Sisteron, 150 chilometri da Bardonecchia. Da due mesi il Pronto Soccorso dell’Ospedale di questa cittadina francese, a due passi da casa nostra, chiude al pubblico dopo le 20 di sera, riapre alle 8.30 del mattino come fosse un supermercato. Se ti capita di star male durante la notte devi portare pazienza, procurarti un automobile o un’ambulanza per raggiungere un altro ospedale, 50 chilometri più in là. È accaduto quello che prima o poi si temeva sarebbe successo: uno dei pochi medici è in malattia (stress) e non esistono sostituiti, i turni di lavoro sono diventati insostenibili, quindi il Pronto Soccorso abbassa le saracinesche dopo il tramonto.
Molto opportunamente la notizia è stata fatta rimbalzare in Piemonte dal quotidiano «La Stampa». L’assurda situazione dei servizi d’emergenza che non funzionano di notte potrebbe un giorno verificarsi anche a casa nostra? Sul giornale del 28 luglio abbiamo mostrato che la penuria di medici, decine di posti vacanti negli organici degli ospedali piemontesi, sta diventando una emergenza grave anche dalle nostre parti. In agosto le Molinette hanno dimezzato i posti letto di Medicina generale. Il nuovo assessore alla Sanità è preoccupato, le casse della Regione sono vuote, non sono previste assunzioni.
Il ministro francese della Sanità ha stanziato fondi straordinari, abolirà il numero chiuso nelle Università di Medicina, ma gli ospedali del Paese sono in agitazione per i sovraccarichi di lavoro del personale sanitario, 216 Pronto Soccorso su 640 hanno registrato scioperi e interruzioni di servizio. Sembra che nessuno sappia come risolvere questa emergenza, lasciata montare per anni sotto la scure di continui tagli di bilancio (posizioni mediche lasciate vacanti, 100 mila posti letto cancellati negli ultimi vent’anni).
Non sarebbe male che il Piemonte e l’Italia riflettesse su quello che sta accadendo in Francia. La spesa sanitaria del nostro Paese è fra le più basse al mondo, fino a quando potrà essere compressa? Nel 2025 secondo stime del Servizio Sanitario Nazionale l’Italia sarà in carenza di 16.500 medici specialisti. Dal confronto fra pensionati e nuovi specializzati (ha senso che le Facoltà di Medicina restino rigidamente a numero chiuso?) escono scenari inquietanti: perderemo 5.600 medici d’urgenza, ne arruoleremo solo 1.400; andranno in pensione 6.100 pediatri contro 2.800 nuove leve, 2.600 cardiologi contro 1.900, 3.400 chirurghi contro 2.100, 5.600 anestesisti e rianimatori contro 4.200.