
Anziani e poveri i «protagonisti» del tradizionale incontro di Natale che l’Arcivescovo ha avuto con i giornalisti il 19 dicembre. Un incontro augurale in cui mons. Nosiglia ha richiamato la sua lettera «Luce per illuminare le genti» e ha ricordato le fatiche della condizione anziana (la solitudine, la precarietà delle condizioni di salute) ma soprattutto la risorsa umana che rappresentano per la società. Anziani da accogliere e «custodire» come ogni persona indipendentemente dalla sua provenienza o condizione. «Occorre dunque riscoprire a Natale ogni persona che ci sta accanto o che incontriamo nel nostro cammino come un valore prezioso, anzi, il più caro, e stabilire con essa un dialogo amicale e fraterno e aiutarla, con il nostro affetto e un sostegno umano, spirituale e sociale. Ogni persona in quanto tale al di là delle differenze di cui è portatore merita questo; non deve importarci se è “dei nostri” o meno, della nostra famiglia, religione e città o paese… ogni persona è in se stessa per me un dono di Dio da valorizzare e in cui vedere la presenza viva di Gesù».
Di seguito pubblichiamo l’intervento integrale che l’Arcivescovo ha tenuto alla conferenza stampa natalizia:
Cari amici vi ringrazio della vostra presenza che ci permette di farci gli auguri di un Natale di serenità e di pace nelle nostre case, nel nostro Paese e nel mondo intero.
Vi espongo due argomenti che mi stanno a cuore e che spero siano apprezzati da voi.
1. La lettera di Natale
La lettera di Natale di quest’anno ha come tema gli anziani. Prende spunto da un episodio del Vangelo di Luca che narra di Simeone e Anna, due anziani che andavano sempre al tempio di Gerusalemme e lì incontrano, ormai in tarda età, la famiglia di Nazareth con Giuseppe, Maria e il Bambino Gesù. Prendono in braccio il bambino e lodano Dio perché i loro occhi hanno visto il Messia del Signore. Preannunciano anche a Maria la sua passione e ricordano che quel bambino sarà per la redenzione di tante persone che lo accoglieranno e la perdizione di altre che non lo accoglieranno.
La lettera affronta il tema degli anziani sotto diversi punti di vista: quello della loro positiva presenza nelle famiglie perché garantiscono quell’affetto e quella prossimità molto utile ai figli e ai nipoti sia per la saggezza che hanno acquisito, sia per il sostegno morale ma anche economico che spesso offrono a situazioni difficili delle famiglie dei giovani, quando viene a mancare il lavoro o ci sono altri problemi di vita familiare; quello della solitudine che spesso colpisce gli anziani che restano soli per la morte del coniuge e anche perché i figli li affidano ad una badante o li portano in una casa di riposo.
Gli anziani posseggono un’esperienza grande perché la vita li ha resi saggi e ricchi di quella sapienza che non si impara a scuola, ma dal vissuto quotidiano e che resta un patrimonio di memoria e di forza da investire anche oggi nella nostra esistenza oltre che di esempio, di costanza, di coerenza e fedeltà ai valori che hanno rappresentato per loro e tutt’ora rappresentano per tutti un punto di riferimento fondamentale, quali sono la fede e l’amore a Dio e alla famiglia. Essi sono i custodi della tradizione e della storia della loro famiglia, gli “angeli” della loro casa come li chiama papa Francesco e, come tali, vengono onorati e ricordati il 2 ottobre festa dei Santi Angeli. È il grande compito educativo che non cessa mai con l’età, ma resta imperituro e fecondo anche quando sembra che la malattia impedisca agli anziani di svolgere quel ruolo di guida che avevano. Sempre la presenza in una casa di un anziano è portatrice di forza, di speranza e di tanto amore.
Ecco perché più volte ho scritto e detto che prima di decidere di portare un anziano in una casa di risposo o di accoglienza, a meno che non abbia bisogno di una indispensabile assistenza continua anche sul piano sanitario, è necessario che i figli e nipoti ma anche tutta la società attivino il massimo di impegno anche finanziario per mantenere l’anziano nel suo ambiente familiare e nella sua casa. La famiglia monoparentale di oggi stenta a considerare tale scelta come giusta e doverosa e ricorre a realtà che stanno sempre più caratterizzando la nostra società. Nello stesso tempo l’assistenza domiciliare di cui tanto si parla non decolla e resta un miraggio mai realizzato non solo per questioni economiche, ma anche culturali e sociali.
Si osserva, a volte paradossalmente, che una mamma o un papà o comunque due anziani genitori hanno dato la vita e fatto crescere con tanti sacrifici magari diversi figli e questi poi, a loro volta, non riescono a impegnarsi insieme per stare vicino, accogliere in casa o assistere con regolarità e sacrifico i loro genitori. Mi auguro che a Natale le famiglie che hanno anziani nelle case di riposo provvedano a invitarli a casa di qualche figlio o figlia e possano ricevere la visita gradita degli altri parenti.
