Padre Giordano Muraro, chi è il figlio di due mamme

Intervento – Sulla questione della registrazione all’Anagrafe di Torino di un neonato come figlio di «due mamme», su iniziativa dell’Amministrazione comunale, interviene il teologo torinese padre Muraro. La forzatura delle due mamme, sconcerto a Torino

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Caro Direttore,

ho seguito le discussioni dei giorni passati sul bambino registrato all’Anagrafe di Torino come figlio di «due mamme» e ho letto vari interventi a favore e contro, apparsi su quotidiani e settimanali, ma non ho trovato una ragione che dimostri in modo decisivo il «no» o il «sì» alle due mamme. Si è portata la legge, ma la legge può cambiare, specialmente se le si oppone l’amore che «omnia vincit»; si è portato l’amore, ma se si esamina questa storia è difficile affermare che sia una storia di amore; si poteva portare anche il diritto naturale alla genitorialità, ma anche questo diritto non autorizza a realizzarlo come si vuole, come il diritto al nutrimento non autorizza la rapina. Ho cercato allora di capire quale possa essere la ragione che permette di dire «no» o «sì» alle due mamme, e l’ho trovata nell’atto che sta alla base di tutto il problema, l’atto della procreazione. È poco studiato e, quando se ne parla, non viene trattato per quello che realmente vale, e invece è un atto unico e specialissimo, diverso da tutti gli altri perché non agisce sull’esistente, ma crea l’esistente su cui agisce. È in questo atto e solo in questo atto che l’uomo diventa come Dio, e nel quale troviamo in germe tutti i misteri della vita successiva, anche il perché del no alle due mamme.

Per riflettere, sarebbe utile interrogare una donna che abbia dato alla luce un figlio e chiederle del rapporto che la procreazione ha realizzato fra lei e questo figlio: non è solo un rapporto affettivo, ma ontologico perché basato non sul sentimento, ma sulla stessa vita che generante e generato hanno in comune. Potrebbe essere il fondamento per risolvere tanti problemi che nascono dalle famiglie arcobaleno, e una maggiore presa di coscienza per tutti della ricchezza (e della responsabilità) del legame «viscerale» che nasce con la procreazione. Può raccontarlo solo chi ne ha fatto una esperienza diretta, perché per tutti gli altri (filosofi, psicologi, giuristi, sociologi, moralisti….) il figlio è un «altro da sé», esaminato dalla scienza che astraendo e universalizzando perde tutta la ricchezza del vissuto. Ma questo è un altro discorso che però meriterebbe di essere approfondito in un tempo in cui si predica il rispetto per la natura e poi viene disinvoltamente distrutta in fatti importanti come quello della procreazione.

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