Sono lieto che anche quest’anno si rinnovi la visita alle moschee, a cui parteciperò. Lo scorso anno è stata una bella e feconda esperienza di conoscenza e incontro con la comunità mussulmana, che ci ha offerto un esempio di accoglienza e di integrazione oltre che di comune impegno di pace e di comunione. Sono gesti di grande peso e significato, che favoriscono l’impegno di mutua collaborazione tra comunità laiche e religiose diverse ma tutte protese a testimoniare la volontà di fare della nostra città una realtà esemplare anche per il nostro Paese sul piano della fraternità e della convivenza pacifica e collaborativa.
Questo clima di fraternità è sovente turbato dalla paura e dalla diffidenza. Si vive separati, ci si conosce poco: e ciò favorisce il rifiuto di chi è altro da me, e dai “miei”. Qualcuno purtroppo giunge anche a fare della religione uno strumento di violenza e di morte volendo far credere che questa è la volontà di Dio. Sappiamo bene che questo non è vero: gli interessi economici alimentano la propaganda della divisione, e c’è chi specula sulla paura, chi vuole guadagnare, in tanti modi, dalla divisione dei popoli. Il terrorismo omicida e ogni discriminazione e violento rifiuto degli altri è una bestemmia contro Dio, con gesti che nulla hanno a che vedere con la fede e la religione.
Sono profondamente convinto invece che anche le diversità delle nostre religioni possono e devono diventare motivo di arricchimento reciproco: se ci conosciamo meglio, se ci rispettiamo di più, se collaboriamo insieme per un mondo più giusto e pacifico per compiere quanto Dio ci chiede. Viviamo in questo territorio insieme, in cammino per costruire una città che è di tutti, un luogo aperto in cui vivere, educare i bambini e i giovani, sostenere chi sta male o è privo di beni essenziali per la sua vita e quella della sua famiglia.
Desidero ricordare che questo anno 2019 ha visto un avvenimento quanto mai significativo a questo riguardo. Mi riferisco all’incontro tra papa Francesco e il grande iman degli Emirati arabi da cui è scaturito un documento che rappresenta una pietra miliare nei rapporti tra cristianesimo e islam. In esso si impegnano i mussulmani e cristiani a portare nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana e a unirsi e lavorare insieme affinché tutto ciò diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli.
Tra qualche giorno – il 6 giugno – proporremo una iniziativa altrettanto bella e forte in questa città, celebrando insieme l’anniversario dell’ottavo centenario dall’incontro tra san Francesco e il sultano al Malik governatore dell’Egitto e della Siria, in un tempo di guerre fratricide tra credenti cristiani e mussulmani. Questo ricordo potrà essere un ulteriore passo verso la promozione di un dialogo permanente oltre che un’occasione di mutua conoscenza come intende essere appunto la visita alle moschee.
Approfitto anche di questa occasione per rivolgere a tutti i fedeli mussulmani il mio augurio e quello della Chiesa cattolica di Torino per la prossima conclusione del Ramadan, il mese di digiuno e preghiera ed esperienza di fede e di comunione che apre vie di conversione e di riconciliazione frutto della misericordia provvidente di Dio.
+ Cesare NOSIGLIA, Arcivescovo di Torino