Le nostre comunità che seguono gli anziani nella proprie case anche attraverso i ministri ausiliari della Comunione, dovrebbero non limitarsi a questo pure importante servizio, ma allargarlo ad altri volontari che visitino e accompagnino tanti anziani soli e privi di quelle amicizie disinteressate che arricchiscono la giornata spesso lunga e carente di incontri significativi.
Più volte papa Francesco ci ha ricordato l’importanza di superare la separazione tra giovani e anziani per favorire l’incontro e acquisire valori e consigli appropriati da chi ha vissuto esperienze ricche di umanità, di fraternità e di saggezza. Natale è la festa che vede riunita tutta la famiglia per vivere un’esperienza fraterna e un pasto insieme, un’occasione per rivolgerci gli auguri sinceri e affettuosi,per scambiarci regali e condividere così la gioia del dono offerto e ricevuto. Sappiamo che il dono più grande è però Gesù, il divino Bambino che il Padre dei cieli ha mandato tra noi per aiutarci a camminare sulla via del bene, della pace e dell’amore.A Natale nessuno deve sentirsi solo e abbandonato e scartato ma per tutti c’è un motivo di festa e di serenità. Chiedo soprattutto ai bambini, ai ragazzi e ai giovani di saper spendere un po’ del loro tempo di vacanza da scuola, per stare a casa,insieme ai propri cari, genitori e ai nonni per offrire loro la gioia del Natale e l’attiva partecipazione a questo momento importante della loro famiglia.
2. Il mio presepe
Come ogni anno chiamo “Presepe” tutti gli incontri che ho con svariate persone: malati, poveri e in condizioni di vita difficili. Ne cito alcune: gli immigrati che sono accolti qui in Vescovado (circa trenta persone); i minori immigrati a san Mauro (circa venticinque); gli immigrati alla Città dei ragazzi (circa cinquanta persone accolte in diverse case);famiglie di immigrati ospitate all’Ex seminario di via Cappelverde (otto famiglie); i rifugiati di Via de La Salette. Per lo più abbiamo cercato di non creare gruppi di persone troppo numerosi nelle varie strutture di accoglienza e nelle camere singole o da due/tre posti letto. I locali sono famigliari e l’accoglienza è gestita da cooperative di provata umanità e competenza o direttamente dal Sermig. Quest’anno abbiamo anche aperto una dimora diurna e notturna per donne in Corso Casale e abbiamo intenzione di attrezzare tale sito anche per donne malate o che hanno bisogno di assistenza medica. Lo faremo di intesa con l’ambulatorio Misercordes promosso dalla Pastorale sanitaria e la “Camminare insieme” di Via Cottolengo.
Andrò anche a Rivoli dove c’è una serie di realtà di servizio e di accoglienza diurna e notturna sia per immigrati che per poveri e famiglie in difficoltà, una mensa e una bottega solidale.
Un altro luogo da me visitato sono le mense dei poveri di cui è ricca la nostra città.Ho già incontrato e incontrerò ancora diverse di queste mense attive sia per il pranzo che in orari serali, sia a Torino che fuori (ad esempio a Rivoli e a Grugliasco) ed in genere mi piace poter offrire anche il mio aiuto per servire ai tavoli. Particolarmente importante è la mia visita al La Sosta per i senza dimora e l’incontro tradizionale con loro presso i locali della parrocchia San Massimo. Anche incontri personali con senza dimora nelle strade dove dormono sono in programma con i volontari della comunità di S. Egidio. Oggi 19 Dicembre con l’aiuto della comunità di san Egidio, di Just Eat (azienda di acquisto telematico di pasti o posti in ristorante e pizzeria) e di una agenzia di ponj express, molti clienti di ristoranti anche del pasto di pranzo o cena a domicilio hanno aderito alla proposta di “Ristorante solidale”. Saranno oltre 200 i pasti caldi per le cene di Natale già predisposti e pagati da clienti che hanno aderito alla iniziativa già in atto a Napoli e Roma. “Ristorante solidale” è nato dalla collaborazione tra Caritas, S Egidio e Just Eat. Diversi ristoranti della città di Torino( come già avviene a Milano) hanno accolto con favore l’iniziativa. La Caritas e S. Egidio segnaleranno alla Just Eat di volta in volta i senza dimora e famiglie in difficoltà per usufruire di questo dono almeno una volta al mese.
Alcuni ospedali sono oggetto quest’anno della mia visita: Mauriziano, Regina Margherita, il Koelliker e l’Hospice della F.A.R.O., case di ospitalità e di riposo per anziani, ma anche anziani malati nelle case durante la Visita pastorale che ho terminato in questi giorni a Grugliasco. Sempre a Grugliasco ho portato il mio augurio a tre fabbriche e a tutte le scuole della città.
