addetti in bilico) all’Olisistem Start di Settimo Torinese (400 tagli annunciati). E poi tante altre piccole società che per l’esiguo numero di dipendenti non fanno notizia eppure sono in forse decine posti di lavoro.
Ed è da Settimo che sono ripartite, martedì 11 novembre scorso, le visite dell’Arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia ai lavoratori delle imprese a rischio di chiusura nel territorio della diocesi subalpina che comprende anche alcuni Comuni dell’astigiano e del Cuneese. «Sono molto preoccupato per questa nuova ondata di crisi aziendali che si sta abbattendo sull’area metropolitana torinese e in Piemonte, in cui sembra mancare una strategia dello sviluppo fondata sul lavoro; per queste ragioni abbiamo bisogno dell’apporto di tutte le forze affinché si ricostruisca una visione per il futuro di questo territorio» ha detto Nosiglia ai lavoratori dell’Olisistem Start spiegando il perché – come era già accaduto per l’Ex Embraco e numerose altre aziende – ha deciso di tornare a portare la solidarietà della chiesa torinese ai lavoratori che temono per il proprio futuro e per quello delle loro famiglie. Così è accaduto domenica il 17 novembre, Giornata mondiale del Povero, a La Loggia dove l’Arcivescovo ha ascoltato i dipendenti della Mahle, richiamando le parrocchie della diocesi a farsi prossimo alle famiglie in sofferenza per la crisi occupazionale. «Mi metterò in contatto con l’Arcivescovo di Stoccarda, dove ha sede la Mahle e lo inviterò a farsi portavoce presso la comunità cristiana e le altre chiese dell’emergenza sociale che vive il nostro territorio perché sensibilizzi l’opinione pubblica e se riesce l’azienda» ha detto l’Arcivescovo ai dipendenti riuniti nell’oratorio messo a disposizione dal parroco don Ruggiero Marini. «Se sarà necessario la diocesi, tramite la Fondazione Operti che si occupa di solidarietà attiva per il lavoro, rimborserà ai rappresentati dei lavoratori della Mahle il viaggio a Stoccarda per far pressione sui vertici aziendali».
Le famiglia dei lavoratori della Mahle con mons. Nosiglia a La Loggia (foto Pellegrini)
Ma, nonostante il richiamo della Chiesa torinese, non ci sono buone notizie né da Olisistem Start né da Mahle. A Settimo i sindacati Cisl che seguono la vicenda Olisistem, martedi 25 novembre hanno diffuso un comunicato dove si appellano alle istituzioni ed ai vertici di Banca Intesa, principale cliente dell’azienda per fermare lo «spezzatino» e i licenziamenti. «Purtroppo le preoccupazioni che avevamo manifestato nei giorni scorsi sembrerebbero essere in procinto di accadere» scrive Fim-Cisl Torino Canavese in un comunicato diffuso martedì 25 novembre «se non vengono smentite le voci che circolano in merito che darebbero per cosa quasi fatta l’affidamento delle attuali commesse del principale cliente del comparto metalmeccanico, Banca Intesa San Paolo oggi gestite da Olisistem Start, ad almeno addirittura a 4 diverse aziende». Preoccupazione anche alla Mahle che, a pochi giorni dalla visita dell’Arcivescovo, ha fatto sapere che non ritirerà la procedura di licenziamento collettivo: per i 452 lavoratori degli stabilimenti di La Loggia e Saluzzo quindi si prospettano 12 mesi di cassintegrazione, formazione e ricollocazione per chi sarà possibile. Giovedì 28 novembre è convocato a Roma presso il Mise un incontro a cui parteciperanno sindacati, Regione Piemonte e i vertici aziendali.
Intanto anche i 409 lavoratori dell’Ex Embraco hanno scritto all’Arcivescovo perché torni, come è accaduto nel gennaio scorso all’inizio della crisi, ai cancelli dell’azienda di Riva presso Chieri. La diocesi nelle settimane scorse aveva pagato il viaggio a Roma ad alcuni rappresentanti dei lavoratori dell’azienda per poter partecipare al vertice al ministero dello sviluppo economico (Mise) per fare il punto sulla situazione.
«Dopo l’incontro al Mise» scrivono i lavoratori a mons.Nosiglia invitandolo a Riva «abbiamo capito che la Ventures, azienda che avrebbe dovuto riavviare la produzione, è ormai solo una facciata che ci servirà per continuare ad avere la cassa integrazione. Invece ciò che ci occorre in questo momento è un nuovo investitore, con un piano industriale credibile, così da avere ancora un futuro noi e le nostre famiglie».
E una nuova manifestazione si svolgerà di fronte allo stabilimento lunedì 2 dicembre alle 10.30 con i sindaci della Città Metropolitana tra cui è stata invitato il sindaco di Torino Chiara Appendino.