Padre Arice, “la vera sfida della Sanità sono i poveri”

Cottolengo – “Culturale, economica, innovativa: questa la triplice sfida che la Piccola Casa si trova oggi ad affrontare”. Così padre Carmine Arice, superiore generale del Cottolengo, ha evidenziato aprendo il 18 febbraio a Torino il convegno “Tutela della salute: un diritto ancora esigibile?”. GALLERY

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Il Cottolengo risollecita il dibattito pubblico sul diritto alla tutela della salute per tutti i cittadini, a quarant’anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale: l’ha fatto con un partecipato convegno, lunedì 18 febbraio, nell’auditorium della Piccola Casa nel quale si sono confrontati sulla concreta esigibilità del diritto alle cure, in modo particolare per i più deboli e bisognosi, l’ex ministro della Sanità Renato Balduzzi, il professor Federico Spandonaro (Consorzio Crea Sanità), Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, e mons. Stefano Russo, neo Segretario generale della Conferenza episcopale italiana.

Ha introdotto il dibattito, dopo i saluti dell’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, il padre generale della Piccola Casa don Carmine Arice: «tre sono i nodi fondamentali della sanità oggi: quello culturale che deve contrastare la cultura dello scarto che vuole emarginare il più debole; quello economico della povertà per cause sanitarie; quello della giustizia, che dev’essere per noi cattolici principio intrinseco della stessa carità». Tre elementi che richiedono una condizione indispensabile: «l’esistenza di un Servizio sanitario nazionale e il contrasto alla visione che relega i bisognosi a ‘esistenze non più degne di essere vissute’».

Mons. Russo ha ricordato il dibattito sulla questione del fine vita: «è fondamentale che nessuno domandi la morte per disperazione e mancanza di aiuto: in Italia è doveroso, prima di chiederci se è legittimo procurare la morte, chiedere perché si domanda la morte». Il neo Segretario generale della Cei ha poi insistito sul tema delle risorse economiche, questione che entra in spesso in contrasto con l’universalità del diritto alle cure: «non ci può essere Servizio sanitario nazionale sostenibile senza etica: le cifre ufficiali ci dicono che in Italia la corruzione vale 6 miliardi, gli sprechi in sanità 8 miliardi e che l’evasione fiscale raggiunge vette drammatiche», un depotenziamento alla radice per un Sistema di cure che attinge alla fiscalità generale secondo il principio del dare a tutti e del prendere da chi può contribuire.

Il Servizio sanitario, peraltro, «funziona» con il 30 per cento delle risorse in meno dei sistemi di cura dei principali paesi europei («un finanziamento in calo da oltre dieci anni, situazione che non può durare ancora a lungo senza minarlo», secondo Federico Spandonaro), ma soprattutto garantisce «qualità e aspettativa di vita molto più alte di altre aree d’Europa con il medesimo Pil».

Sollecitati da Giampaolo Zanetta, moderatore dell’incontro, Renato Balduzzi e Mariella Enoch hanno tracciato alcuni scenari per il Servizio sanitario del futuro. «Servizio indispensabile», secondo entrambi, ma con non poche ombre all’orizzonte, «a partire», ha ricordato il professore di Voghera, «dalla questione delle ipotesi di ‘regionalismo differenziato’, che rischiano di trasformarsi in un venir meno delle regole unitarie garantite in tutto il Paese». Mariella Enoch ha ricordato agli operatori cattolici la «necessità dell’entusiasmo e della disponibilità, fuggendo le logiche di piccola bottega e di mancata apertura alla vera sussidiarietà».

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