Nosiglia, “migranti ricchezza per la nostra comunità”

Torino – L’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, insieme al Vescovo di Asti e incaricato regionale Migrantes della Cep, mons. Marco Prastaro, e al direttore della Migrantes di Torino, Sergio Durando, il 9 settembre ha presentato la 106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che quest’anno si celebrerà in Piemonte domenica 27 settembre. PROGRAMMA – GALLERY

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Mons. Cesare Nosiglia e mons. Marco Prastaro

Si è conclusa giovedì 3 settembre, presso la chiesa del Santo Volto con la Messa presieduta da mons. Nosiglia e animata da una rappresentanza del Coro multietnico della diocesi,  la giornata torinese del  Corso di Alta formazione sulle  sfide dell’emigrazione in preparazione alla 106ª Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra il 27 settembre prossimo. Ai lavori, presieduti dal direttore generale della Fondazione don Giovanni De Robertis, hanno partecipato in 60 tra  direttori della Pastorale migranti delle diocesi della Penisola e collaboratori laici. È entrato così nel vivo, come è stato sottolineato mercoledì 9  settembre in Arcivescovado da  Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Pastorale migranti di Torino e coordinatore Migrantes del Piemonte, durante la presentazione ufficiale, il cammino verso la  106ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che avrà il suo culmine domenica 27 settembre prossimo. Nella Cattedrale di Torino in diretta su Rai 1 alle 11, mons. Cesare Nosiglia presiederà la celebrazione eucaristica della Giornata, che il Papa nel suo messaggio diffuso il 13 maggio scorso ha intitolato «Come Gesù Cristo, costretti a fuggire: accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni». La Messa sarà animata dal coro multietnico della diocesi e parteciperanno le comunità etniche di Piemonte e Valle d’Aosta.

Alla presentazione della Giornata sono intervenuti mons. Nosiglia e mons. Marco Prastaro,  Vescovo di Asti, già direttore dell’Ufficio missionario della nostra diocesi e ora anche incaricato Migrantes della Conferenza episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta. Sergio Durando ha evidenziato come non a caso la Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale della Conferenza episcopale che si occupa dell’accoglienza degli stranieri, abbia scelto le diocesi del Piemonte per celebrare la giornata: «Terre di santi sociali come Murialdo, don Bosco, Cottolengo, la Marchesa di Barolo che già nella Torino dell’Ottocento si sono posti il problema dell’accoglienza dei migranti dalle campagne. Del resto la Giornata dell’emigrante, ha proseguito Durando, è stata istituita proprio in Italia nel 1914, sotto il Pontificato di Pio X  allo scoppio della Prima Guerra mondiale di fronte al dramma di tanti profughi e rifugiati, soprattutto italiani che, emigranti all’estero, erano costretti a rientrare in Italia. Dal 1973 è stata rinominata Giornata degli emigrati di tutto il mondo. «Torino e le diocesi del Piemonte con la presenza di 429.375 stranieri (il 50% nel capoluogo, con età media 30-39 anni, 14% a Cuneo, 11% ad Alessandria) sono la quinta regione d’Italia con provenienze», ha proseguito Durando, «a Torino, prima città dove nel 1978 è stato istituito un Ufficio stranieri e dove la diocesi con il Ciscast e con la Pastorale migranti da sempre è in prima linea nell’accoglienza, vivono persone da 172 paesi diversi e 12 comunità etniche molto numerose, una realtà che non può lasciarci indifferenti».

«L’immigrazione ci invita a considerare ogni popolo e ogni uomo una ricchezza per tutta l’umanità. Operare e lavorare su questi temi significa anche riconoscere a tutti i diritti fondamentali  che sono propri di ogni persona umana  e di ogni famiglia: innanzitutto la cittadinanza ai minori nati nel nostro paese», ha ribadito Nosiglia.