Nel mio presepe ho previsto anche, come ormai è per me una tradizione, la visita e la S. Messa natalizia alla Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, sia nella sezione maschile e che in quella femminile e al Istituto Penale per minorenni “Ferrante Aporti” come anche la visita ad un Campo Rom. Un momento per me importante sono anche i pasti con i poveri: quest’anno andrò a quello promosso dall’associazione di Maria Madre della Provvidenza e il giorno di Natale presso la chiesa dei Santi Martiri promosso dalla comunità di Sant’ Egidio. Domenica scorsa ho partecipato aVolpiano ad un pranzo e alla festa natalizia con le famiglie di un gruppo di operai della Comital e altre aziende in crisi oltre ai poveri assistiti da quella comunità.
Infine le quattro case per sacerdoti diocesani anziani o malati e gli otto monasteri di clausura.
Con questo presepe intendo dare un segnale: con il Natale Dio non ci ha dato dei regali e dei beni (anche di necessità), ma una persona da riconoscere e accogliere. Occorre dunque riscoprire a Natale ogni persona che ci sta accanto o che incontriamo nel nostro cammino come un valore prezioso, anzi, il più caro, e stabilire con essa un dialogo amicale e fraterno e aiutarla, con il nostro affetto eun sostegno umano, spirituale e sociale. Ogni persona in quanto tale al di là delle differenze di cui è portatore merita questo; non deve importarci se è “dei nostri” o meno, della nostra famiglia, religione e città o paese… ogni persona è in se stessa per me un dono di Dio da valorizzare e in cui vedere la presenza viva di Gesù.Egli infatti facendosi uomo si è unito ad ogni persona identificandosi soprattutto con chi è malato, solo e sofferente, povero e privo si diritti di giustizia e di accoglienza.
L’accoglienza rappresenta uno dei gesti oggi più difficili perché esige un atteggiamento e una scelta precisa : quella della gratuità. La cultura che persegue anzitutto il proprio interesse costi quello che costi, ostacola l’apertura del cuore senza riserve verso gli altri .Viene meno il gesto libero e spontaneo e l’apertura alle persone senza secondi fini e tornaconti, per puro dono.
Si ama chi ci ama, si aiuta chi ci può a sua volta aiutare, si accoglie chi un giorno ci potrà restituire quel favore … La mia casa, la mia famiglia, i miei amici, il mio paese, la mia religione, la mia proprietà… tutto ciò che è nostro è un valore e come tale va rispettato, accolto, accresciuto, ma guai a farne un assoluto che chiude il cuore verso chi non rientra nel cerchio ristretto del “mio o del nostro” .Gesù è venuto per insegnarci una via migliore: quella di allargare i confini della nostra casa, famiglia, patria e cultura a tutti coloro che chiamiamo nostro prossimo, rompendo steccati consolidati e superando divisioni di ogni genere. Lui nasce per tutti, amici e nemici, vicini e lontani, ricchi e poveri: nessun uomo è escluso dal suo amore, anche chi lo rifiuta e lo perseguita può contare sempre su di Lui.
Pace in terra agli uomini che Dio ama, hanno cantato gli angeli sulla grotta di Betlemme.
Sì, la pace è possibile quando nasce dentro di noi accettando di fare spazio a Dio e si traduce in gesti concreti di amore e di perdono di impegno per la promozione della dignità di ogni uomo e per vivere insieme la fraternità.
Questa a mio avviso è la via che può condurre la nostra città e il suo territorio a superare la sfiducia che come una nebbia avvolge la vita di tanti suoi abitanti e che porta a chiudersi in se stessi e ad avere paura del futuro incerto che sembra incombere su di noi. Per reagire a questa apatia occorre operare insieme riconoscendo ad ogni cittadino il valore che ha e che può investire nella comunità. Di questo la Chiesa, le istituzioni, le realtà culturali e sociali, il mondo delle imprese e del lavoro, il volontariato sono chiamati a farsi carico per ridare slancio e speranza, intraprendenza e innovazione che hanno sempre caratterizzato il suo percorso e ne hanno fatto un modello per l’intero Paese.
Rivolgo infine il mio augurio e saluto a tutti voi con un piccolo brano della mia lettera natalizia:«Natale è la festa che vede riunita tutta la famiglia per vivere una esperienza fraterna,un pasto insieme, un’occasione per rivolgerci gli auguri sinceri e affettuosi,per scambiarci regali e condividere così la gioia del dono offerto e ricevuto.Sappiamo che il dono più grande però è Gesù il divino Bambino che il Padre dei cieli ha mandato tra noi per aiutarci a camminare sulla via del bene, della pace e dell’amore.A Natale nessuno deve sentirsi estraneo al nostro amore se sapremo offrire non solo ai nostri parenti o amici ma soprattutto a chi è scartato e lasciato solo,il dono della nostra prossimità, un saluto,una telefonata,un messaggio di augurio, una preghiera».
+Cesare NOSIGLIA
Arcivescovo di Torino