Mons. Prastaro ha presentato il documento che il coordinamento Migrantes Piemonte e Valle d’Aosta, «terra di santi sociali che hanno saputo rispondere alle sollecitazioni del loro tempo tra cui l’immigrazione», diffonderà in occasione della Giornata intitolato «Mi avete ospitato». «Il motivo per cui la comunità cristiana in primis non può sottrarsi all’accoglienza», ha detto il Vescovo di Asti, «sta nelle parole di Gesù: ‘Ero forestiero e mi avete ospitato’».

Fitto il calendario degli appuntamenti nelle diocesi Piemontesi e a Torino di qui al 27 settembre: si va da spettacoli e presentazioni di libri e mostre sui temi dell’emigrazione, cineforum  e al Meeting tra i giovani italiani ed immigrati sul messaggio del Papa per la Giornata, sabato  12 settembre servizio a pagina 29).

I giovani impegnati nella Pastorale migranti, su un testo raccolto da Marco Laruffa e musicato da Ettore Moscatelli, dei Fratelli della Sacra Famiglia hanno anche composto l’inno della Giornata che verrà inviato a Papa Francesco. Il calendario completo della Giornata, l’inno e il messaggio del Coordinamento Migrantes Piemonte e della Valle d’Aosta si trovano sul sito www.migrantitorino.it.

Mons. Cesare Nosiglia

L’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO NOSIGLIA

Pubblichiamo l’intervento che l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha tenuto mercoledì 9 settembre in Arcivescovado a Torino alla Conferenza stampa di presentazione della 106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che quest’anno si celebrerà in Piemonte domenica 27 settembre.

Lo scopo di questo incontro non è quello di affrontare il vasto  e complesso problema dei migranti nel nostro Paese ma presentare agli operatori della comunicazione il senso e le modalità con le quali stiamo operando a Torino per celebrare la Giornata Mondiale dei Migranti in programma in queste settimane con una serie di iniziative culturali, religiose e sociali che sfocerà nella Messa solenne del 27 Settembre in Duomo e trasmessa da Rai 1. Non mi dilungo sul programma che avete e in cui si possono notare diverse iniziative interessanti e qualificate come sono gli spettacoli teatrali, i cineforum, il meeting dei giovani, presentazioni di pubblicazioni sull’argomento, concerti musicali e altro ancora.

Resta tuttavia fondamentale che queste iniziative e la Giornata Mondiale stessa aiutino a riflettere  sulla presenza e sulla realtà complessa degli immigrati che ci troviamo a gestire in questi mesi in particolare. Voglio aggiungere che far leva sull’allarmismo e sull’invasione come già è avvenuto in passato non aiuta ad affrontare seriamente il problema ma suscita solo paura e timore che, collegato anche al Coronavirus, suscita ancora di più rifiuti e scelte drastiche che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza delle persone ma ne fanno dei capri espiatori di ben altre situazioni che nulla o poco hanno a che fare con i migranti.

Non è che non manchino i problemi, ma affrontarli in maniera errata ci fa dimenticare che si tratta di persone deboli e indifese senza diritti e isolati in se stessi.

Quando  incontro o ho a che fare con una persona migrante, ringrazio Dio perché mi ha offerto un dono grande che mi sollecita a riconoscerlo e ad accoglierlo nella persona di tanti nostri fratelli e sorelle che sono giunti nel nostro Paese e necessitano di una costante solidarietà e prossimità, come si usa tra figli dello stesso Padre Celeste. Gli immigrati sono portatori di una ricchezza di culture, tradizioni, valori umani e spirituali, religiosi e civili, che può arricchire la nostra Comunità sia sotto il profilo culturale che sociale. Mai ci stancheremo di predicare a tutti, e con voce alta e forte, che la presenza di tanti immigrati nel nostro Paese è una risorsa positiva che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti. Grazie al lavoro quotidiano di responsabili nelle rispettive Chiese locali dell’azione concreta di accoglienza e valorizzazione di questi nostri fratelli si offrono a tutti i cittadini e fedeli del nostro Paese un supporto e un incisivo invito a promuovere nelle comunità e nella società quello spirito di condivisione dei rispettivi problemi e necessità ma anche ricevere  quanto di buono e valido essi possono fare al nostro Paese.

Provengono da paesi e culture diverse ma questo fatto invece di creare divisione e impedimento deve suscitare amore e impegno comune a costruire una società che trova la sua ricchezza nelle persone che la compongono prima che nel pure necessario sviluppo economico e sociale.Ma soprattutto dobbiamo mettere l’accento più in quello che ci unisce che in quelle diversità di cui ciascuno è portatore.

Verso quelli che sono cristiani poi, nelle comunità etniche che sono presenti sul territorio ne scaturisce un obbligo ancora più stretto perché, se siamo uniti nei doni di Grazia, così decisivi ed importanti per la salvezza, come non possiamo esserlo in altri aspetti del vissuto quotidiano? Possiamo, come cristiani e credenti in Gesù Cristo, professare nelle chiese la stessa fede e lo stesso amore  e poi dividerci nella vita di ogni giorno, quando i problemi, le necessità e i bisogni familiari e sociali ci interpellano e rappresentano spesso, per molti di voi, situazioni di fatica e di difficoltà?

Interrogativi che devono attraversare la coscienza e la vita delle nostre comunità per stimolare la ricerca di vie ed impegni concreti di accoglienza, integrazione e solidarietà verso tutti gli immigrati presenti nel nostro territorio.Il lavoro che si compie giorno per giorno nelle sedi diocesane della Migrantes o della Caritas è un segno di grande speranza, perché conferma quanto il Vangelo ci annuncia, mostrandoci che la fede in Cristo è fonte prima di comunione e di salvezza per tutti.

L’immigrazione  ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo una ricchezza per tutta l’umanità. Operare e lavorare su questo significa anche riconoscere a tutti quei diritti fondamentali che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia, superando discriminazioni,indifferenza, rifiuti preconcetti ed estraneità sia sul piano religioso che civile: il diritto alla cittadinanza in primo luogo a partire dai minori nati nel nostro Paese,il diritto al lavoro che in questo tempo di crisi sta diventando sempre più precario o è assente del tutto, alla casa, il diritto alla scuola per i ragazzi, alla salute e così via; diritti che la Costituzione italiana pone a fondamento del vivere civile del nostro popolo.

Prevenire, gestire ed accompagnare le persone immigrate e, se ci sono, le loro famiglie in difficoltà, è il compito di tutti. La solidarietà va di pari passo con la giustizia perché “non è possibile dare per carità ciò che prima è dovuto per giustizia”. Nello stesso tempo non dobbiamo mai dimenticare che ogni persona abbisogna di un sostegno morale e spirituale altrettanto e a volte anche più importante di quello materiale per avere la forza di affrontare situazioni di abbandono,di divisione e di sofferenza.

Per cui l’accompagnamento deve essere a tutto campo e gli stessi operatori hanno bisogno di una preparazione etica e spirituale, per gestire il rapporto con umanità e fraterna condivisione, badando a tutta la persona e alle sue necessità più profonde.

Preghiamo il Signore affinché questo obiettivo sia raggiunto presto nel nostro Paese e si possa guardare per il futuro ad una società multietnica, fatto positivo e arricchente per tutti. Ringrazio sentitamente la Migrantes diocesana per il generoso e capillare lavoro che svolge a servizio delle comunità cristiane degli immigrati e ringrazio i sacerdoti, i catechisti e i responsabili delle varie comunità etniche per quanto fanno a favore della formazione e della crescita umana e spirituale di ciascun immigrato e della sua famiglia.

Speriamo che il prossimo grande evento che celebreremo a Torino, la Giornata Mondiale del migrante e rifugiato possa suscitare interesse e partecipazione da parte di tutta la popolazione oltre che l’assunzione di impegni precisi da sottoporre alle competenti istituzioni e alle nostre Diocesi piemontesi e comunità, per affrontare e promuovere una accoglienza sorretta da una nuova cultura e mentalità che apra vie condivise ed efficaci sia nei confronti dei migranti come di ogni altra povertà e criticità di cui soffre tanta popolazione povera del nostro Paese.

Torino, 9 settembre 2020

+ Cesare NOSIGLIA, Vescovo, padre e amico

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